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Crocifisso a scuola, Cassazione: "No obbligo di esposizione"

Per la Cassazione l'esposizione del crocifisso in aula deve avvenire con modi condivisi dall'intera comunità scolastica: illegittimo l'obbligo di affissione

L'aula "può accogliere" la presenza del Crocifisso quando la comunità scolastica interessata "valuti e decida in autonomia di esporlo", eventualmente "accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe" e in ogni caso ricercando un "ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi".

L'affissione del Crocifisso, "al quale si legano, in un Paese come l'Italia, l'esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo", afferma la Cassazione, "non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione".

E' quanto hanno sancito le sezioni unite civili della Suprema Corte con la sentenza, depositata oggi 9 settembre, con la quale hanno affrontato le questione dell'esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche. 

La Suprema Corte si è pronunciata nell'ambito del ricorso presentato da un docente che era stato sanzionato in via disciplinare perché "invocando la libertà di insegnamento e di coscienza in materia religiosa", aveva "sistematicamente rimosso il simbolo prima di iniziare la lezione, ricollocandolo al suo posto solo al termine della stessa", non ottemperando quindi alla circolare disposta dal dirigente scolastico, dopo espressa richiesta degli studenti, di mantenere sempre esposto in aula il Crocifisso.

Per i giudici del Palazzaccio - che hanno annullato la sanzione al docente ritenendo "illegittimo" l'ordine di affissione del Crocifisso disposto dal preside con la sua circolare - non va riconosciuto alcun risarcimento, come invece invocato dal professore: non si è ritenuto - spiega la Corte - che sia stata "condizionata o compressa" la "sua libertà di espressione e di insegnamento", proprio perché l'esposizione del Crocifisso non è un "atto discriminatorio".

La questione esaminata dai giudici di piazza Cavour riguardava la compatibilità tra l'ordine di esposizione del Crocifisso - impartito dal dirigente scolastico di un istituto professionale statale di Terni sulla base di una delibera assunta a maggioranza dall'assemblea di classe degli studenti - e la libertà di coscienza del docente che desiderava fare le sue lezioni senza il simbolo religioso appeso alla parete.

Secondo la Corte, la disposizione del regolamento degli anni venti del Novecento - che tuttora disciplina la materia, mancando una legge del Parlamento - è suscettibile di essere interpretata in senso conforme alla Costituzione.

Mentre, dunque, l'aula può accogliere la presenza del Crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, il docente 'dissenziente' non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all'affissione del Crocifisso: deve essere ricercata, da parte della scuola, una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua "libertà negativa di religione".

Per questo, la circolare del dirigente scolastico, consistente nel "puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso", è stata ritenuta dalla Corte "non conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante che ricerca una soluzione condivisa nel rispetto delle diverse sensibilità" e per questo è stata annullata la sanzione disciplinare - la sospensione per 30 giorni - che era stata inflitta al professore.

"In base alla Costituzione repubblicana, ispirata al principio di laicità dello Stato e alla salvaguardia della libertà religiosa positiva e negativa, non è consentita, nelle aule delle scuole pubbliche, l'affissione obbligatoria, per determinazione dei pubblici poteri, del simbolo religioso del Crocifisso". 

"L'articolo 118 del regio decreto 965 del 1924 - si legge ancora nella sentenza - che comprende il Crocifisso tra gli arredi scolastici, deve essere interpretato in conformità alla Costituzione e alla legislazione che dei principi costituzionali costituisce svolgimento ed attuazione, nel senso che la comunità scolastica può decidere se esporre il Crocifisso in aula con valutazione del fatto che sia frutto del rispetto delle convinzioni di tutti i componenti della medesima comunità, ricercando un 'ragionevole accomodamento' tra eventuali posizioni difformi". 

Crocifisso a scuola, il legale del docente: "Sancito bilanciamento dei diritti"

Una decisione che "accoglie il motivo relativo alla laicità dello Stato" e "dichiara illegittimo l'obbligo disposto dal dirigente scolastico di appendere il simbolo religioso senza aver ascoltato almeno i professori o i dissenzienti", nonche' sancisce l'"obbligo a bilanciare i diversi interessi e diritti per superare gli eventuali conflitti".

E' quanto rileva l'avvocato Simonetta Crisci, difensore del docente di Terni dal cui ricorso e' scaturita la pronuncia di oggi della Cassazione sull'affissione del Crocifisso nelle aule scolastiche. Una sentenza che, sottolinea ancora il legale, "ribadisce l'assenza di leggi che obblighino l'affissione del Crocifisso nelle scuole superiori" e "autorizza l'affissione di simboli di altre e diverse confessioni".