MediaTech

Da TikTok ai podcast e allo streaming, 10 trend media (e social) del 2020

di Elisa Scrofani

Quasi dodici mesi di vite online, tra riunioni di lavoro, esami universitari, cerimonie religiose e non solo

Dall’app di Bytedance, TikTok, che ha conquistato incontrastata il mondo social, a Netflix e Disney+, fino alla digitalizzazione circostanziale delle sfilate di moda da Londra a Milano, e alle nozze su Zoom, nel 2020 si sono riscontrate tendenze varie e multilaterali. Indubbiamente poi, se media e social media sono in costante evoluzione, l'anno della pandemia di Covid ha palesemente inciso sull'uso che ne facciamo, sullo spazio che vi dedichiamo nelle nostre vite. Di seguito, vi proponiamo 10 trend del 2020, da tenere d'occhio anche nel 2021.

1. L'ascesa inarrestabile di TikTok

Se nel 2019 Instagram aveva raggiunto un miliardo di utenti mensili attivi, nonché il 5° posto tra i canali principali di social media, TikTok ha recuperato quota, con un aumento del 75% del tempo speso sull’app dagli utenti, affiancata dalla piattaforma di film in streaming Netflix e da Microsoft Teams, impiegata da numerose scuole italiane per lo svolgimento della didattica a distanza. L’app, nata nel settembre del 2016 dal ceo Zhang Yiming e dalla società cinese Bytedance, raggiunge il successo due anni dopo, in seguito alla fusione con Musical.ly, e ora, a fine 2020, chiude con un traguardo record: è la più scaricata dell’anno in Italia, conta 150 mercati e 75 lingue. Inizialmente nota per i video brevi (dai 15 ai 60 minuti) e ritenuta per adolescenti, TikTok ha iniziato gradualmente a evolversi in una versione più dinamica nei contenuti, ormai anche di informazione, accogliendo account di diversi media, dal Washington Post al Guardian, dalla Cbs alla Cnn, così come un proliferare di contenuti di creator di storia, religione, lingue straniere, arte.

2. Piattaforme streaming di film e serie tv

Al primo posto tra le piattaforme di streaming c’è Netflix, con 4 milioni e 840mila digitazioni medie mensili, con un picco di 7 milioni e 480mila nei mesi del primo lockdown, secondo i dati Semrush sull’attività online nel paese da gennaio a dicembre. Segue il canale video del colosso di Jeff Bezos, Amazon Prime Video, con una media di 1 milione e 547mila digitazioni per mese. Anche in questo caso durante la quarantena a marzo si registra un picco pari a 2 milioni e 740mila. Bene anche Disney Plus, che ha debuttato in Italia, in piena pandemia, a fine marzo, con una media di digitazioni mensili a 835mila, a marzo 2 milioni e 740mila.

3. Piattaforme da lavoro agile: Zoom e Google Hangouts

Il boom delle piattaforme di messaggistica e videoconferenza scaturito dall’emergenza sanitaria, ha visto in soli tre mesi un incremento dall’1,2% all’8,8% del personale in smart working, come rilevato da un’indagine Istat lo scorso giugno, e relativa ai mesi precedenti, con una discesa al 5,3% dopo il lockdown. In particolare in testa si sono distinte Zoom con +5000% di utilizzo a marzo rispetto a gennaio e Google Hangouts con un +11.957%. Un’indagine di mercato realizzata da XChannel, inoltre, ha evidenziato negli scorsi mesi una diversificazione per esigenze, da Skype e Hangout “più utilizzate per videochiamate di lavoro a Microsoft Team e Zoom Cloud per le lezioni scolastiche e universitarie online fino a Whatsapp e Houseparty per incontrare gruppi di persone”.

4. Piattaforme di streaming musicale

Nell’ambito dello streaming musicale, in base all’indagine di Semrush, durante l’anno ha conquistato la vetta Spotify, re assoluto con 723mila digitazioni medie mensili, quasi il doppio di quelle registrate da YouTube Music, in seconda posizione con 365mila ricerche medie ogni mese.

