Intervista a tutto campo al presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani
Automobile Club d'Italia, Angelo Sticchi Damiani: “Noi, da sempre al fianco degli automobilisti. E la nuova mobilità va vissuta con entusiasmo”
di Massimo Redaelli (@mredaelli)
Con 103 sedi distribuite sul territorio nazionale e 3.000 dipendenti, Automobile Club d’Italia ha una mission importante, ossia presidiare i vari settori della mobilità e diffondere una nuova cultura dell’automobile, rappresentando e tutelando gli interessi dell’automobilista italiano.Per saperne di più, abbiamo incontrato il numero uno dell’Aci, il presidente Angelo Sticchi Damiani.
103 sedi sul territorio nazionale, tremila dipendenti, un milione di associati, conti in ordine senza un euro dallo Stato: cos’è oggi l’Aci?
“Aci presidia l’intero comparto automobilistico, dalla sicurezza stradale e dei veicoli alla gestione del motorsport, dalla mobilità sostenibile alla tutela degli automobilisti, che rappresenta il punto di partenza della nostra storia iniziata oltre un secolo fa. Per fare tutto questo Aci è organizzata tramite articolazioni che studiano, propongono, realizzano soluzioni e servizi utili al trasporto privato nel nostro Paese. Importante, inoltre, è il lavoro quotidiano, affinché tutto quanto ha un impatto diretto sugli automobilisti come i richiami per la sicurezza stradale, il car sharing o l’avvio del PRA digitale siano ben conosciuti dagli italiani, anche per stimolare una nuova cultura della mobilità, più sostenibile e più efficace. A questo proposito, uno degli obiettivi che ho assunto con la mia presidenza è che Aci, tramite i concreti risultati che raggiungiamo ogni giorno, faccia conoscere sempre di più agli italiani l’evoluzione e l’innovazione legati al mondo dell’auto affinché ne possano apprezzare e cogliere opportunità e vantaggi”.
L’automobile del presente (ma anche quella del futuro) richiede una nuova “capacità di guida”?
“Più che una nuova capacità si richiede una nuova cultura e mentalità. Le auto di oggi, sempre di più domani, ci aiutano nella guida e ci proteggono molto di più. Al contempo consumano e inquinano meno. Sta a noi automobilisti cambiare piccole abitudini per capire e sfruttare tutte queste potenzialità ottenendo di guidare più sicuri, più sereni, più… risparmiosi. Faccio un esempio: i nuovi cambi automatici uniti ai motori più evoluti permettono di consumare meno con maggior comfort soprattutto se accompagnati da una guida intelligente e responsabile che sfrutta al meglio queste caratteristiche”.
Come va vissuta la nuova mobilità che sta andando nella direzione dell’elettrificazione completa o parziale (ibrida plug-in)? E soprattutto quando arriverà?
“Va vissuta con entusiasmo. Mi spiego meglio: la nuova mobilità è fatta di soluzioni e l’elettrificazione è soltanto un aspetto legato al prodotto auto. La mobilità sarà soprattutto digitale, fatta di condivisione dei veicoli, sarà di trasporto collettivo ossia dell’integrazione tra pubblico e privato. In sostanza è un mix di tante piccole e grandi innovazioni che progressivamente renderanno più facili e meno costosi i nostri spostamenti. Poi la nuova mobilità deve avere un impatto ambientale più basso possibile e qui entra in campo l’auto elettrica, totale o parziale, che sarà a disposizione di questa nuova mobilità. Si è pertanto avviato un percorso obbligato e virtuoso, che ritengo richiederà ancora diversi anni anche in funzione della rapidità dello sviluppo tecnologico, su cui nessuno può fare previsioni precise”.
I nuovi diesel euro 6 inquinano oggettivamente poco. Qual è la posizione di Aci nei confronti delle motorizzazioni diesel alla luce delle nuove tecnologie?
“Facciamo innanzitutto chiarezza partendo da due dati: il primo è che negli ultimi trent’anni l’apporto all’inquinamento del trasporto privato è sceso drasticamente e oggi, anche nelle grandi città, non raggiunge mediamente il 10% del totale. Il secondo fatto è che l’attuale diesel Euro 6 inquina 28 volte meno di un vecchio Euro 1, indicativamente alla pari (se non meno) dell’Euro 6 a benzina. Tutto questo proprio grazie alle nuove tecnologie e agli enormi investimenti che hanno permesso l’attuazione di norme sempre più stringenti. Ciò detto, dobbiamo sempre migliorare, l’elettrico è un’arma in più ma penso che il diesel abbia ancora molto da dirci e per molti anni”.
Quanto ritiene utili i sistemi di assistenza alla guida (ADAS) per la sicurezza stradale in generale?
“Li ritengo fondamentali. E sono certo che risparmiano vite e limitano il numero di incidenti e le loro conseguenze. Penso che siano così importanti che stiamo spingendo perché siano montati in “after market” anche sulle vetture che ancora ne sono sprovviste. Inoltre per far capire quanto siano utili e incentivarne l’adozione, attraverso SARA che è la nostra compagnia assicurativa, stiamo proponendo sconti alla polizza RCA per le auto provviste degli ADAS, in origine o montati successivamente. Mi auguro che anche le altre compagnie assicurative vogliano seguire il nostro esempio”.
