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Cairo: "Non è l'Arena chiuso per i bassi ascolti". Poi la bomba su Gramellini
Le rivelazioni del patron di La7 al Festival della tv di dogliani sul futuro della propria rete televisiva e non solo
Poi, un altro argomento bollente: la chiusura di “Non è l’Arena”. Cairo ribadisce che nulla c'entrano le puntate sulla mafia con Salvatore Baiardo: “Non ho ricevuto lamentele”. E nega anche di essere stato a conoscenza della foto, mostrata da Baiardo a Giletti, che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, con il generale dei carabinieri Delfino e il boss Giuseppe Graviano nel 1992
La fine del rapporto, dunque, sarebbe giunta per ragioni editoriali ed economiche. Ecco tutta la verità. “Gli ho dato piena libertà per 194 puntate in 6 anni”, ribadisce per poi entrare nel dettaglio: “I primi due anni il programma è andato alla grande, nel secondo biennio per colpa del Covid c'è stato il calo pubblicitario. Ma nel terzo biennio ha voluto cambiare giorno e andare in onda al mercoledì nonostante noi lo sconsigliassimo”.
“Ha perso due punti - ricostruisce Cairo - e poi, quando è tornato alla domenica, non ha più recuperato”. “Ho deciso di chiudere prima, parlandone con l'amministratore delegato e il direttore di rete, senza l'ingerenza di nessuno. La motivazione è solo editoriale”.
Il tycoon, scrive La Stampa, infervora: “Ho chiamato Mentana e gli ho detto ‘chiude Giletti, non La7. Se ci sono cose così importanti di cui parlare, ci sei tu, ci sono Floris, Purgatori, Formigli...”.
Passando alla politica, Cairo infine afferma: “Io non sono di destra né di sinistra. La7 viene considerata un po' più di sinistra, ma io l'ho trovata così, anzi lo era anche di più”. Nella filosofia cairesca, “il dna di una tv o di un giornale non lo puoi cambiare, Berlusconi portò a destra Panorama e perse un sacco di lettori”. C'è solo una cosa in più che vorrebbe se dovesse rinascere: “5 cm”.