Politica

Riforme, sull'art. 37 Sel e Fi votano con la maggioranza

Procedono spedite le votazioni al ddl riforme. In poco tempo, infatti, l'Aula ha approvato alcuni articoli, e bocciato tutti gli emendamenti, licenziando ora anche l'articolo 35 del ddl. I voti favorevoli sono 166, i contrari 78 e gli astenuti 5. L'articolo 35 del ddl riforme introduce il limite agli emolumenti per i componenti degli organi regionali, che non possono essere superiori a quelli attribuiti ai sindaci dei comuni capoluogo di regione. Inoltre, l'articolo dispone che la legge della Repubblica stabilisce i principi fondamentali per promuovere l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.

Il tutto però con degli scivoloni sfiorati col voto segreto, come quando la maggioranza ha superato una votazione segreta, su un emendamento all'articolo 35 del ddl riforme, presentato inzialmente da Calderoli e poi fatto proprio da Malan (FI), ma si ferma a quota 147. I voti favorevoli sono 96, 2 gli astenuti.

DUE GIUDICI COSTITUZIONALI SARANNO ELETTI DAL SENATO- L'aula del Senato, con 234 si', nessun voto contrario e 7 astenuti, ha approvato, praticamente all'unanimita', l'emendamento Finocchiaro all'articolo 37 della riforma costituzionale che ripristina i due giudici della Consulta eletti dal Senato della Repubblica. I senatori di Sel, M5s e Forza Italia (le opposizioni che sono rimaste in aula) hanno votato con la maggioranza. La Lega non partecipa da ieri alle votazioni. La norma, che sostituisce interamente l'articolo 37, cosi' recita: "La Corte costituzionale e' composta da quindici giudici, dei quali un terzo nominati dal Presidente della Repubblica, un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative, tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica. In sede di prima applicazione dell'articolo 135 della Costituzione, come modificato dall'articolo 37 della presente legge costituzionale, alla cessazione dalla carica dei giudici della Corte costituzionale nominati dal Parlamento in seduta comune, le nuove nomine sono attribuite alternativamente, nell'ordine, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica". L'emendamento Finocchiaro era l'ultimo dei tre depositati in aula dopo l'accordo di maggioranza e l'intesa con la minoranza Pd. Esso reca infatti anche le firme di Luigi Zanda (Pd), Renato Schifani (Ap-Ncd), Karl Zeller (Autonomie) ed Erica D'Adda (minoranza Dem). Poiche' l'emendamento sostituisce i contenuti dell'articolo 37 l' ok vale come l'approvazione all'articolo suddetto.

Dopo l'accordo trovato al suo interno dal Pd sugli articoli 21 e 39, l'approvazione definitiva della riforma costituzionale si fa sempre più vicina. E la data del 13 ottobre - la scadenza imposta dal premier Matteo Renzi - non sembra più così irraggiungibile. Diverse fonti parlamentari prevedono di chiudere già domani e lasciare a martedì solo le dichiarazioni e il voto finali.

L'articolo 21, quello relativo all'elezione del presidente della Repubblica, resta immutato rispetto al testo della Camera. È stato invece depositato oggi l'emendamento del governo all'articolo 39, che prevede l'entrata in vigore immediata dell'elezione dei senatori da parte degli elettori e dei consigli regionali. Questo presuppone, dunque, il varo rapido di una legge elettorale che regolamenti la materia.

Un secondo emendamento, che ha ricevuto parere favorevole dal governo, è stato proposto dal gruppo delle Autonomie.

In verità la seduta di oggi, il cui inizio era previsto per le 15, ha tardato a partire per mancanza del numero legale. Alle 15.30 l'aula di Palazzo Madama ha cominciato a votare i sub-emendamenti all'emendamento sulla Devolution di Francesco Russo, che amplia i casi in cui lo Stato può devolvere alle Regioni ulteriori poteri. In merito è stato respinto a scrutinio segreto un sub-emendamento del senatore leghista Roberto Calderoli. I "no" alla proposta di modifica del ddl Boschi sono stati 153, i sì 103 e gli astenuti 2. Ieri, per il primo voto segreto della seduta i "no" erano stati 143. Bocciato anche il secondo voto segreto sull'emendamento di Calderoli all'articolo 31 del ddl di riforma costituzionale sul quale il governo si era rimesso all'Aula.

In aula i banchi della Lega Nord sono deserti. Il Carroccio, infatti, in segno di protesta ha deciso di non partecipare più alle votazioni.

Parallelamente il governo ha accettato un ordine del giorno di Raffaele Ranucci (Pd) che "impegna il governo a prendere in considerazione prima dell'entrata" in vigore del ddl di riforma, "l'opportunità di proporre attraverso una speciale procedura di revisione costituzionale, la riduzione delle Regioni".

Verso sera, è stato approvato l'articolo 31 che riscrive l'articolo 117 della Costituzione, vale a dire l'assetto federale dello Stato, con l'eliminazione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni. I sì sono stati 158, i no 89, gli astenuti 6.