Politica

Cappato: "Eutanasia e ambiente? Il sistema politico è chiuso e non ne parla"

Di Lorenzo Zacchetti

Intervista di Affari al leader di Referendum e Democrazia: "Queste regole sono assurde. Nel 1994, Forza Italia non avrebbe potuto presentarsi alle elezioni"

Intervista a Marco Cappato: "Raccoglieremo le firme digitalmente, anche se Draghi e Mattarella non ci rispondono"

 

La lista Referendum e Democrazia ha presentato il suo programma elettorale in una conferenza stampa con la partecipazione di Marco Cappato e Virginia Fiume, co-presidenti di Eumans, e Marco Perduca, Presidente del Comitato Promotore Cannabis Legale. Non è però ancora certo che il suo simbolo sia presente sulle schede elettorali che riceveremo il 25 settembre, perché il governo non ha fatto chiarezza sulla possibilità di raccogliere attraverso lo Spid le firme necessarie alla presentazione della lista, non ancora rappresentata in Parlamento. Da qui inizia l’intervista di affaritaliani.it a Marco Cappato, noto anche per il suo impegno civico come membro dell’Associazione Luca Coscioni.

Cappato, il tempo passa e ancora non avete una risposta sulla firma digitale. Siete pronti per raccoglierle fisicamente, in alternativa, oppure dovrete rassegnarvi?
“No, noi raccoglieremo le firme digitalmente e le depositeremo. Sono firme valide. La questione - chiariamolo – è che il procedimento elettorale non è stato adeguato, allo scopo di chiarire il dubbio interpretativo. Da qui al 22 agosto basterebbe che il Governo intervenisse con un decreto per fare chiarezza. Se le firme digitali non fossero riconosciute, non ci resterebbe che la strada dei ricorsi giudiziari, a livello nazionale e internazionale”

State ottenendo riscontri incoraggianti?
“In questa fase, stiamo invitando chi vuole candidarsi a proporsi sul sito listareferendumedemocrazia.it. Solo dopo aver completato le liste si possono raccogliere le firme e questo comporta un’altra discriminazione tra chi deve fare questo passaggio e chi invece ne è esentato, essendo già presente in Parlamento. Chi deve raccoglierle, è assolutamente impossibilitato a fare qualsiasi alleanza, perché prima bisogna appunto avere il quadro delle candidature. Un regolamento di questo tipo è un chiaro messaggio: il sistema politico è bloccato e chi ci vuole entrare deve superare mille barriere. È una porcata fatta per sbarrare le porte a chi sta fuori dal circolo dei partiti, quelli che ormai non riescono più a portare il 50% degli italiani. E guardate che non è un problema solo delle piccole realtà: con questa legge elettorale, nel 1994 Forza Italia non si sarebbe potuta presentare alle elezioni e comunque non avrebbe potuto vincerle, non potendo fare quegli accordi differenziati con Lega e An che determinarono il suo successo! C’è una chiusura ermetica del gioco democratico, che cancella le persone”

Se invece fosse possibile, con chi potreste allearvi?
“Non possiamo ragionare per assurdo. Diciamo che potremmo allearci con chi si battesse per questi stessi temi. Mattarella ha convocato le elezioni per il 25 settembre e già questo era un segnale, visto che depositare le liste entro il 22 agosto è oggettivamente complesso. I cittadini ovviamente non si appassionano a queste cose, ma chi vive la politica lo sa perfettamente. Ci siamo rivolti anche a Draghi, il quale presiede un consiglio di Ministri che rappresentano Pd, M5S, Lega e tanti altri, ma nessuno di loro ha detto una sola problema su questo tema, che riguarda la democrazia. Per rispondere alla domanda, dico che potremmo allearci con chi sentisse l’urgenza di difendere la democrazia, non tanto con chi è più affine alle nostre idee. Se domani uno dei ministri convincesse Draghi, lo terrei certamente in considerazione, ma non sono ottimista: ci sono 25 persone che fanno lo sciopero della fame ormai da dieci giorni, ma non c’è ancora stata nessuna reazione”

Quindi è un tema di metodo, più che di contenuti?
“La cosa grave è questo metodo determina anche il merito. Non è solo una questione di regole burocratiche, ma si inficia la qualità del dibattito politico. Le leggi di iniziativa popolare non sono mai state discusse, i referendum non sono stati ammessi al voto e questo ha conseguenze pratiche sulla vita della gente. Non si tratta di mere procedure. In un sistema politico così chiuso, non si parla di cose fondamentali come i cambiamenti climatici, dei diritti civili, della ricerca scientifica di tutti quei temi che i giovani percepiscono come importanti per il loro futuro. E poi ci stupiamo perché non vanno a votare? Ma cosa si pensa che possa motivarli, gli accordi tra Letta e Calenda o quelli tra Salvini, Meloni e Berlusconi?”

Un altro tema del quale si parla poco è l’eutanasia, nonostante il suo continuo impegno sul punto. Come se lo spiega?
“Una conseguenza dell’assenza di democrazia e che i poteri bene organizzati, pur avendo poca presa sull’opinione pubblica, pongono dei veti su temi che invece sono di ampio interesse: l’eutanasia, ma anche la cannabis e i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ogni partito ha al suo interno minoranze che intessono relazioni con ambienti clericali, conservatori e reazionari, i quali dirottano l’agenda politica su altre questioni”

Per provare a inserire questi temi nell’agenda, non è proprio possibile un dialogo tra Referendum e Democrazia e i partiti tradizionali?
“Il dialogo, per definizione, è con tutti. In occasione dei referendum abbiamo persino implorato i vari leader politici, per mesi, affinché prendessero posizione. Non ho mai rifiutato il dialogo a nessuno, a qualsiasi livello, ma deve essere basato su fatti e non su prese di posizione astratte. E, parlando di fatti, la legge sul fine vita che è stata approvata alla Camera era persino controproducente: basti pensare che Elena (l’ultima donna accompagnata da Cappato a morire in Svizzera, ndr) non avrebbe potuto usufruirne. Ricordo che a proporre quella legge erano innanzitutto Pd e M5S”

Pd e M5S dovrebbero essere tra i partiti più vicini alle vostre posizioni sui diritti civili: in quanto al dialogo allora non c’è proprio speranza?
“Se mi consente la battuta, parlo di… Speranza, il ministro della Salute uscente. Sarebbe stata sua responsabilità porre in essere gli atti necessari affinché fosse effettivamente esigibile il diritto al suicidio medicalmente assistito per le persone tenute in vita da apparecchiature mediche, che in Italia è diventato legale in seguito alla sentenza sul caso di DJ Fabo. Invece, ancora oggi mancano i regolamenti attuativi e quindi Federico Carboni ha dovuto aspettare per due anni. Aggiungo che da un anno chiediamo al ministro i dati sugli obiettori di coscienza negli ospedali italiani, ma senza risposta. Chiariamolo: io non ho proprio nulla contro Speranza, il Pd e tutti quanti, sarò anzi il primo a riconoscere i loro atti concreti… quando ci saranno”.