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Caso Boccia-Sangiuliano, dal trattamento dei dati riservati alla sicurezza nazionale: ecco perché l'ex ministro è vittima di atti persecutori e lo Stato è sotto scacco
Caso Boccia-Sangiuliano, minacce occulte e privacy violata: il giallo della consulente fantasma scuote i vertici dello Stato. È allarme sicurezza nazionale. Il commento
Caso Boccia-Sangiuliano, il commento della pm Imparato tra gli ospiti della settimana edizione de La Piazza di Affaritaliani.it
Il caso di Maria Rosaria Boccia, la cosiddetta "consulente fantasma" dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha monopolizzato le cronache politiche italiane oramai da giorni. La vicenda inizia il 26 agosto, quando Boccia pubblica su Instagram una foto con Sangiuliano, ringraziandolo per la nomina a "Consigliera del Ministro per i grandi eventi". Tuttavia, il Ministero smentisce subito questa nomina, definendola inesistente e accusando Boccia di voler accreditarsi senza motivo: attraverso il suo ufficio stampa chiarisce «Quella nomina non esiste, la dottoressa Boccia cerca di accreditarsi senza averne motivo».
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Nonostante la smentita, Boccia -tramite i suoi profili social dimostra che non sia così-, documenta i numerosi eventi ufficiali accanto all'ex Ministro, Pompei, al Meeting di Rimini, alla Pinacoteca di Brera, a Sanremo, a Montecitorio, scatenando l'attenzione dei media e delle opposizioni. Il Partito Democratico e Italia Viva chiedono chiarimenti sulla gestione degli incarichi fiduciari e contestano la mancanza di qualifiche adeguate della Dottoressa Boccia per l’affidamento dei grandi eventi.
I media tutti si stanno concentrando -in maniera non centrata- sulla love story che in Italia attrae sempre, ma c’è un qualcosa di molto più delicato che sta sfuggendo alla Boccia o a chi per lei, che, se dimostrato, prevede un contesto sanzionatorio devastante, considerata la rilevanza degli interessi in gioco: la sicurezza nazionale e il trattamento delle informazioni secretate.
Sul piano strettamente giuridico, infatti, siamo di fronte al caso di un uomo, un ex Ministro rappresentante delle Istituzione ed in possesso – per l’ufficio di cui è responsabile – di informazioni classificate e no, di trattazione di documenti di livello, segretissimo, segreto, vuol dire documenti che possono trattare solo coloro i quali hanno il possesso del cosiddetto NOS, un livello abilitativo di trattazione alle informazioni sensibili.
Nella ricostruzione dei fatti – secondo le parole della Boccia – la stessa non solo “accompagnava” spesso l'ex Ministro nelle sue apparizioni in veste ufficiali, ma intratteneva con lo staff dello stesso scambi di mail, come in occasione dell’organizzazione della recente G7, documenti ove, per la stessa ammissione della Boccia, sarebbero stati indicati percorsi dei capi di Stato e delle relative scorte, dunque di persone ospiti del Nostro Stato soggette alla massima tutela dell’incolumità personale, dove in ballo c’era la sicurezza fisica delle nazioni ivi presenti, in un periodo storico che è caratterizzato da diversi conflitti bellici e che pertanto non era possibile escludere aprioristicamente eventuali azioni belliche, eversive o terroristiche.
È chiaro e logico che nel periodo in argomento – da maggio ad oggi, sembrerebbe – la donna sia entrata in possesso di informazioni delicate acquisendo dati relativi agli incontri e ai relativi spostamenti di personalità di spicco delle istituzioni italiane e non, con una gravissima compromissione della riservatezza dei singoli e, in primis, della sicurezza nazionale. I confini sono molto sottili. È opportuno chiedersi: come è entrata in possesso di questi dati? Le sono stati riferiti dall'ex Ministro? E in che veste?
L’incarico – seppur ostentato – non c’è. O meglio, doveva esserci ma poi pare essere stato stracciato durante la navetta tra gli uffici tecnici del dicastero. Gli incarichi di consulenza devono passare al vaglio degli uffici tecnici dei dicasteri, in attesa del placet dei segretariati generali che ne vagliano congruità – in termini di curriculum e background – e sostenibilità – quanto alla copertura di spesa. Insomma, è probabile che l’incarico della sig.ra Boccia si sia perso nei corridoi, perché la macchina burocratica abbia in realtà funzionato ed abbia espulso il virus.
Nessuna corsia preferenziale, dunque. Eppure, anche l'ex Ministro ammette di averle conferito l’incarico di consulente per i grandi eventi, ma di non aver ultimato la pratica per dinieghi arrivati dall’alto. È verosimile che la macchina della vendetta della Sig.ra Boccia fosse già in atto: subito dopo aver pubblicato il famoso post di ringraziamento per l’incarico, seguito dalla smentita da parte dello staff dell'ex Ministro, la donna ha iniziato una vera e propria persecuzione mediante l’uso – e abuso – di Instagram. Continui post con screenshot riportanti stralci di mail e conversazioni tenute dalla donna con lo staff dell'ex Ministro, tesi a dimostrare l’effettivo rapporto “formale ed istituzionale” tra lei e questi ultimi.
