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Formigli e il giornalismo di parte. Nuovi attacchi a Meloni a Piazzapulita
Corrado Formigli

Formigli forse non ricorda che in campagna elettorale appoggiò l’inchiesta lunare di Fanpage (e non è la prima volta) su una presunta “lobby nera”, vicenda poi per cui fu chiesta l’archiviazione dalla Procura di Milano senza che il Formigli ne desse poi la stessa rilevanza. E questo è l’esempio più eclatante che forse può aiutare Formigli stesso a capire. Non sappiamo quali eteriche connessioni leghino il conduttore a Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, ma ieri sera c’era ancora in collegamento Cancellato per una inchiesta sulle comunità di recupero. Ma torniamo più propriamente alla politica.

Nella trasmissione c’è stato anche uno stucchevole ulteriore dibattito per fare le analisi del sangue di Giorgia Meloni e in generale sulla destra. Ci si chiede in studio se sia ancora “fascista” e questo a quasi 80 anni dalla fine del regime. Il dibattito ha flagellato gli zebedei degli italiani incentrandosi sul 25 aprile e riprendendo vigore in vista del 1 maggio, festa dei lavoratori. Tutto questo chiacchiericcio -tra l’altro- fa perdere di vista le tematiche cogenti del Paese, tra cui il PNRR e il Def. È possibile sprecare tutte queste energie concentrandosi solo sul passato? Consigliamo a Formigli & company di affrontare allora il tema se Roma abbia fatto bene a contrastare la supremazia marittima di Cartagine e se la atroce fine di Attilio Regolo, ucciso in una botte chiodata, non sia ancora da vendicarsi nei confronti degli attuali eredi e cioè la Tunisia.

Non poteva mancare ieri sera Gad Lerner che ha pontificato, sorretto da pie donne infervorate in studio, sulla lettera di Giorgia Meloni al Corriere della Sera.

Il gruppetto, guidato da Lerner e rafforzato da Formigli -che quando può toglie furbamente la parola a chi lo contrasta-, era dell’idea che sì la Meloni aveva preso le distanze dal fascismo, ma aveva fatto la furbata di dividere la missiva a Fontana, peraltro vecchio collega di Lerner ai tempi di Lotta Continua, in tre parti. In una c’erano l’ammissione dei misfatti del Duce ma le altre due erano vieppiù subdole e scaltre. Una conteneva infatti una rivendicazione istriana contro i massacri delle foibe e dei partigiani titini e dell’eccidio di Porzûs in cui furono uccisi una ventina di partigiani “bianchi”.

L’altra invece era una complessa trasposizione psicanalitica nel Formigli-Lerner pensiero della voglia di menar le mani della Meloni in chiave però “iperatlantica” (sic) e anti - Russa che a guardar bene è poi anti comunista e quindi tutto si tiene, secondo loro. Insomma in studio c’era la manifestazione di una sorta di invidia perché la Meloni continuava a fare la guerrafondaia “fascista” sotto il cappello Nato. E poi Formigli ancora si chiede perché FdI non se lo fila di pezza.

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