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Nomine Rai: Chi ha paura di Mario Orfeo, l'uomo che fa tremare i grillini

Marco Zonetti

Perché il m5s pone il veto sull'ex Dg Rai? Mere questioni di opportunità politica o c'è qualcos'altro sotto?

A Viale Mazzini era tutto pronto. Dopo mesi e mesi di attesa, l'Amministratore Delegato Rai Fabrizio Salini era finalmente sul punto di nominare - almeno - i nuovi direttori di rete e dei telegiornali, quando all'ultimo momento i grillini si sono messi di traverso facendo saltare per l'ennesima volta il banco

Già, i grillini: quelli che prima di salire in sella al cavallo della Rai dopo l'insediamento del Governo giallo-verde (poi caduto) stamburavano che il Servizio Pubblico Radiotelevisivo doveva essere liberato e libero dai partiti politici. Ora, invece, fanno fuoco e fiamme per mantenere il maggior numero di spazi possibili impegnandosi con diligenza affinché il risoluto Orfeo, probabilmente il più determinato fra i personaggi indicati per le varie cariche in questa nuova "invasione di superpoltrone", non tocchi palla e che non soltanto non conquisti per nulla al mondo la superdirezione dell'approfondimento (che il M5s vorrebbe affidare a Francesco Giorgino, uomo di Silvio Berlusconi ora vicinissimo al portavoce del Ministro Luigi Di Maio ovvero Augusto Rubei, ma neanche la guida del Tg3 ora detenuta da Giuseppina Paterniti in quota al m5s. 

Orfeo, ex direttore del Tg2, poi del Tg1, poi Direttore Generale della Rai, viene considerato "renzianissimo" e quindi politicamente pericoloso per il traballante potere pentastellato, anche per la sua innegabile esperienza in Rai che lo pone in condizione di assoluta superiorità rispetto ai novizi grillini - che hanno tuttavia dimostrato di imparare in fretta l'ars aurea di restare aggrappati alle poltrone e a difenderle con le unghie e con i denti. 

Al pari del suo omonimo personaggio mitologico, disposto ad andare perfino all'Inferno per salvare la sua amata Euridice, il buon "Marione" è capace di operare scelte drastiche e di mettere in atto misure draconiane se necessario. Al suo decisionismo si può ascrivere la fuoriuscita di Milena Gabanelli della Rai (la stessa Gabanelli che ieri si guarda caso incontrata in segreto con Di Maio...); la cacciata di Massimo Giletti (del quale egli stigmatizzava il piglio "populista" allora in boccio e oggi in piena fioritura); la promozione di Fabio Fazio al prime time domenicale di Rai1; la protezione - fino all'ultimo - delle sorelle Cristina e Benedetta Parodi, rispettivamente moglie e cognata di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e amico della prima ora di Matteo Renzi, a Domenica In, e così via. Pure, l'attribuzione di vicinanze politiche a Orfeo è un'ingenuità: chi lo conosce bene sa perfettamente che  egli "non ha amici", come suole ripetere a chiunque cerchi di appiccicargli etichette partitiche, e che è un uomo che va avanti per la sua strada obbedendo soltanto a se stesso in prima battuta.

Un uomo di polso, insomma, "Marione", non timoroso di compiere scelte impopolari. Un uomo di polso - gradito ad ampie aree del Pd e soprattutto al segretario Nicola Zingaretti (altro che renzianissimo!) - che si è rivelato spesso una garanzia nell'azienda, per tutte le forze politiche. Ovviamente, però, nell'attuale Rai dominata dalla pavidità, dalla titubanza, dal quieto vivere e dall'esitazione, gli uomini di polso sono visti come la peste, specie dal partito politico che ha fatto dell'incertezza e del navigare a vista la propria cifra. E invece, Dio solo sa quanto a Viale Mazzini, soprattutto da parte dei vertici, vi sarebbe bisogno di coraggio e - per usare auliche parole care ai poeti - di cacciar fuori gli attributi