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IA e Transumanesimo: l'Uomo Nuovo ibrido tra intelligenza biologica e macchina

Nel dibattito sulla IA ci si dovrebbe occupare anche di mettere un controllo sulla capacità di “fusione esponenziale” delle diverse Intelligenze Artificiali

Di Giuseppe Vatinno

Intelligenza artificiale e Transumanesimo, verso l'apparire di un Uomo Nuovo

I recenti dibattiti sulla Intelligenza Artificiale (IA), specificatamente su Bard (Google) e ChatGPT (OpenAI, con Elon Musk e Microsoft) hanno monopolizzato il dibattito tecnologico degli ultimi mesi, compreso il potenziale pericolo rappresentato dalla IA, anche se spesso viene brandito solo per combattere i concorrenti. Una cosa poco nota è però il rapporto tra il Transumanesimo e l’Intelligenza Artificiale.

Il Transumanesimo è una filosofia che ha come scopo quello di migliorare le condizioni di vita dell’intera umanità tramite l’utilizzo della Scienza e della Tecnologia avanzata per passare ad una fase post–umana. Ne ho parlato dettagliatamente nel libro: “Il Transumanesimo. Una filosofia per l’Uomo del XXI secolo” (Armando editore). L’aspetto che impatta con l’Intelligenza Artificiale è quello della “Singolarità”, tanto da aver dato origine ad un intero filone del Transumanesimo, il “Singolarismo”.

I Transumanisti credono nel “Singolarismo” che sarebbe il momento in cui l’accelerazione non lineare della tecnologia porterà all’emergere di un epifenomeno: la fusione tra l’intelligenza biologica con quella artificiale delle macchine. Questa suggestione fu lanciata dal futurologo americano Ray Kurzweil che ha posto anche una data e diverse tappe: il 2045. In realtà il primo a parlarne fu lo scrittore di fantascienza e matematico Vernor Vinge agli inizi degli anni ’80 dello scorso secolo. Negli Usa esiste anche un Singularity Institute for Artificial Intelligence. Ma perché si utilizza il termine “singolarità”? La singolarità in matematica è un punto in cui una funzione assume un valore infinito e quindi indica un evento parossistico.