Politica

Cancel culture, sapete l'ultima del Pd? Rimuovere le vie coi nomi “coloniali”!

Di Giuseppe Vatinno

Dopo aver perso le elezioni, il Pd tenta anche di sparire puntando sulla "cancel culture"

Roma, il Pd lancia la “giornata vittime del colonialismo”: vogliono cambiare nome a via Ambaradam e piazza Addis Abeba 

 

La Cancel culture (Cc) è una delle pazzie di questo sciocco millennio e consiste in un revisionismo esasperato ed esasperante di tutto quel passato che non è “politicamente corretto”. Cioè, in pratica, si tratta di voler cancellare traccia di quello che ha fatto la civiltà Occidentale in duemila anni. Ad esempio in America si buttano giù le statue raffiguranti Cristoforo Colombo, oppure si cerca di censurare film come Via col vento, oppure si abbattono le statue dei fondatori bianchi delle città americane o si attacca Shakespeare per aver dato vita a personaggi come l’ebreo Shylock, si attacca Walter Disney perché bianco e razzista e così via cianciando.

Qualche mese fa un demente professore di Oxford disse che la musica di Mozart metteva “a disagio gli studenti neri” e che il “pianoforte è uno strumento eurocentrico”. Insomma, ci siamo intesi. La Cc è la cultura dello stupidismo nata proprio dagli occidentali, una sorta di malattia dello stesso sistema immunitario sociale che colpisce sé stesso e in cui, si sono ficcate le minoranze aggressive e violente. Naturalmente, come #Metoo che ne è parente, la pratica della Cancel culture serve a fare carriera allo stupidotto/a di turno.

L’ultima l’ha combinata il Pd romano che, forse per reagire alla legnata del 30% che FdI ha preso nella Capitale, ha lanciato alcune buffe iniziative, come la “giornata vittime del colonialismo”. E così, nel frattempo, a fiancheggiare la genialata rischiano via Ambaradam, piazza Addis Abeba e quello che, generalmente, viene chiamato a Roma il “quartiere africano” che ricorda appunto le conquiste coloniali italiane nel Continente Nero.

Per la Cc statunitense la stessa Roma, Capitale dell’Impero, è da cancellare perché simbolo appunto di imperialismo e sopraffazione. Cambiamole quindi nome a Roma, magari la chiamiamo Vecchia Washington, in omaggio allo stupidismo americano che ha il suo centro culturale proprio a New York e nella California, cioè i due stati tradizionalmente liberal degli Usa.

Lì c’è l’origine del disastro del mondo contemporaneo: un gruppetto di intellettualoidi cretini venuti su a tartine e champagne nei ricchi attici newyorchesi e californiani. Questi umanoidi passano il loro ampio tempo – sono tutti milionari e agiati - a pensare cretinate ideologiche che mettono in imbarazzo la stessa sinistra liberal mentre i repubblicani Usa ne hanno già da tempo stigmatizzato la pericolosità sociale.

Dunque il Pd romano, che non vede l’ora di scimmiottare i gemelli Usa, si lancia in questa ennesima sciocchezza per cercare di rimediare alla botta presa in una città che non ne può più dei ricconi finto progressisti di sinistra - atticizzati e tartinizzati - del centro storico e delle ville dell’Eur. Un Pd che ha abbandonato da decenni le periferie povere del sud - est rifugiandosi nella roccaforte dei Parioli, il quartiere degli ultra ricchi che è infatti l’unico dove ha vinto il Pd. Tra l’altro il quartiere di Carlo Calenda, il finto progressista di sinistra.

Il revisionismo autoimmune della società occidentale sta devastando da un decennio l’umanità e ha prodotto, come sana reazione, la vittoria di Donald Trump negli Usa e di Giorgia Meloni in Italia. Il segretario è un perfetto sconosciuto, tal Andrea Casu (che manco si è dimesso dopo la batosta), che sembra essere manovrato dal vero deus ex machina, Goffredo Bettini, lo scopritore di Francesco Rutelli sindaco e di Walter Veltroni.

Quindi dietro questo pasticcio revisionista ci deve essere lui visto che, contemporaneamente, si fa sempre più forte la voce di una offerta della presidenza della regione Lazio a un Cinquestelle, si mormora Roberta Lombardi (addio Virginia Raggi…) in vista delle prossime imminenti elezioni, con buona pace di Mr Covid e cioè Alessio D’Amato che, tra l’altro, c’ha pure un contenzioso con la Corte dei Conti che lo ha condannato per una vecchia vicenda che ha avuto anche risvolti giudiziari, poi prescritti, per il reato di truffa.