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Lilli la rossa e il vizio boldriniano di storpiare le parole

Di Giuseppe Vatinno

La supercazzola della parità linguistica

Il fatto che la conferenza sia chiusa al pubblico e non si possano poi citare le fonti, ha dato luogo a moltissime polemiche favorendo anche teorie complottiste che trovano il loro riferimento al libro “Club Bilderberg”, scritto da Daniel Estulin. Attualmente (2023) nel comitato direttivo per l’Italia c’è John Elkann, presidente di Stellantis. Per fare qualche altro nome c’è anche José Barroso attuale presidente di Goldman Sachs e già presidente della Commissione Europea.

Uno dei tratti distintivi della Gruber è quello di infischiarsene delle critiche e quindi anche per la questione Bilderberg ha sempre fatto orecchie da mercante, anzi da mercantessa. E le orecchie ci permettono di parlare di un altro tema scottante per lei.

Da poco è infatti scoppiato il “caso orecchini” e cioè la pubblicità occulta ad una nota ditta di costosissimi gioielli che la giornalista mostra impunemente penzolare dalle sue candide propaggini, non dicendo però che si tratta di una iniziativa commerciale. L’Ordine dei giornalisti del Lazio, nella figura del suo presidente Guido D’Ubaldo, sta indagando e vuole segnalare la cosa al Consiglio di Disciplina.

Nell’ultimo numero del settimanale “7”, che esce il venerdì insieme al Corriere della Sera, “Lilli la Rossa” si è lanciata in una intemerata similboldrinesca per la parità linguistica affermando che ancora non ci siamo, perché i termini delle professioni importanti sono ancora –a suo dire- declinate al maschile. E così parte di esempi. C’è dottoressa, studentessa, vigilessa, professoressa ma non ancora sindachessa, presidentessa o presidenta, capessa e via boldrinando.

Insomma, la giornalista vuole dire che nelle professioni che contano veramente il termine femminile non si usa. Dietro a questa pretesa di storpiamento linguistico della lingua italiana però c’è una Weltanschauung, una visione del mondo, profondamente conflittuale. Il nemico è sempre il “maschio”, anzi il “maskio” cattivo e patriarcale che vuole dominare sulla femmina sottomessa.