In sintesi, la Boccia vuole dimostrare che nonostante fosse priva di qualsivoglia titolo per essere legittimata ad entrare nei Palazzi del Potere – come lei stessa li chiama – in realtà lo abbia dolosamente fatto, andando a mettere a rischio la sicurezza nazionale, ora viene da chiedersi se la stessa abbia contezza di dove si stia andando ad infilare con le proprie mani, autoaccusandosi. Non deve passare inosservata una circostanza, che aggrava – ove possibile – la condotta della Boccia: in ogni post dedicato agli screenshot di cui sopra o dedicato alle sue “uscite” sulla stampa nazionale, la donna ha sempre taggato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, costringendola – suo malgrado – ad essere coinvolta, in qualità di attrice protagonista, nel profilo di Maria Rosaria Boccia.
Ad essere sotto scacco è la Presidenza del Consiglio dei Ministri per con reiterati atti di natura persecutoria e intimidatoria: cosa vorrebbe dimostrare la Boccia? Di essere la vittima di un uomo che l’ha sacrificata una volta scoperto il misfatto? Oppure vuole – usando la posizione di forza che la stessa si è ritagliata servendosi della stampa e dei social network – minacciare lo Stato essendo in possesso di informazioni sensibili e secretate? La minaccia è palese: la prospettazione di un male ingiusto – vulnerabilità delle istituzioni governative e compromissione della sicurezza nazionale – c’è. L’offensività anche: è chiaro che la donna, proprio in assenza della legittimazione formale e di qualsivoglia autorizzazione, si fosse introdotta – in che modo? - nel sistema ottenendo informazioni che potrebbero essere anche classificate.
La normativa vigente – Direttiva PCM- ANS 1/2006 Presidenza del Consiglio dei Ministri - impone che nel caso in cui un soggetto, non autorizzato o non adeguatamente abilitato sotto il profilo della sicurezza o non avente la necessità di conoscere, venga in possesso di informazioni classificate– segretissime, segrete, riservatissime, riservate a seconda degli standard di gravità del danno – si attivi di default il protocollo di sicurezza finalizzato all’interruzione del trattamento del dato ed alla sua diffusione: chi entra in possesso di atti riservati o li consegna alle autorità competenti o non ne deve acquisire la cognizione.
È opportuno capire se ci troviamo di fronte ad un caso di spionaggio – non si trascuri che la Boccia, sempre per tutelare sé stessa e le donne vittime dei potenti carnefici, ha registrato dei video attraverso i suoi Ray Ban Meta dotati di microtelecamera– sul cui contenuto saranno aperte indagini anche da parte della Autorità Giudiziaria oltre che nelle competenti sedi parlamentari – ritraenti parlamentari, ministri, funzionari in servizio nei ministeri e tanti altri, con palese interferenza illecita nella vita altrui.
È opportuno ricordare che è vietata la ripresa di luoghi militari, palazzi di Stato, del personale di polizia e militare impegnato nei servizi di Istituto, pertanto anche di scorta, per cui appare piuttosto grave la condotta realizzata.
Spionaggio orientato, commissionato, indipendente? L’Autorità Giudiziaria farà i dovuti accertamenti. Chiaro è che la Sig.ra Boccia si sia volutamente messa al centro di una giostra che gira e girerà sempre più veloce, non curandosi che in uno Stato di diritto, come il nostro, ove, interferire illecitamente nelle vite altrui è un reato; minacciare complotti e ricattare taluno servendosi di un bagaglio informativo illecitamente detenuto altrettanto. Ancor più se la persona offesa è lo Stato, rappresentato da un Ministro e/o dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Insomma, più che un affare di cuore, la vicenda Boccia- Sangiuliano è un affare di Stato: una lettura giuridicamente orientata impone severe osservazioni sulle condotte tenute da tutti i protagonisti. La funzione, tuttavia, va oltre l’uomo e la Boccia questo l’ha dimenticato, a patto che ne fosse a conoscenza. La Boccia ha commesso un grave errore, che potrà esporla penalmente. Dal canto suo la stessa credeva– verosimilmente - di mettere unicamente in cattiva luce l'ex Ministro, in seguito alla promessa non mantenuta, portandolo a rassegnare le proprie dimissioni, per una questione di dignità, e per una questione di un probabile peculato.
I punti sono due. La storia insegna che non sempre chi intraprende una azione ne esce vincitore; il secondo punto è che sarà molto difficile dimostrare il peculato per un impiego illegittimo delle cd. auto blu. Potrebbe, al più, delinearsi un profilo di inopportunità, perché -per come dichiarato proprio dalla Boccia - la stessa accompagnava l'allora Ministro lungo i tragitti già pianificati, ove lo stesso avrebbe dovuto presenziare al singolo evento in virtù dell’ufficio ricoperto, non essendoci, per come dichiarato dallo stesso, una distrazione di fondi pubblici dettati eventualmente dalla spesa del carburante sostenuta per un tragitto diverso, o per una finalità diversa nell’uso improprio della vettura (per andare a fare la spesa).
Se i contorni della vicenda rimarranno tali, sarà altissimo il rischio cui si espone la dottoressa Boccia, impelagata in qualcosa più grande di lei stessa perché entrano in ballo concetti (a lei sconosciuti?) di sicurezza nazionale, riservatezza e segreto di Stato: maneggiare con cautela. È proprio vero che: “Il Potere logora chi non ce l’ha!” (cit.)