5. Fake news e "infodemia"

La disinformazione nell’anno del coronavirus ha ricevuto un’ampia eco, destando l’allerta di istituzioni, aziende e colossi del web, portando anche al conio del neologismo “infodemia” che Treccani ha definito come “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”. “Una cura contro l'infodemia. È quel che si sta preoccupando di trovare l'Organizzazione mondiale della sanità allertando sull'ondata di fake news che il coronavirus di Wuhan sembra essersi portato con sé in molti altri Paesi del mondo, oltre alla Cina. Con il neologismo (infodemia) l’Organizzazione mondiale della sanità ha voluto sottolineare che forse il maggiore pericolo della società globale nell’era dei social media è la deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità globale su fatti reali o spesso inventati” scriveva a febbraio Avvenire. A fine anno, è la ricerca realizzata da Fondazione Mondo Digitale, nell’ambito del progetto Vivi Internet Al Meglio in collaborazione con Altroconsumo e Google, a confermare che social e passaparola sono ritenuti fra le principali fonti di fake news sia tra i giovani (per il 90% i social, per il 46% il passaparola) sia tra gli adulti (per il 96% i social e per il 46% il passaparola).

6. Il gaming

Un altro trend dell’anno è quello del gaming. Il pubblico di forum e gruppi sui videogiochi ha subito un'impennata consistente durante il 2020, e il mercato dei videogame, come riporta il Corriere, conclude l'anno con un valore "stimato in 159,3 miliardi di dollari con una crescita rispetto all’anno precedete di oltre il 9,3%". Fortnite, sul podio dei più popolari, il vincitore assoluto dei Game Awards 2020 è il pluripremiato The Last of Us Part 2. Tra i premiati anche Fall Guys, che a sole due settimane di distanza dal momento del lancio ha conquistato le vette. Seguono Among us, Fifa 21, lanciato in anteprima solo a ottobre, quando ha raggiunto le 673mila ricerche (media mensile 159 mila), Ghost of Tsushima, Animal Crossing e altri.

7. "Revenge porn"

Sono 718 dal 2019 le denunce per revenge porn (tradotto “vendetta pornografica”), l’81% su vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), in base al bilancio della polizia di Stato, a un anno dall’ entrata in vigore del Codice Rosso che ha introdotto i reati in merito. Ma nel 2020 i casi sono stati purtroppo numerosi, tra questi la recente vicenda della maestra di Torino, e in particolare risulta essere Telegram (tra whatsapp e social network come Facebook) il luogo digitale dove si sono consumati più spesso i reati che implicano foto e video pornografici diffusi senza il consenso della vittima, nonché altri reati legati al sesso. Come riporta l’Agi, basta scorrere uno dei canali per ritrovare commenti offensivi e alcuni riferimenti a Tiziana Cantone, suicidatasi il 13 settembre 2016 a causa di alcuni suoi video privati divulgati.

8. Matrimoni su Zoom

Dalle “nozze Covid” di Sean Penn e Leila George, che hanno visto l’attore pronunciare il suo terzo sì con un rito civile celebrato tramite Zoom (il funzionario incaricato per la celebrazione ha partecipato “virtualmente” mentre la coppia, i figli di Penn e il fratello della sposa festeggiavano tra le mura di casa), al matrimonio di Scott Marmon e Agustina Montefiori sposatisi su Zoom, a 6000 km di distanza: lei si trovava a Buenos Aires e lui a New York.

9. Eventi online: le sfilate digitali

A partire dalle passerelle londinesi, la prima è stata l'edizione maschile della London Fashion week. In seguito all'impossibilità di allestimento degli eventi previsti per le kermesse, a causa del lockdown prima e delle misure anticontagio poi, le sfilate digitali sono state le protagoniste in prima linea del sistema moda alle prese con l’emergenza sanitaria Covid-19. In Italia lo scorso maggio Camera Moda presentava la prima Milano Digital Fashion Week (14-17 luglio).

10. Podcast

Il 2020 celebra anche il successo dei podcast con il 15% in più di ascoltatori rispetto al 2019. Gli appassionati di podcast in Italia, infatti, come rileva una ricerca di Nielsen per Audible, nell’anno della pandemia hanno aumentato sia il tempo che le occasioni di ascolto: nel nostro paese - riporta la ricerca - sono quasi 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast quest’anno. “La maggior parte delle persone che ha aumentato la frequenza di ascolto di podcast durante il primo lockdown ha poi mantenuto lo stesso livello di ascolto anche successivamente. Segno che la nuova abitudine si è consolidata nel comportamento quotidiano degli italiani. Si tratta, spiega la ricerca, “di un pubblico giovane, con una dieta mediatica eterogenea che include anche contenuti in streaming, audiolibri, particolarmente ‘social’ e aperto alle più disparate situazioni d’ascolto”. Se inoltre, il 28% degli intervistati ascolta un podcast almeno una volta alla settimana, è in crescita il numero di coloro che ascoltano questo tipo di contenuti ogni giorno (6%).