Politica
Elezioni, il direttore Perrino: "Lasciare alle spalle i governi tecnici"
Verso il voto// L'intervista del direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino a una settimana dal 25 settembre
Elezioni, dai sondaggi all'astensionismo fino al tramonto dei governi tecnici: parla il direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino a una settimana dal voto
A una settimana dal voto, in programma per domenica 25 settembre, affidarsi ai sondaggi politici è puro divertissement o qualcosa di più “serio” e autorevole? Garanzia di una vittoria netta della coalizione di Centrodestra, guidata da Fdi, Fi e Lega o è ancora tutto da scrivere? Di questo e tanto altro ha discusso il direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino e la testata online L'incontro, diretta da Milo Goj.
In prima battuta, sull'attendibilità dei sondaggi, Perrino ha dichiarato: “I sondaggi sono l'unico strumento in grado di dare indicazioni sul “sentire” dell’opinione pubblica nel periodo compreso tra la decisione di andare a votare e il voto stesso. Certo, non si può pretendere che azzecchino la percentuale esatta del risultato elettorale di un partito. Ma comunque indicano una tendenza precisa. E’ incontrovertibile, ad esempio che da mesi sia in atto un fenomeno “Meloni” che attira sempre più consensi. L’importante è avere sempre chiaro che un sondaggio fotografa la situazione del momento in cui viene effettuato. Anche solo poco tempo dopo, per i motivi più disparati, le cose possono cambiare. Vorrei aggiungere che ad aver contribuito a togliere credibilità ai sondaggi sono gli exit poll immediatamente successivi alla chiusura delle urne. Spesso sono stati smentiti in modo clamoroso. Qualcuno può fare confusione, ma non hanno nulla a che fare con i sondaggi pre elettorali”. Sui “difetti” delle proiezioni, Perrino ha sottolineato che “bisogna saper controllare la metodologia: se non è rigorosa, in effetti, l’errore, anche significativo è dietro l’angolo”.
I partiti, continua il direttore di Affaritaliani Perrino, "anche in periodo non elettorale, commissionano, spesso per uso interno, sondaggi. Gli obiettivi sono molteplici, capire se si è in sintonia con la gente, comprendere i trend e le esigenze più sentite, e così via. Si crea quindi un rapporto stabile tra un partito e uno o più istituti. E’ possibile che poi, nelle settimane precedenti le elezioni, se questi professionisti rendono pubblici i loro sondaggi, abbiano un occhio di riguardo per i loro committenti abituali. Questo non dovrebbe succedere però con le grandi strutture, che non possono perdere la propria credibilità”.
Altro tema caro alla campagna elettorale è l'astensionismo. “Non è possibile prevedere niente su questo punto”, ammette Perrino, “è un tema insondabile. Personalmente posso pensare che non vi siano elementi in grado di invertire la tendenza. Sul piano dell’educazione civica non c’è niente all’orizzonte. Poi abbiamo una legge elettorale che sembra fatta apposta per favorire le oligarchie. Infine tra la gente cresce la sensazione che qualunque sia l’esito delle elezioni, alla fine a decidere saranno non i loro voti, bensì trame di Palazzo. Può apparire incomprensibile, altrimenti, come mai il PD, che nel 2018 è stato punito pesantemente dalle urne, abbia poi avuto un ruolo determinante nel secondo governo Conte e in quello Draghi. Insomma, qualcuno potrebbe dire: se alla fine, qualunque cosa succeda, governa sempre il PD, cosa voto a fare?”.
Ma il "sentiment" politico degli italiani che direzione ha intrapeso? Dopo aver sentito “il polso della gente” quest'estate a La Piazza, la kermesse organizzata e ideata dal direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino a Ceglie Messapica (Brindisi), diventata ormai un evento di riferimento per la politica italiana, e quest'anno snodo fondamentale delle elezioni, Perrino ha sottolineato che “sia le dichiarazioni dei leader di partito, sia il sentiment comune auspicano un ritorno alla politica”. La stagione dei governi tecnici sembra quindi giunta al capolinea. “Tolto gravi emergenze, anch’io sono convinto che debba governare chi vinca le elezioni. Non si può dare del “non democratico” a chi è stato scelto, in modo regolare dal Popolo. Ha il diritto e il dovere di governare, possibilmente senza ingerenze esterne”, ha concluso il direttore di Affaritaliani.