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Il nuovo autogol di Telemeloni: le Frecce al posto di Chi l'ha Visto
Sotto la guida di Giorgia Meloni, la Rai naviga tra scelte editoriali controverse e "Vietnam" interni. Intanto, riparte la corsa per il nuovo board
Rai, il documentario sulle Frecce Tricolori al posto di "Chi l'ha visto?". Un ennesimo autogol che non fa ben sperare
Viene da chiedersi se non ci sia un po' di masochismo nelle scelte editoriali della Rai targata Giorgia Meloni. Non bastassero i dati che certificano che, nel 2023, Mediaset ha sorpassato Viale Mazzini nelle fasce orarie più "golose", ieri Rai Tre ha deciso di mandare in onda un documentario sulle Frecce Tricolori, abbandonando l'appuntamento fisso del mercoledì sera che è, da quasi trent'anni, "Chi l'ha visto?".
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Risultato, share dimezzato e Biscione che esulta con la Coppa Italia su Canale 5 e "Fuori dal coro" su Rete 4. Tra l'altro, la serata era particolarmente indicata per la trasmissione condotta da Federica Sciarelli: come Affaritaliani.it ha ampiamente raccontato, infatti, si riapre in maniera clamorosa il processo di Erba con Rosa Bazzi e Olindo Romano che potrebbero vedere cancellato l'ergastolo loro comminato.
Una giornata da dedicare alla cronaca nera, dunque, raccontando con dovizia di particolare i motivi che hanno spinto alla revisione e i punti - e sono parecchi - che ancora rimangono oscuri. Invece no, si è scelto di raccontare le Frecce Tricolori. Per carità, un'eccellenza, un punto saldo delle nostre Forze Armate. Ma perché farlo in una serata così importante? Mistero. Si tratta di un nuovo autogol di una gestione un po' singolare in questa stagione televisiva. I casi Pino Insegno, con gli ascolti in picchiata. Ma anche Nunzia De Girolamo, Luisella Costamagna, Morgan e chi più ne ha più ne metta.
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La scelta cervellotica di spostare Report alla domenica, dopo aver scelto di rinunciare a Fabio Fazio, che ha così ridotto la forza dirompente di un programma che era signore assoluto del lunedì sera. E infatti la banda di Sigfrido Ranucci tiene altissimi i giri del motore per cercare di mantenere faticosamente quel picco di popolarità guadagnato con fatica negli anni. Perfino Bruno Vespa - divenuto tra i più accesi e convinti sostenitori della premier - ha visto calare gli ascolti di "Porta a Porta" tra il 6 e il 7% di share.
Tutta colpa del duo Roberto Sergio e Giampaolo Rossi? No, o non soltanto. Ma come Affaritaliani.it ha potuto raccontare già da tempo, l'attuale amministratore delegato inizia a guardarsi intorno e confida di trovare posto in una partecipata (Ferrovie?) invece che proseguire per altri tre anni il ticket con il direttore generale. Si sono dovuti difendere costantemente da un autentico Vietnam interno.
Perché è vero che il nuovo governo ha cercato una decisa sterzata verso destra, ma i nomi forti vicini al centro-sinistra rimangono e fanno opposizione interna. Certo però che questi mesi di Rai by Giorgia Meloni, con amministratore delegato e direttore generale fortemente voluti tanto da avviare un contenzioso con Carlo Fuortes, non possono certo essere presentati come un successo.
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A quanto risulta ad Affaritaliani.it, tra l'altro, starebbe crescendo il malcontento interno verso Marcello Ciannamea, capo dell’Intrattenimento Prime Time, e Paolo Corsini, direttore dell’unità Approfondimento. In particolare, in Viale Mazzini ha fatto mugugnare non poco la presenza del secondo alla festa di Fratelli d'Italia, Atreju, dal cui palco ha parlato come un militante e non soltanto come uomo del servizio pubblico. Certo, nessuno impedisce di esprimere opinioni e ci mancherebbe, ma l'opportunità di quella scelta è stata messa in dubbio da molti "nostalgici" della vecchia Rai.
L'appuntamento è già segnato: entro l'estate andrà rinnovato un consiglio di amministrazione che oggi vede una composizione decisamente avversa al governo. Davide Di Pietro, eletto in sostituzione dello scomparso Riccardo Laganà, è espressione dei dipendenti Rai e non è esattamente vicino alla maggioranza. Francesca Bria è stata indicata dal Partito Democratico, Alessandro Di Majo dal Movimento Cinque Stelle; la stessa presidente, Marinella Soldi, viene data vicina a Matteo Renzi. Restano dunque Igor De Blasio, in quota Lega e nel frattempo divenuto anche presidente di Terna; e Simona Agnes, indicata da Forza Italia.
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La corsa per il nuovo board di Viale Mazzini è già iniziata, ma la mission per i vertici è già impressa finora: la stagione 2023-2024 può ancora essere recuperata, ma la prossima avrà bisogno di un cambio di passo. E, per farlo, non si guarderà in faccia a nessuno. Un esempio? Amadeus, additato come sovversivo e nemico della maggioranza, in una recente intervista non ha escluso - e, anzi, ha quasi caldeggiato - una sesta conduzione del Festival di Sanremo. Tutto dipenderà da come andrà questa edizione, la sua quinta consecutiva. Ma è chiaro che la rotta deve essere invertita. Anche perché con il taglio di 20 euro sul canone e un debito in crescita è necessario che la pubblicità valga sempre di più. Missione difficile se gli ascolti calano.