MediaTech
Ter, indagine 2018 costata 3,6 mln. Ricavi a 4, ora il Player per il digitale
Ter-Tavolo editori radio nel 2018 hanno speso 3,62 milioni di euro per l’indagine sugli ascolti
Dieci anni fa, nel 2009, gli imprenditori radiofonici italiani spendevano 5,66 milioni di euro all’anno per le ricerche sugli ascolti della radio: nel dettaglio, 2,27 milioni di euro per l’indagine telefonica con metodo Cati di Doxa-Unicab, e 3,39 milioni di euro per i Diari, sempre a cura di Doxa-Unicab (dati ufficiali del bilancio 2009 di Audiradio). Come spiega ItaliaOggi, nel 2009 il mercato pubblicitario italiano della radio, secondo le stime Nielsen, valeva 436 milioni di euro.
Nel 2018, dieci anni dopo, il mercato pubblicitario radiofonico italiano vale più o meno le stesse cifre (428 milioni di euro, secondo le stime Nielsen), con una buona prospettiva per il 2019, che, in base alle previsioni degli analisti potrebbe arrivare a quota 440 milioni di euro. Tuttavia gli imprenditori radiofonici, dopo la crisi e la messa in liquidazione di Audiradio, il periodo di interregno Gfk, e la nascita, il 1° aprile del 2016, di Ter-Tavolo editori radio, sono diventati un po’ più cauti: nel 2018, ad esempio, hanno speso 3,62 milioni di euro per l’indagine sugli ascolti. Certo, in aumento del 16% rispetto al 2017, ma in calo di oltre il 36% se paragonati agli investimenti fatti nelle ricerche del 2009.
Chiaro, quindi, che le aziende che investono in pubblicità si attendano sforzi maggiori da parte delle società radiofoniche, per arrivare, come da anni auspica Upa (l’associazione che raggruppa i più importanti investitori in pubblicità) a una rilevazione che utilizzi metodologie digitali, più attendibili e in grado di misurare gli ascolti nella loro totalità, e non a campione.
Intanto come precisa ItaliaOggi, però, nel corso del 2019, gli azionisti di Ter dovranno dedicare ulteriori risorse alla fondazione della società Per-Player editori radio e allo sviluppo della app che consentirà, a fine anno, di lanciare il Radio Player che raggrupperà tutte le radio nazionali e locali italiane. Non è detto, insomma, che avanzino euro per affi nare maggiormente la indagine Ter.
Nel 2018 la società Ter srl ha chiuso il bilancio con 4,059 milioni di euro di ricavi (i corrispettivi applicati alle emittenti cliente per l’indagine 2018), in netto aumento rispetto ai 3,23 milioni del 2017, e costi per 3,88 mln (di cui 3,62 mln per la ricerca), pure loro in crescita rispetto ai 3,34 mln del 2017.
Se, però, nel 2017 c’era statauna perdita di 106 mila euro che aveva costretto i soci di Ter a ricostituire il capitale, l’esercizio 2018, sotto la presidenza di Marco Rossignoli, è terminato con 158 mila euro di utili. L’indagine Ter, come è noto, è composta da 120 mila interviste telefoniche effettuate con metodo Cati
da Gfk Italia e Ipsos per rilevare gli ascolti delle emittenti radio nel quarto d’ora medio, nel giorno medio e nei sette giorni, e poi da una indagine parallela su 20 mila casi, a cura di Doxa, per stimare le coperture a 14 e 28 giorni.
I soci di Ter sono: Radio Mediaset (9,5%), Rti (3,4%) e Rmc Italia (3,1%) che danno al gruppo Mediaset un complessivo 16% (è quindi il primo azionista di Ter). A seguire Rai col 15,5% del capitale, e poi le emittenti locali con le associazioni Aeranti-Corallo (15%) e Frt (15%). Quindi Elemedia (le emittenti di Gedi) con il 12,5%, Rtl 102,5 col 7,3%, Rds che ha il 5,7%, Radio Italia (5,5%), Sole 24 Ore (3,6%) e Cn Media (Kiss Kiss) col 3,6%.