Politica

Pd, D'Attorre annuncia l'addio. "Non voto questa Legge di Stabilità"


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Se la Legge di Stabilità rimane così com'è ritengo che sia non votabile per chi è stato eletto con il programma del 2013. Quindi, personalmente, senza correzioni profonde non la voterò, neppure se ci fosse l'imposizione del voto di fiducia. Ovvio che se questo avvenisse avrebbe conseguenze politiche anche in ordine all'appartenenza al partito e al gruppo". Alfredo D'Attorre, esponente di spicco della minoranza dem, intervistato da Affaritaliani.it, annuncia di fatto l'addio al Partito Democratico.

Ma che cosa c'è che non va nella Legge di Stabilità? "E' un complesso di questioni che riguardano l'indirizzo di fondo della politica economica", spiega D'Attorre. "C'è la scelta di dove allocare la riduzione fiscale. E' giusto ridurre le tasse, ma il problema è a vantaggio di chi. Renzi decide di privilegiare i profitti delle grandi aziende e i grandi patrimoni immobiliari. Si toglie la tassa sulla prima casa anche a chi è proprietario di un castello o di una mega-villa, violando tra l'altro il principio di progressività stabilito dalla Cosituzione, e si preferisce dare la priorità al taglio delle tasse sui profitti aziendali piuttosto che a quello sui redditi da lavoro. Sono scelte di impronta reganiana che disegnano un totale stravolgimento della politica economica rispetto ai cardini basilari e ai principi stessi del Centrosinistra. A ciò si aggiunga il taglio consistente alla sanità, la cui spesa cala in rapporto al Pil e subisce un taglio di oltre due miliardi rispetto al Def approvato a settembre. A ciò si aggiunga l'assenza di qualsiasi intervento correttivo della riforma Fornero in materia di uscita flessibile dal lavoro. A ciò si aggiunga l'entità irrisoria e perfino provocatoria delle risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. A ciò si aggiunga infine la totale inconsistenza degli interventi sul Mezzogiorno. E in più, come ciliegina sulla torta, c'è l'innalzamento dell'uso del contante con il messaggio molto inquietante e preoccupante che si trasmette in materia di lotta all'evasione e alla corruzione".

A questo punto c'è spazio per costruire una nuova sinistra a sinistra del Pd? "C'è lo spazio per una nuova forza larga di Centrosinistra che recuperi anche una radice ulivista. Il Pd proseguendo su questa rotta - afferma D'Attorre - non lascia scoperto il fianco della sinistra radicale e massimalista, ma lascia senza casa milioni di elettori di Centrosinistra che negli anni scorsi avevano votato Prodi, l'Ulivo e le coalizioni di Centrosinistra. In giro per l'Italia incontro tanti elettori di estrazione cattolica e popolare che si trovano totalmente disorentati rispetto a questa involuzione del Pd. Lo spazio c'è per una forza larga, plurale che occupi un campo di Centrosinistra che oggi rimane senza voce e senza rappresentanza politica per la trasformazione del Pd in un partito moderato che si volge più volentieri a destra che a sinistra".