Dal punto di vista delle infrastrutture e della sicurezza passiva cosa manca e cosa si dovrebbe ancora fare secondo Aci?
“L’Italia ha un’orografia complessa e la nostra rete viaria è vastissima. Purtroppo in molti casi obsoleta, vecchia. O perché ormai inadeguata ai flussi di traffico o perché non aggiornata nei sistemi di sicurezza passiva quali i guardrail o la tipologia di asfalto. Quindi, anche al fine di agevolare le nuove forme di mobilità che ad esempio richiedono aree di sosta specifiche, ci auguriamo un piano strategico di riordino dell’intero sistema infrastrutturale, nelle città come per le grandi arterie viarie. Infine non dimentichiamoci proprio dell’elettricità: se vogliamo un futuro elettrico bisogna da subito creare l’infrastruttura di ricarica di queste auto, dalle colonnine alla rete di alimentazione”.
L’età media del parco circolante è di 12 anni circa: questo è un problema economico, sociale e ambientale che occorre affrontare subito con misure strutturali. Qual è la posizione di Aci in merito?
“E’ un problema serissimo, che va affrontato tenendo conto della situazione economica delle famiglie italiane. La soluzione che proponiamo è incentivare la vendita di usato recente, Euro 5 e 6, in cambio della rottamazione delle auto più vecchie da Euro 0 a Euro 3. Otterremmo in tal modo tre vantaggi: maggiore sicurezza attiva e passiva dei veicoli, minori consumi e minor inquinamento, costi sostenibili per gli italiani che non possono acquistare un’auto nuova. Per questo Aci sta sollecitando il Governo a una nuova forma di rottamazione che preveda rilevanti incentivi anche per la compravendita privato su privato e usato su usato, ad esempio riducendo significativamente l’IPT”.
Cosa serve per far ripartire definitivamente il mercato dell’automobile?
“Beh, la nuova rottamazione aiuterebbe anche la vendita del nuovo, liberando usato recente. Mi faccia però dire che dal nostro punto di vista, pur rispettando quello delle case costruttrici, il mercato dell’automobile non è solo quello della vendita del nuovo, che comunque è risalito a circa due milioni di veicoli. Il mercato italiano è molto più grande, quasi 5 milioni di auto passano di proprietà ogni anno, quindi lo considero ripartito nel suo complesso. Semmai dobbiamo vigilare che si svolga sempre nella massima correttezza commerciale senza mai penalizzare l’automobilista”.
Lei si è impegnato personalmente per salvare il Gran premio di Monza: oltre al Gran premio, quali sono gli eventi più importanti che potremmo vedere in futuro a Monza?
“Conservare il Gp d’Italia a Monza è stata una dura battaglia e sono certo che vincerla sia un grosso contributo per l’intero Paese di cui Aci è orgogliosa.
Ma, come lei giustamente sottolinea, il Monza ENI Circuit non è solo Formula1: Monza è il tempio mondiale della velocità ed è anche il tempio del motor sport italiano ed europeo. Ad esempio, si corrono al Monza ENI Circuit il WEC – World Endurance Championship, il Campionato Europeo GT con il Trofeo Lamborghini e le tante gare dei diversi campionati nazionali su pista. Da qui a fine anno, dopo la Formula 1, gli appassionati potranno vedere rilevanti appuntamenti internazionali, quali a fine settembre le GT Open International Series, a novembre la Finale Mondiale del Challenge Ferrari e a dicembre la 4 giorni del Rally Monza Show; mentre ogni week end si svolgono bellissime e combattute competizioni di diverse categorie”.
Dopo l’esperienza della Formula E a Roma, come vede il futuro delle gare con vetture elettriche?
“La Formula E a Roma è stata una magnifica esperienza che ripeteremo certamente e per la quale mi sono personalmente battuto fin dal 2012 al fianco di Agag, il suo promotore. Ciò detto, la crescita dell’elettrico e lo sviluppo tecnologico non potranno che essere “spinti” dalle competizioni, esattamente com’è per i motori endotermici, e quindi stanno nascendo nuovi campionati dedicati, il primo dei quali in Italia, il Trofeo Smart E Q che si è recentemente tenuto sulla pista di Misano Adriatico”.
Grazie alla sua presidenza, l’Aci è tornata protagonista del mondo automobiistico. A cosa si deve questa trasformazione e quali sono le novità Aci per gli automobilisti?
“Aci è sempre stata protagonista in questi decenni, in tutte le trasformazioni dell’auto e della mobilità. Certamente grazie ai capaci e preparati dipendenti dell’Aci, alla dedizione e alla passione dei nostri manager interni e al sostegno della grande comunità di Aci diffusa in tutta l’Italia, la mia presidenza ha potuto valorizzare quanto realizzato e rilanciare sia il ruolo di Aci per la modernizzazione del Paese sia la sua autorevolezza quale rappresentante di tutti gli automobilisti italiani”.
Iscriviti alla newsletter