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La ricetta dei contenuti virali: ecco come avere più condivisioni

E se la viralità fosse una scienza esatta? Un equilibrio tra contenuto, dati, test. La University of Pennsylvania ha tentato di capirci di più analizzando gli articoli del New York Times più condivisi. Il primo dato: se si vuole maggiore successo occorre puntare su “emozioni ad alta intensità”. Cioè? Rabbia, timore, ansia. Mentre state lontani dalla tristezza, poco apprezzata dalla comunità social.

Emozioni forti
A circolare quindi, più che le analisi, sono le emozioni. Una conferma di una viralizzazione che agisce di pancia più che di sinapsi. Questo però non vuol dire necessariamente che vince chi urla di più. Perché i contenuti virali reagiscono anche in base ai meccanismi cognitivi. Devono essere sorprendenti e interessanti. Ma soprattutto utili. In altre parole, i cari vecchi “articoli di servizio”, che forniscono informazioni concrete, hanno lo stesso potere virale di un contenuto che provoca e indigna.

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Conoscenza diretta
Nelle regole della viralità spunta anche la conoscenza. Un contenuto avrà più probabilità di essere condiviso se si conosce l'autore e lo si reputa quindi credibile. In caso contrario, è più difficile instaurare un rapporto di fiducia sulla base del solo contenuto.

Donne meglio degli uomini
Gli articoli del NYT scritti da donne sono stati mediamente più condivisi. Hanno successo (e non sorprende) i contenuti divertenti. Mentre può essere inatteso il fatto che la condivisione passa anche per la qualità: maggiore è il tempo passato sulla pagina, maggiore sarà la probabilità di condivisione. Anche perché aver convinto l'utente a leggere significa già aver suscitato interesse, ossia il punto di partenza della viralizzazione.