Politica
Alemanno asfalta Meloni: “Mi ha deluso, non è di destra, subisce i diktat Usa"
L'ex leader della Destra Sociale non risparmia critiche alla premier, della quale ripercorre l'ascesa
Alemanno asfalta Meloni: “Mi ha deluso, non è di destra. Subisce i diktat Ue e delle potenze americane"
Gianni Alemanno, ex segretario del Fronte della gioventù, ex leader della Destra Sociale (con Francesco Storace), ed ex sindaco di Roma, non le manda a dire alla premier Giorgia Meloni. Di cui ha voluto ripercorrere i momenti salienti che l'hanno portata a Palazzo Chigi.
Dopo la partecipazione alla sesta edizione de "La Piazza", la kermesse di affaritaliani.it, Alemanno ha rilasciato anche un'intervista a Tpi, nella quale "confessa" di aver avuto delle "responsabilità nelle sliding doors che hanno cambiato la carriera della Meloni. In almeno due occasioni le sue scelte hanno influito in momenti decisivi di quella carriera. Il primo è la rottura tra lei e uno dei suoi migliori amici, Fabio Rampelli. Che ha fatto nascere una “diaspora” dalla destra sociale, la corrente dei 'Gabbiani' dove sono cresciute le sorelle Meloni" stuzzica Telese.
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Non solo: Alemanno afferma anche che "la Meloni non ha nulla a che vedere con l’eredità della 'sua' destra sociale", e che "la rottura tra noi è avvenuta definitivamente sulla guerra di Ucraina, con un abbraccio e un addio". E ancora: “Parlo per me. Mai avrei pensato che arrivasse al 30%! Al contrario degli altri, ora allineati e coperti, lo ammetto. Confesso. Non credevo che una ‘donna sola al comando’ avrebbe potuto governare un partito di destra. Ma ha tirato fuori una carica umana, una potenza comunicativa, una volontà di riscatto che ha bucato: lei lo chiama ‘l’underdog', una particolare forma di carisma… Ricorda donne della storia che si affermano contro tutto e contro tutti. Come la Thatcher”.
E allora perché lei ha rotto? “A destra, soprattutto ora, ci vuole un ‘noi’ e non un ‘io'. La democrazia interna è fondamentale. Invece lei vuole ‘un partito del capo’, meno democratico di An con Fini. Prima o poi si paga”. E “la rottura è avvenuta sull’Ucraina. ‘Caro Gianni, mi ha detto, dopo la tua presa di posizione contro la guerra, non c’è spazio per te nel partito. Io ti lascio libero'”.
“È tutta la vita che predico: ‘Né Usa né Urss, Europa nazione’. Noi siamo sempre stati contro gli imperialismi. Per questo dico che lei non è mai stata davvero una donna ‘della destra sociale'. “E in uesto lei è già figlia della svolta dei Gabbiani. A parole rimasero trasgressivi e antisistema, ma abbracciando una identità conservatrice che noi non abbiamo mai avuto”. “Nella Destra Protagonista Giorgia trova Italo Bocchino, Gennaro Sangiuliano, un giovanissimo Donzelli, e tanti altri…”.
Torniamo all’identità. “Quando fonda Fratelli d’Italia Giorgia conia lo slogan ‘Conservatori nei valori, liberisti in economia’. E salto sulla sedia!”. Ma la sua è statta una "mutazione genetica neo-conservatrice ‘americana’. Ad esempio lo schieramento atlantista senza se e senza ma, il rifiuto dell’intervento dello Stato nell’economia, l’ostilità al nuovo mondo multipolare e l’illusione di esportare la democrazia contro le “autocrazie” orientali”.
E lei ora fonda un partito di destra antigovernativo. “Sbagliato. Non siamo ‘solo’ di destra, tant’è che io dialogo sia con Rizzo che Paragone. Noi vogliamo aggregare tutti coloro che vogliono un cambiamento profondo dell’Italia e capiscono che il primo passo è riprendersi le chiavi di casa, riconquistare la sovranità nazionale e popolare”. Contro la Meloni? “Non vogliamo far cadere il Governo, perché arriverebbe sicuramente qualcosa di peggio come un nuovo esecutivo tecnico. Ci auguriamo sempre che ci sia una nuova svolta sociale del centrodestra”.
“La cosa che più mi stupisce? Giorgia è troppo disponibile e ai diktat europei. Si porta la von der Leyen in giro ovunque! Finirà per accettare anche il Mes”.