Medicina

Sindrome metabolica, in Italia 45000 morti improvvise

di Daniele Rosa

A colloquio con il cardiologo Ilja Gardi sul “killer silenzioso del benessere”

Sindrome metabolica, il "killer del benessere"

La sindrome metabolica viene definita il “killer silenzioso del benessere" perchè spesso coincide con una condizione di completo benessere psico-fisico del paziente. Nella maggior parte dei casi viene rilevata casualmente nell’ambito di screening e si può manifestare clinicamente nelle modalità più svariate: sovrappeso, diabete, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, steatosi epatica. Queste singole patologie che interessano organi diversi, cuore, fegato, rene, vasi arteriosi, devono essere considerate nella loro complessità. E quando rilevate devono portare a un approccio globale del problema. Il dott. Ilja Gardi, cardiologo al Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA) e Chairman del panel “Sindrome metabolica: malattia silenziosa del benessere” all’ottava edizione del Festival della Scienza Medica, spiega ad “Affaritaliani” questa patologia ancora poco conosciuta.

Sindrome metabolica, una patologia ancora poco conosciuta

Perché la sindrome metabolica viene definita “killer silenzioso del benessere”?  "La sindrome metabolica è la vera pandemia endemica planetaria. L’accezione di “killer silenzioso” è riferita al fatto che una grande parte di questi malati (circa il 30%) hanno eventi improvvisi senza sintomi premonitori, in primis la morte improvvisa per causa coronarica, nella fascia di età tra i 50 e i 75 anni". Qual è l’incidenza a livello mondiale e in Italia? "In Italia la malattia nella fase silente interessa circa la metà della popolazione generale over 50 con circa 45.000 morti improvvise all’anno". Quali sono le cause dello sviluppo della sindrome metabolica?"Le cause principali sono sociali, demografiche e comportamentali, oltre alle cause genetiche famigliari. Negli aggregati demografici delle grandi megalopoli urbane la malattia si manifesta circa 10/15 volte di più rispetto a contesti sociali più piccoli o rurali. La povertà assoluta una volta era caratterizzata da profili morfologici di denutrizione, mentre oggi, specialmente nei grandi centri urbani dove vive oltre la metà della popolazione mondiale, uno degli indici di povertà è l’obesità e il grave disordine metabolico. Se consideriamo che entro il 2050 il 75% della popolazione mondiale vivrà nel conteso di grandi megalopoli si può immaginare quello che potrà accadere per questa malattia-sindrome in continua crescita".

Sindrome metabolica, malattia cardiovascolare come principale rischio

Quali sono in particolare i rischi cardiaci della sindrome? "Il principale rischio della sindrome metabolica è la malattia cardiovascolare e questa è la manifestazione vera e propria della sindrome stessa. Quasi tutti i pazienti con sindrome metabolica si ammalano o si ospedalizzano e talvolta muoiono per problemi cardiovascolari quali, infarto, ictus, aneurismi e dissezioni dell’aorta, gravi patologie ostruttive agli arti inferiori con frequenti amputazioni, trombosi venose e conseguenti embolie polmonari. In che modo è possibile prevenirla? La malattia metabolica ha ormai chiari e consolidati paradigmi di prevenzione primaria e quindi nella prevenzione effettiva occorre, dalla scuola elementare, contrastare l’obesità, raccomandare attività motoria regolare, non fumare e sollecitare le comunità sociali, in particolare quelle ad alta concentrazione demografica, a una vita e una socializzazione attiva contrastando il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione e la sedentarietà". Quali sono gli strumenti messi in campo in ambito medico per contrastare l’aumento di casi? "La prevenzione primaria è uno strumento culturale che va attivato nei processi formativi della società, in primis della scuola. Oggigiorno, la diagnostica e la valutazione della malattia metabolica presente ma silente, e quindi della malattia cardiovascolare tout court, è la cosiddetta medicina predittiva di alta precisione che consiste in un approccio diagnostico completo dei pazienti a rischio, anche lieve, di malattia metabolica ovvero di malattia cardiovascolare.