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I cdr rispondono a Elkann e Molinari. Riflessioni e perplessità

Dopo la diffusione del documento editoriale Gedi, distribuito dal direttore editoriale Maurizio Molinari qualche giorno fa, che delinea i "valori e la missione" dell'editore, arriva la risposta dei comitati di redazione del gruppo -a nome dell’intera comunità dei giornalisti- che si dicono “perplessi”, come riporta Professione Reporter, e "avrebbero voluto essere consultati prima della stesura del documento". La risposta è stata siglata dai cdr di Repubblica, Stampa, Secolo XIX, Espresso, Gedi Visual, Mattino di Padova, Nuova Venezia, Tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi, Messaggero Veneto, Piccolo, Gazzetta di Mantova, Provincia Pavese, Sentinella del Canavese e la redazione di Radio Capital.

IL TESTO DEL DOCUMENTO

“La condivisione presuppone il confronto, in particolare se si tratta di ‘valori’ che ‘riassumono e descrivono l’identità’ di una comunità di persone. Ci sembra quantomeno anomalo un documento aziendale calato dall’alto”. 

“Pur non sfuggendoci come ‘azienda, quotidiani, periodici, radio e concessionaria non siano atomi separati’, ricordiamo che in ogni passaggio prima della fusione di società diverse e poi della nascita del gruppo Gedi, gli Editori si sono sempre impegnati, di fronte alle rappresentanze sindacali, a garantire l’autonomia delle varie testate, ciascuna delle quali rappresenta storie, culture ed esperienze peculiari. In una parola, identità. Che, oltretutto, le hanno rese tutte brand di grande successo. Autonomie e identità che in questi mesi si sono progressivamente annacquate e che il documento sembra affondare definitivamente”.

“Quanto al riferimento a ‘disponibilità al lavoro flessibile, incluso lo smart working’, rappresenta un vulnus per la corretta interlocuzione nelle relazioni industriali. Sottraendo alla loro dimensione fisiologica temi dal chiaro profilo riferito al Contratto nazionale e alla contrattazione aziendale e che, quindi, non possono essere rimessi in discussione in modo unilaterale”.

“Nel documento dell’azienda si legge che ‘dentro la redazione lavorano fianco a fianco giornalisti, tecnici digitali, analisti di dati, videomaker, fotografi, producer, autori’. Fin qui niente da dire, anzi la conferma della nostra attenzione e disponibilità a metterci in gioco nelle grandi trasformazioni che stanno segnando (ma, sia chiaro, non nel suo significato più profondo) il lavoro giornalistico. Ciò che ci appare pericoloso e inaccettabile è la successiva inclusione degli ‘addetti al marketing’. Una commistione di attività che devono rimanere assolutamente parallele, evitando convergenze, peraltro vietate dai Codici deontologici della nostra professione: a noi il compito di produrre contenuti giornalistici di eccellenza (non di intrattenimento), al marketing il compito di renderli prodotti di successo, anche economico, alla direzione il ruolo di indicare formule giornalistiche convincenti e adeguate a mantenere il primato morale e professionale cui siamo abituati”.

Su questi i temi i cdr avrebbero voluto avere un confronto con i vertici aziendali, “prima di qualsivoglia documento sui valori e sulla missione del gruppo Gedi. Magari approfittando dell’occasione anche per cercare di capire perché, nonostante il grande impegno di ogni componente di questa comunità di lavoratori, il declino dei numeri stia subendo un’accelerazione che ci allontana sempre di più dalla concorrenza”.

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