Medicina
Mieloma multiplo: Amgen presenta i dati dello studio di fase III CANDOR
Al Congresso American Society Of Hematology (ASH) i dati dello studio clinico sulla terapia di associazione con Kyprolis (Carfilzomib) e Darzalex (Daratumumab)
Amgen presenta al Congresso dell’American Society Of Hematology (ASH) i dati dello studio clinico di fase III CANDOR, sulla terapia di associazione con Kyprolis (Carfilzomib) e Darzalex (Daratumumab)
Amgen ha annunciato oggi, nel corso di una late-breaking session al 61° Congresso dell’American Society of Hematology (ASH), ulteriori risultati dell’analisi primaria dello studio clinico di Fase III CANDOR, che ha valutato carfilzomib in associazione con desametasone e daratumumab (KdD) vs carfilzomib e desametasone da soli (Kd), in pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario.
Ad un follow-up mediano di 17 mesi, lo studio ha raggiunto l’endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione (PFS, Progression Free Survival), con una riduzione del 37% del rischio di progressione di malattia o di morte nei pazienti trattati con KdD (HR = 0,63; IC 95%: 0,464, 0,854; p = 0,0014). La PFS mediana non è stata raggiunta nel braccio KdD, mentre è stata pari a 15,8 mesi nel braccio Kd.
“I dati di questa analisi primaria dello studio CANDOR vanno ad aggiungersi alle altre evidenze a sostegno della associazione carfilzomib + daratumumab, due potenti agenti target, utilizzati nel mieloma multiplo - ha affermato David M. Reese, Vicepresidente Esecutivo di Ricerca e Sviluppo di Amgen - carfilzomib ha dimostrato risposte significative e prolungate nel trattamento di pazienti con mieloma multiplo recidivato. Lo studio CANDOR ora offre ulteriori approfondimenti sull’efficacia di questa combinazione, come potenziale nuova opzione terapeutica per i pazienti con mieloma recidivato”.
Oltre a soddisfare l’endpoint primario dello studio, la combinazione KdD ha dimostrato di essere efficace anche negli endpoint secondari chiave, inclusi il tasso di risposta globale (ORR, overall response rate), la malattia minima residua (MRD) a 12 mesi e la sopravvivenza globale (OS, overall survival). L’ORR è stata dell’84,3% vs il 74,7% (p = 0,0040 nei bracci KdD e Kd, ) e la percentuale di risposta completa o migliore, rispettivamente ai due bracci, del 28,5% vs 0,4%. L’analisi ha rilevato che il tasso di risposta completa-negativa per la malattia minima residua a 12 mesi è stato pari al 12,5% con KdD, rispetto all’1,3% con Kd (p <0,0001), un tasso di risposta quasi 10 volte superiore. L’OS mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due gruppi (HR = 0,75; IC 95%: 0,49, 1,13; p = 0,08).
“Con l’uso crescente di terapie di prima linea a base di lenalidomide, sta emergendo la necessità di regimi privi di lenalidomide nelle recidive - ha dichiarato Saad Usmani, Responsabile della Plasma Cell Disorders Division e Direttore della ricerca clinica sui tumori ematologici presso il Levine Cancer Institute (LCI) del network ospedaliero Atrium Health - Lo studio CANDOR dimostra la potenziale efficacia di un regime libero da lenalidomide, che associa due efficaci agenti target e fornisce risposte significative e durature in fase di recidiva”.
La sicurezza di KdD è stata coerente con i profili noti dei singoli agenti. Gli eventi avversi segnalati con maggiore frequenza (³20% dei soggetti in entrambi i bracci di trattamento ) sono stati: trombocitopenia, anemia, diarrea, ipertensione, infezione del tratto respiratorio superiore, affaticamento e dispnea. L’incidenza di eventi avversi di grado 3 o superiore, gravi e fatali è stata più elevata nel braccio KdD rispetto al braccio Kd. La percentuale di interruzione del trattamento a causa di eventi avversi è stata simile in entrambi i bracci di trattamento.
In occasione di prossimi meeting saranno presentati i dati relativi ad ulteriori endpoint di efficacia e ad altre analisi chiave di sottogruppo.
Lo studio clinico CANDOR
CANDOR è uno studio di fase III randomizzato, in aperto, che valuta l’associazione di carfilzomib, desametasone e daratumumab (KdD) rispetto a carfilzomib e desametasone da soli (Kd). Lo studio ha valutato 466 pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario, che avevano ricevuto da una a tre terapie precedenti. I pazienti sono stati trattati fino alla progressione della malattia. L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression-free survival) e gli endpoint secondari chiave erano il tasso di risposta globale, la malattia minima residua e la sopravvivenza globale. La PFS è stata definita come tempo dalla randomizzazione fino alla progressione della malattia o alla morte per qualsiasi causa.
Nel primo braccio, i pazienti hanno ricevuto carfilzomib due volte alla settimana al dosaggio di 56 mg/m2 e desametasone in associazione con daratumumab. Nel secondo braccio (controllo) i pazienti hanno ricevuto carfilzomib due volte alla settimana al dosaggio di 56 mg/m2 e desametasone.
Lo studio CANDOR è stato avviato nell’ambito di una collaborazione con Janssen e, ai sensi di questo accordo, Janssen ha co-finanziato lo studio.
Il mieloma multiplo
Il mieloma multiplo è un tumore ematologico incurabile, molto aggressivo, che colpisce le plasmacellule, un tipo di cellule prodotte dal midollo osseo che, normalmente, hanno la funzione di combattere le infezioni, producendo anticorpi. L’accumulo di queste cellule comporta la formazione di lesioni ossee molto dolorose.
Il mieloma multiplo è una malattia rara, potenzialmente fatale, caratterizzata da uno schema ricorrente di remissioni e recidive. È una patologia dell’età avanzata e l’età mediana alla diagnosi è di 68 anni: circa il 2% dei pazienti all’esordio ha meno di 40 anni, mentre il 38% ha un’età superiore ai 70 anni. In Italia il mieloma multiplo rappresenta l’1,3% di tutti i tumori diagnosticati nella donna e l’1,2% nell’uomo, con stime che indicano un totale di 2.315 nuovi casi ogni anno nell’uomo e 2.098 nella donna. Se l’incidenza è relativamente stabile, la mortalità è in live calo.2 In tutto il mondo, ogni anno circa 160.000 persone ricevono una diagnosi di mieloma multiplo, e tra i pazienti vengono segnalati 106.000 decessi.
Carfilzomib
I proteasomi svolgono un ruolo importante nella funzione e nella crescita cellulare, scomponendo le proteine danneggiate o non più necessarie. Carfilzomib ha dimostrato di bloccare i proteasomi, determinando un eccessivo accumulo di proteine all’interno delle cellule.5 In alcune cellule, carfilzomib può causare morte cellulare, specialmente in quelle del mieloma, perché è più probabile che queste ultime contengano una maggiore quantità di proteine anomale.
Dalla sua prima approvazione, nel 2012, circa 130.000 pazienti in tutto il mondo hanno ricevuto carfilzomib. Carfilzomib è approvato in Europa per la seguente indicazione:
• in associazione o con lenalidomide e desametasone o con solo desametasone è indicato per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo già sottoposti ad almeno una precedente terapia