MediaTech

Rai, Report su Salvini spacca il CdA ma il vero motivo sono le nuove poltrone

Marco Zonetti

La polemica sulla trasmissione di Rai3 dedicata a Moscopoli è in realtà una cortina fumogena per celare la guerra delle nuove, succulente nomine Rai

Se in tempi più gloriosi, in tema di rapporti con la Russia, esistevano le cortine di ferro, ora ci si deve accontentare delle cortine fumogene. Specie alla Rai, specchio riflesso della politica italiana e della sua atavica cifra costitutiva: la poltrona.

Tutti i giornali hanno parlato del putiferio scatenato nel CdA Rai dalla trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci su Rai3, che nella puntata di esordio record di ascolti si è focalizzata sui rapporti tra la Lega di Matteo Salvini e la Russia, sei giorni prima delle elezioni in Umbria.

I consiglieri Rai in quota Centrodestra ovvero Igor De Biasio (Lega) e Giampaolo Rossi (FdI) hanno gridato alla violazione della par condicio attaccando Report e chiamando in causa l'amministratore delegato Fabrizio Salini, che ha difeso la trasmissione spalleggiato da altri due consiglieri Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (Dipendenti Rai). E man mano abbiamo visto susseguirsi dichiarazioni a favore di Report e della "libertà di espressione" da parte del segretario Nicola Zingaretti e del deputato Emanuele Fiano nel Pd e di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu. 

Michele Anzaldi, Segretario della Vigilanza Rai e Deputato della Commissione Cultura di Italia Viva, ne ha approfittato per tornare sull'argomento dello spazio dedicato dai Tg Rai ai leader politici, portando i dati dell'Osservatorio di Pavia secondo i quali Matteo Salvini è quello più rappresentato nel Servizio Pubblico, e aggiungendo: "Questo attacco a Report serve solo a fare confusione sui giornali, non ha alcun fondamento in termini di Par condicio. Se davvero Salvini e la Lega si fossero sentiti penalizzati, avrebbero presentato un esposto all’Agcom che è l’autorità competente, ma a tre giorni dalla messa in onda non hanno fatto nulla. Invece hanno tirato in ballo il Cda e la Vigilanza, solo per buttarla in caciara".

"Buttarla in caciara", espressione icastica che non si discosta da quella utilizzata da noi in apertura di articolo, ovvero cortina fumogena. Mentre la politica punta pubblicamente il dito su Report, o difende la trasmissione a seconda dello schieramento, a Viale Mazzini vi è infatti gran fermento per le nuove nomine dei "direttori orizzontali", quelle nuove nove poltrone che andranno di fatto a esautorare gli attuali direttori di rete a favore di autentici "boss" con risorse a disposizione, budget e potere decisionale.

Nove nuove poltrone utili ad accontentare tutto l'arco costituzionale, per utilizzare un'espressione trita ma efficace, nove nuove poltrone la cui corsa alla spartizione è già in corso da tempo (siamo stati i primi a scriverlo, clicca qui per leggere), e per le quali i partiti di maggioranza e opposizione si stanno dando battaglia serrata.

Anziché l'annunciatissimo repulisti che avrebbe dovuto eliminare ogni traccia leghista dalle cariche che contano a Viale Mazzini, in puro spirito italico si è infatti proceduto grazie all'idea dell'ad Salini e del suo piano industriale - approvato strategicamente e tempestivamente dal Ministro grillino Patuanelli - ad aumentarle, partendo dal presupposto che dodici cariche (le nove prossime venture più le tre degli attuali direttori di rete) permettono di dare il contentino più o meno a tutti quanti.

E alle nove nomine chiave prossime venture, debbono aggiungersene almeno altre tre: quella del nuovo direttore di Rai2 che sostituirà Carlo Freccero in partenza, e quelle delle "superdirezioni" del coordinamento, ammannite ad Angelo Teodoli e a Marcello Ciannamea. L'invasione delle ultrapoltrone, insomma, per usare una metafora cinematografica (e horror). 

Di conseguenza, in CdA, si litiga ufficialmente per Report ma sotto sotto è tutta una primordiale e ancestrale gara a battersi il petto tra maschi (e femmine, poche ma tant'è) alfa per la divisione del territorio (leggi le preziose cariche di cui sopra), come i "gorilla nella nebbia" della primatologa Diane Fossey. Avvolta nella nebbia, nella cortina fumogena o nella "caciara", per citare l'Onorevole Anzaldi, quella che doveva essere la Rivoluzione D'Ottobre in Rai d'ispirazione russa (visto che siamo in tema) si è già trasformata nel remake di un italianissimo Gattopardo, cui guarda caso Alberto Angela sabato scorso ha dedicato una puntata del suo Ulisse su Rai1. Tutto si tiene.