Politica
La farsa che smaschera De Luca. La doppia cardiochirurgia, il caso Coscioni
La doppia cardiochirurgia di Salerno nel regno di De Luca ‘Vicienz Pol Pot’. Un’eccellenza del Sud si trasforma in una ‘Una poltrona per due’. In 3 puntate
Quello che è successo in Campania è una vicenda emblematica. E’ la storia di un’eccellenza europea, la cardiochirurgia dell’Ospedale Ruggi di Salerno e dell’insediamento come primario del dottor Enrico Coscioni, gran consigliere alla Sanità del governatore De Luca.
Se fosse un film questa storia si chiamerebbe “Una poltrona per due”, come quello di John Landis con Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Neanche in Italia, che a fantasia siamo eccellenti, si era ancora vista una cosa del genere. Oggi la rete capillare di Vincenzo De Luca che da Salerno si estende a tutta la regione non prevede dissidenti e voci stonate. Ognuno occupa il posto assegnato e se qualche voce canta fuori dal coro l’eco non va molto lontana. Niente proclami, proteste, scandali né inchieste sono previste. Non a caso “lo sceriffo”, come viene chiamato il governatore, da giovane nel Pci e nella Cgil, veniva soprannominato “Vicienz Pol Pot”.
La storia.
Grazie a un luminare della cardiochirurgia, perfezionatosi negli Usa, il professor Giuseppe Di Benedetto, con 20.000 interventi nella sua carriera, la cardiochirurgia dell’Ospedale Ruggi di Salerno diventa un reparto di qualità superiore, una perla tra poche opportunità. Non siamo a New York, Stoccolma o Seul che in infrastrutture, tecnologie e professionalità sono al top ma nel Sud con pochi mezzi e molti ostacoli. Nel 2009 al Ruggi si operavano anche aneurismi giganti alla carotide, interventi possibili solo in altri 3 posti nel pianeta: Phoenix, Helsinki e Milano. Cardiochirurgia di Salerno esprime una mortalità media inferiore allo 0,3% quando quella italiana è del 2,3%. Di Benedetto in quasi 25 anni costruisce intorno a sé un gruppo di cardiochirurghi apprezzati in tutto il mondo. Nella sua equipe opera il dottore Severino Iesu, considerato uno dei migliori, a cui Di Benedetto assegna l’incarico di capo della cardiochirurgia d’emergenza, sempre all’interno del reparto. E’ un riconoscimento di prestigio che non cambia la struttura organizzativa dell’Ospedale.
“C’era un unico reparto”, spiega Di Benedetto ad Affaritaliani, “che dirigevo io”.
Ma oggi a capo della cardiochirurgia non c’è più Di Benedetto, andato in pensione, ma il dottor Enrico Coscioni, fedelissimo di De Luca, uomo politico, docente universitario e capolista nel 2015 di Campania Libera in appoggio a “Vicienz” (come i salernitani chiamano affettuosamente il governatore). Coscioni è stato consigliere regionale e vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Campania, è consigliere alla Sanità sempre di De Luca, così potente da rappresentarlo alla Conferenza Stato-Regioni sull’emergenza Covid e nominato di recente anche al vertice di Agenas, agenzia nazionale che monitora i sistemi sanitari regionali. Ma Coscioni, al tempo, era anche dottore nel reparto del professor Di Benedetto che però lo avrebbe descritto con demerito in ben 3 lettere di referenze negative negli anni immediatamente precedenti (sono le valutazioni annuali che i primari fanno sui collaboratori e i dirigenti medici del dipartimento).
“E’ vero che fece queste 3 lettere, professore?”, abbiamo chiesto a Di Benedetto.
Lui: “Non posso dire il falso. E’ vero, ho fatto per 3 anni di seguito una valutazione negativa nei confronti del dottor Coscioni, se ricordo bene nel 2011, 2012 e 2013”.
Al pensionamento di Di Benedetto, per nominare un nuovo primario si dovrà tenere un concorso pubblico.
In attesa, il manager del Ruggi, Nicola Cantone, conferisce a Coscioni l’incarico di primario facente funzione. L’uomo di De Luca, Coscioni, è destinato a succedere al professore Di Benedetto ma i cardiochirurghi che riconoscono in Iesu la figura in grado di ereditare l’eccellenza della cardiochirurgia, insorgono. La situazione è così tesa che salta addirittura la “cultura del silenzio” a cui “Vicienz Pol Pot” ha condanno la Campania.
Il cardiochirurgo Generoso Mastrogiovanni: “Sono uno dei soci fondatori della Cardiochirurgia di Salerno, incidentalmente con un curriculum chirurgico (io insieme ad altri colleghi) superiore a quello del Dr. Coscioni. Mi sembra del tutto disdicevole equiparare una vicenda professionale di assoluta limpidità con una vicenda ‘politica’ di opaco servizio. Mi pare che alle spalle della candidatura del Dr. Coscioni ci sia, in maniera preponderante o assoluta, la connotazione di esponente della politica vincente…[…]… tutto ciò, in un tempo non molto lontano, si sarebbe chiamato conflitto di interesse”.
Il cardiochirurgo Antonio Panza: “Siamo stati gli artefici di tale eccellenza, che ha avuto quale suo presupposto solo la meritocrazia, l’impegno, le capacità professionali e la dedizione che per alcuni ha raggiunto la vera abnegazione, tuttavia altri pensano di doverci imporre nuove regole di gioco… […]… la nomina del collega Enrico Coscioni, annunciata e prevista da tutti i media, ha il sapore di una scelta imposta dall’alto e che non tiene conto dei curricula formativi e chirurgici né delle capacità e impegno professionali dimostrate sul campo da parte di altri cardiochirurghi, fra i quali ‘incidentalmente’ anche io mi riconosco”.
Il cardiochirurgo Paolo Masiello: “Ma la tenzone tra i due unici contendenti è una decisione della stampa? Sembra che non ci sia una pubblica selezione in atto con tanto di valutazione dei curricula di altri candidati, delle valutazioni redatte e delle attitudini, ma un duello pre-costruito ad arte! In una nazione civile si sarebbe discusso di interventi, attività scientifica, esperienza, capacità, impegno professionale, risultati. E si sarebbe premiato il curriculum migliore…”.
Una poltrona (il reparto di cardiochirurgia) si ritrova destinata a due dottori, Iesu e Coscioni.
La pubblica selezione, il concorso, ci sarà nel 2017 ma prima bisogna trovare una via d’uscita, perché un solo uomo può dirigere. Chi vincerà? La politica o i chirurghi?
Ma a quel punto invece di una soluzione si scatena una vera e propria guerra con mosse imprevedibili e inediti colpi di scena, migliori dell’evergreen natalizio “Una poltrona per due”: un inganno nell’inganno come solo la vita reale sa essere.
Fine prima parte. Continua…