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Serie A: Juve-Inter a porte aperte messaggio positivo per l'Italia nel mondo

Marco Zonetti

Ci si augura che il match possa disputarsi con lo stadio aperto al pubblico, per non veicolare immagine catastrofica dell'Italia sul Coronavirus

Mentre l'immagine dell'Italia nel mondo appare quella di un Paese messo in ginocchio dal Coronavirus, complice anche una comunicazione istituzionale e mediatica oltre i confini dell'allarmismo e con un Premier in video 24 ore su 24 in ogni talk show e programma televisivo come neanche durante un conflitto mondiale, ecco che, dal mondo del calcio, potrebbe partire un messaggio positivo per tranquillizzare non solo i nostri concittadini ma anche ristabilire la verità sulle condizioni della nostra Nazione.

In queste ore si sta discutendo infatti se aprire le porte al pubblico nella cruciale partita di Serie A Juventus-Inter, prevista per domenica 1 marzo, ultima giornata di chiusura degli impianti voluta dal  Presidente del Consiglio (almeno per ora).

Se la partita dovesse disputarsi a porte chiuse (e con gli spalti vuoti), l'immagine dell'Italia diffusa al resto del Mondo sarebbe catastrofica, con un impatto imprevedibile sulle condizioni del nostro Paese già economicamente  fin troppo danneggiato dalle conseguenze dei contagi del Coronavirus nel Nord Italia e le relative misure cautelari. Lo stesso Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana si augura che, oggi, vi sia una regressione spontanea del virus così da poter favorire l'apertura degli stadi al pubblico, mentre la Lega Calcio, dal canto suo, ha rifiutato la proposta della Juventus di rinviare la partita a lunedì (giornata in cui potrebbero riaprire gli impianti), poiché il tutto andrebbe a collidere con il match di Coppa Italia Juve-Milan previsto per mercoledì (e, se la situazione dovesse permanere critica, anch'esso a rischio di stadio chiuso al pubblico).

La situazione è insomma delicatissima, ma ci auguriamo di cuore che, in ultima analisi, Juventus-Inter domenica si giochi con il pubblico sugli spalti, così da poter trasmettere un minimo senso di ritrovata normalità nel nostro Paese, oltre a smorzare agli occhi della comunità internazionale l'idea dello scenario apocalittico nel quale il mondo - grazie, ribadiamo, a falle nella comunicazione istituzionale e dei media - ci crede catapultati.