Politica

Crosetto firma i referendum salviniani. Piccola rivincita della Lega su FdI

di Paola Alagia

Continua la contesa tra Carroccio e Fratelli d'Italia. Non solo a colpi di sondaggi, ma anche di firme ai banchetti per la riforma della giustizia

Tra rincorse e marcamenti stretti, la contesa tra Lega e Fratelli d’Italia ormai non conosce tregua. Ma soprattutto non è più solo sul filo dei sondaggi che ultimamente stanno premiando il partito di Giorgia Meloni, complice il suo netto posizionamento all’opposizione del governo Draghi.

In questa gara all’ultimo voto, adesso entrano in campo persino i referendum sulla giustizia. I sei quesiti sposati da Matteo Salvini insieme ai Radicali, infatti, da oggi possono contare su un nuovo sponsor. Non uno qualsiasi, trattandosi di Guido Crosetto, tra i fondatori di FdI. L’ex parlamentare ha deciso di sostenerli tutti, inclusi quelli sulla legge Severino e la carcerazione preventiva, sui quali invece non c’è stato il via libera di Meloni.  Un’adesione che, naturalmente, non è passata inosservata, anzi è stata accolta con soddisfazione, dalle parti di via Bellerio.

D’altronde proprio sui referendum il segretario del Carroccio sta puntando molte frecce del suo arco, essendo tra l’altro un’occasione ghiotta per ristabilire un contatto diretto con gli elettori, ciò che più gli è mancato in questo anno di pandemia. Nel prossimo weekend, non a caso, la Lega replicherà la mobilitazione dei gazebo da nord a sud. Con l’obiettivo, fanno sapere dal partito, addirittura di migliorare i numeri, sfondando quota 1.500 banchetti. Ieri sera Salvini ha fatto una lunga videoconferenza con tutti i 140 leghisti responsabili delle consultazioni a livello regionale e provinciale e tracciando un bilancio dei primi giorni di raccolta firme ha parlato di “risultato straordinario” e di “una grande occasione per cambiare la giustizia dopo decenni”.

E pazienza se il rischio, come più volte denunciato soprattutto dalle parti del Pd, sia di giocare su due tavoli, essendo la Lega anche al governo. La situazione è quella che è. E con Giorgia Meloni in una posizone di forza, al leader del Carroccio non rimane che barcamenarsi. E’ stato così per esempio sulle violenze nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, costate provvedimenti cautelari per ben 52 agenti della penitenziaria, oltre alla condanna del ministro della Giustizia Marta Cartabia. Il numero uno della Lega, però, non è stato altrettanto duro: “Conosco quei padri di famiglia sotto accusa  – ha detto nei giorni scorsi - e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male". Nell’ottica di un colpo al cerchio e uno alla botte, quindi, per Salvini, “chi sbaglia paga soprattutto se indossa una divisa però non si possono coinvolgere tutti i 40mila donne e uomini di polizia penitenziaria e non si possono sbattere in prima pagina con nomi e cognomi”.

Colpo su colpo, dalla crociata sulle riaperture in generale all’ultima sul via libera alle discoteche, è evidente che per la Lega è tutto più complicato, stando in maggioranza. E pensare che il Carroccio ha dovuto deporre le armi pure nei confronti del ministro Luciana Lamorgese e ammorbidire i toni con il titolare della Salute Roberto Speranza. La scommessa, insomma, dalle parti di via Bellerio, non può che essere proprio su questo esecutivo e sul fatto che faccia bene. Solo così potrà spuntare un po’ le armi della rampante Giorgia. Ed è proprio a ciò che punta il numero uno leghista. Ecco perché, se da un lato ogni occasione è buona per far riemergere il vecchio Salvini, tutto felpe e selfie, dall’altro lavora anche all’immagine di una Lega post ideologica, che superi le divisioni destra-sinistra, e che “mette al centro il lavoro, la famiglia, le radici giudaico-cristiane dell'Europa e lo sviluppo sostenibile ma compatibile con l'economia”.