MediaTech
Prima copertina realizzata in NFT. Vanity Fair, venduta a 25.000 dollari
Un'operazione editoriale senza precedenti
La nuova stella della musica italiana e la nuova tecnologia di cui tutto il mondo parla. Domani 22 settembre Vanity Fair torna in edicola con un numero destinato a segnare la storia del magazine e quella dell'editoria internazionale. Vanity Fair, infatti, lancerà la sua prima operazione in NFT presentando una copertina speciale con protagonista Elodie, intervistata per l'occasione dal direttore Simone Marchetti. Rielaborata e realizzata tecnicamente dal team della start up Valuart, l'immagine esclusiva della cantante romana è stata trasformata in un bene digitale unico e irripetibile. Un progetto autenticamente tecnologico, ispirato alla logica NFT anche nei suoi esiti finali: l'opera – che verrà svelata alle 14 di domani sul sito e sui canali social di Vanity Fair – ha già trovato un compratore, che ha scelto di acquistarla per 25.000 dollari. La somma è stata interamente devoluta a Pangea, l'onlus che si occupa dell’assistenza delle donne afghane arrivate in Italia, amplificando così l'iniziativa di sostegno #noisiamoaccoglienza che il giornale ha lanciato con il numero del 15 settembre.
Ma che cos'è un NFT? «È un contratto che stabilisce la provenienza, l’autenticità e la proprietà di un bene digitale. Qualcosa che esiste solo in rete ma che è maledettamente reale», spiega Simone Marchetti nel suo editoriale. «Quando si pensa a un NFT, infatti, il primo errore sta nel non capire che il digitale è reale».
La nuova frontiera dell'innovazione è spiegata da Vanity Fair in tutti i suoi aspetti e le sue ricadute, a partire dall'innovazione che ha permesso la nascita dei NFT: la blockchain, Sviluppata nei primi Duemila per l’archiviazione e la trasmissione di informazioni, questa «catena delle meraviglie» ha negli ultimi tempi sedotto settori insospettabili: l’economia, la moda, il calcio, il food. «Il digitale sta diventando sempre più reale», conclude Marchetti. «E la sua influenza su di noi è sempre più radicale. Il nostro compito è comprenderlo, forse indirizzarlo, sicuramente non sottovalutarlo. Perché oggi, come nei primi anni del Duemila, non è importante cosa sembra impossibile, ma quando, come e perché sarà possibile».