Politica
Coscioni indagato per 17enne morta. Per il Pm ne causò la morte sotto i ferri
Concluse indagini preliminari per Enrico Coscioni, l’uomo di De Luca alla Sanità, e un collega. Nell’operazione ci fu “negligenza, imprudenza e imperizia”.
Una morte inaspettata. Lucia Ferrara, una ragazzina di 17 anni muore improvvisamente il 3 settembre 2019 a Salerno, dopo un intervento al cuore eseguito dall’equipe di cardiochirurgia guidata dal primario Enrico Coscioni, all’ospedale Ruggi D’Aragona. Enrico Coscioni è l’uomo forte della Sanità campana. Medico, politico, gran consigliere alla Sanità del governatore Vincenzo De Luca, ex consigliere regionale. Un uomo di De Luca così potente da rappresentarlo alla Conferenza Stato-Regioni sull’emergenza Covid, tanto considerato da essere messo oggi al vertice di Agenas, agenzia nazionale che monitora i sistemi sanitari regionali.
Lucia conduceva la vita normale di ogni 17enne, è allieva di una scuola di teatro, è amata dalla sua famiglia. “A Ferragosto per accontentarmi era uscita di casa per andare a vedere la festa in paese, poi era ritornata facendo la salita ripida di corsa, tutto di un fiato: stava bene, se avesse avuto un cuore malato non sarebbe riuscita a farlo”, ha spiegato dopo la morte il padre, Carmine, a Il Mattino.
A fine agosto viene ricoverata al Santa Maria dell’Olmo, ospedale di Cava di Tirreni, per un capogiro. Dopo alcuni giorni la trasferiscono per un approfondimento al Ruggi e si decide di operarla, per la sostituzione di una valvola. Alla famiglia era stato detto che era un intervento di routine. Lucia soffriva di un cosiddetto soffio al cuore, insufficienza mitralica.
Il pm, dottoressa Daria Cioncada, ritenuto sussistente l’ipotesi di reato, ha redatto l’avviso di conclusione indagine per Coscioni e un suo
collega, archiviando la posizione di altri 2 iniziali coindagati e sostenendo che “ciascuno ponendo in essere una condotta produttiva dell’evento, per colpa, consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia contribuivano a cagionare la morte di Ferrara Lucia”.
In più “omettevano, nonostante i giorni di degenza e l’assenza di urgenza clinica all’intervento, di effettuare opportuna indagine strumentale preparatoria (Cardiotac) finalizzata alla valutazione anatomica delle arterie coronarie, accertamento fondamentale per pianificare un trattamento”.
La denuncia dopo la morte della ragazza, presentata dal padre di Lucia, Carmine Ferrara ha portato all’inchiesta e alle perizie di 3 consulenti della Procura che ora mettono a fuoco cosa sarebbe accaduto prima della sala operatoria e durante l’intervento.
“Ma ho letto che l’ospedale Ruggi sostiene che la ragazza sia arrivata in condizioni gravissime!”, chiediamo all’avvocato Mario Della Porta, legale della famiglia insieme all’avvocato Domenico Avagliano.
Della Porta: “Assolutamente no! Assolutamente! C’è il referto dell’ospedale di Cava dei Tirreni. La ragazza non ha perso mai conoscenza e non ha subito mai nessun tipo di terapia che ne determinasse il ricovero, anzi, si alzava in piedi. Il padre e la madre non se ne fanno una ragione. Il dramma di tutta la vicenda è questo. Sono emerse delle responsabilità di chi ha eseguito gli interventi e noi chiediamo che vengano perseguiti perché sono emerse gravi responsabilità e mancanze”.
Durante l’intervento vi sarebbe stato, secondo il pm, anche un errore: si parla di “errata manualità chirurgica, provocando l’occlusione latrogena dell’arteria circonflessa responsabile dell’infarto acuto del miocardio”.
L’avvocato Domenico Avagliano: “Noi come legali delle persone offese abbiamo avuto accesso al fascicolo perché c’è stata la richiesta di archiviazione per altri 2 indagati. Dalle consulenze tecniche emergono delle gravi responsabilità, delle macroscopiche responsabilità a carico degli indagati odierni. Mancava un’analisi preoperatoria che doveva essere fatta”.
I genitori vogliono la verità. Ora si prevede una possibile richiesta di rinvio a giudizio per Coscioni e il collega intervenuti in sala operatoria.
Per tutto il giorno, come in quelli passati, abbiamo provato a contattare il dottor Coscioni che non ci ha risposto al telefono, e oggi ripetutamente abbiamo provato con il suo legale, l’avvocato Gaetano Pastore, che per impegni non è riuscito a parlarci.
Resta l’amarezza di una ragazzina morta a 17 anni e che sicuramente nessuno voleva morisse.
L’avvocato Avagliano: “Vorrei anche spezzare una lancia nei confronti del pm Cioncada e della Procura che hanno portato questo procedimento all’avviso di conclusione indagini in meno di un anno”.