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L'Espresso, Damilano si dimette: "Cessione scellerata, così Gedi debole"

Il direttore del settimanale romano esprime, con una lettera a John Elkann, tutto il suo risentimento verso la cessione del giornale

Marco Damilano lascia L'Espresso, la lettera a Elkann e il risentimento sulla cessione del giornale

"Mesi di stillicidio continuo”, prosegue il direttore, “di notizie non smentite, di voci che sono circolate indisturbate e che hanno provocato un grave danno alla testata. Non mi sono mai nascosto le difficoltà. Ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L'Espresso, anche esterna al gruppo Gedi, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso".

"Ma le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia. La cessione dell'Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano. É una decisione che recide la radice da cui è cresciuto l'intero albero e che mette a rischio la tenuta dell'intero gruppo. E' una pagina di storia del giornalismo italiano che viene voltata senza misurarne le conseguenze".

L'Espresso”, scrive ancora Damilano, "è sempre stato la mia casa e Gedi ha garantito il lavoro del nostro giornale. Ma se la casa viene cambiata, dall'arredamento alle suppellettili, fino a venderla, non resta altro da fare che prenderne atto. E' una questione di coscienza e di dignità”. E infine: "Ho cercato sempre di fermare una decisione che ritengo scellerata. Mi sono battuto in ogni modo, fino all'ultimo giorno, all'ultima ora. Ma quando il tempo è scaduto e lo spettacolo si è fatto insostenibile, c’è bisogno che qualcuno faccia un gesto, pagando anche in prima persona. Lo faccio io. Lo devo al mestiere che amo, il giornalismo. E soprattutto lo devo alla mia coscienza".

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