Politica

Amministrative, tornano gli uomini del vecchio pentapartito

A volte, ritornano! Quanti di voi, in questi giorni, hanno avvertito la sensazione di assistere alle stesse rappresentazioni messe in scena, nel teatrino politico, da quelli che, nei primi anni 90, furono i protagonisti della rottamazione degli uomini del vecchio pentapartito? Avanzano, soprattutto nel centro-Sud, gli ex Sindaci, che per primi vennero eletti, direttamente, dal popolo. Dal municipio di Salerno, De Luca, classe 1949, Sindaco a vita-soprannominato, per gli abbellimenti della città, "Vicienz'a funtana"- è stato proiettato sulla poltrona di Governatore della Campania. Incarico che, per 10 anni, ha svolto don Antonio Bassolino, il quale scese in campo, nel dicembre 1993, conquistando il municipio di Napoli, dove aspira a tornare, nella primavera del 2016, proclamando, con modestia: "Se non mi candido io, a Napoli, il PD scompare". E, intanto, a Roma, dopo il flop di Marino, si sta ritagliando un ruolo di "driver" del costruttore piacione, ex PCI, Alfio Marchini, "Cicciobello" Rutelli, che 22 anni fa arrivò in Campidoglio. Forse, il PD  candiderà a Roma non Rutelli ma Roberto Giachetti, che ha guidato il Gabinetto del Sindaco, nell'era dell'ex pannelliano.

Ed Enzo Bianco e Leoluca Orlando, "over 60" come Antonio e Francesco, continuano a guidare le giunte di Catania e Palermo e aspirano a succedere,  in Sicilia, all' attuale, deludente, Governatore, Crocetta. Mentre Berlusconi ha richiamato in servizio Miccichè, il suo storico luogotenente dei primi anni forzisti, quello del cappotto, 61 a 0, rifilato progressisti di Occhetto, per affidargli il malconcio partito dell'Isola. E in pensione non sono andati neppure Cardinale e Cusumano: l'ex ministro UDEUR, don Totò Cardinale, ha bussato alla porta di Renzi e Matteo lo ha imbarcato, mentre don Nuccio Cusumano, ex CDU, poi UDEUR, è il presidente di un piccolo partito della maggioranza di Crocetta. Insomma, è la politica degli higlander, in cui la fanno da padroni "quelli del 94" e la rottamazione, predicata da Renzi, è rimasta lettera morta. Nelle realtà locali, Calabria non esclusa, Renzi non riesce a imporre il suo modello di partito ai potentati delle periferie.

La stessa cosa accadde a Pigi Bersani, i cui candidati alle primarie, da Milano a Genova a Roma, furono tutti sconfitti. E non può non sorprendere, negativamente, fermo restando il diritto di Bassolino di candidarsi, che i dirigenti del PD, a Napoli e altrove, non comprendano che riproporre le stesse facce di 20 anni equivale a ignorare il cambiamento, radicale, delle politiche di bilancio, dei vincoli fiscali e della disponibilità delle risorse pubbliche. A don Antonio, se la spuntasse alle primarie, Gigino de Magistris imputerebbe, inevitabilmente, i fallimenti del passato. Di recente, Galli della Loggia ha osservato che, come Craxi 30 anni fa, oggi Renzi dedica maggiore tempo e attenzione ai progetti dopo-Expo e allo sviluppo di Milano, mentre di Roma gli interessa poco, preferendo lasciarla alle risse nel PD e al Papa con il Giubileo. Il Sud e Napoli, capitale dei drammi del Mezzogiorno? Neppure considerati, confinati nelle cronache criminali e condannati a discussioni sterili, tipo Bassolino sì o Bassolino no, anche a causa dello scarso rilievo, a Roma, dei rissosi peones locali.