Medicina

Covid, la variante indiana è in Italia da almeno un mese. E preoccupa

I primi casi segnalati a Firenze lo scorso marzo: una doppia mutazione la rende ancora più contagiosa

La ‘variante indiana’ è presente in Italia da almeno un mese. Il primo caso venne segnalato a Firenze lo scorso 10 marzo. Le prove di laboratorio sembrano dimostrare come gli anticorpi neutralizzanti che si formano a seguito della vaccinazione non riescono ad offrire protezione contro questa particolare variante.

Boris Johnson ha annullato il suo viaggio di stato a Nuova Delhi data l’esplosione del contagio Covid in tutta l’India. La situazione nel paese è disastrosa. Tra le città più colpite dalla carenza di posti letto, oltre a Delhi, ci sono anche Mumbai, Lucknow e Ahmedabad. Un nuovo lockdown totale è stato deciso fino al 26 aprile.

Solo all'inizio di marzo, il ministro della salute indiano Harsh Vardhan aveva dichiarato che il paese era "alla fine" della pandemia Covid-19 dopo che all'inizio dell'anno si era verificata una discesa significativa della curva epidemiologica.

Ora le cronache parlano di cadaveri ammassati in strada, ospedali al collasso, bombole di ossigeno che mancano in tutto il paese. Si registrano oltre 200mila nuove infezioni al giorno, ben 273.810 solo il 18 aprile, ed anche i decessi stanno aumentando: ne sono stati 1.620 solo nelle ultime 24 ore. Ed entro la metà di giugno si potrebbe contare oltre 2.300 vittime ogni giorno se la situazione non si risolve al più presto, secondo un rapporto della Commissione The Lancet Covid-19.

Preoccupa la ‘variante indiana’ indicata con la sigla B.1.671 che è divenuta predominante nel paese. Nel Regno Unito sono stati indicati un’ottantina di casi. Elemento principale di questa ennesima variante è una doppia mutazione che la renderebbe ancora più contagiosa. Non è chiaro se anche più letale. Preoccupazioni ci sono però rispetto ad una possibile resistenza ai vaccini prodotti fino ad oggi.