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Politica
Elezioni politiche 2018: Renzi, 100 giorni di via crucis?

I “100 giorni” dal voto possono trasformarsi per Matteo Renzi e per il suo Pd in una lunga via crucis, una agonia politica con lo sbocco finale di una rovinosa sconfitta. Ma possono anche costituire una opportunità per finirla con i tatticismi del polveroso teatrino della politica, fare chiarezza su cosa davvero Renzi-politicus vuol fare di se stesso, del Pd, dell’Italia. Serve una analisi realistica di quanto è stato fatto e di quanto c’è da fare gettando la maschera, fuori da logiche autoreferenziali. Senza una scossa il Partito democratico è a rischio implosione travolgendo lo stesso Renzi cui spetta, adesso, l’onore e l’onere di volere e sapere cambiare gioco.

La situazione è nota. Le liti e gli strappi nella sinistra; il posizionamento verso le due cifre di “Liberi e Uguali”; il forfait di Alfano e Pisapia; la mina vagante dell’affaire Banca Etruria&scandali limitrofi; l’aborto di una coalizione – pur minima e raffazzonata – di centrosinistra; i sondaggi che danno il centrodestra avanti sul filo del 40% a un soffio dalla maggioranza e con il Pd in discesa costante che rovina sotto il 25% con fughe annunciate di decine di suoi parlamentari e consiglieri regionali-comunali; un sentimento generale di delusione e smarrimento misto a sfiducia e rancore contro politica e istituzioni e di rafforzamento del populismo e dell’astensionismo elettorale fanno capire l’aria che tira, prefigurando tempeste. Gentiloni, capita l’antifona, a Palazzo Chigi fa il minimo sindacale evitando di farsi male, a disposizione dopo le macerie del “post voto”. E Renzi? La bonaccia che sgonfia le vele del Partito democratico impone al segretario un repentino cambio di passo, un colpo d’ala. Bollare Grasso come “uomo” di D’Alema non è una linea politica e l’ossessione nei confronti di “baffino” non porta bene e non porta voti. Al di là delle apparenze, Renzi è sulla difensiva, piantato a terra, incapace di riprendere quota. Basta ancorarsi al “voto utile” del Pd anti grillino e anti leghista per evitare l’implosione, frenarne la debacle elettorale sperando che il centrodestra col vento in poppa non raggiunga l’en plein così da consentire poi l’unica maggioranza possibile, quella del “governissimo” con Berlusconi? E’ questo – in nome di una governabilità appesa ai voleri del rais di Arcore e agli umori del Rottamatore di Rignano - l’unico sbocco possibile per evitare all’Italia una deriva neo-autoritaria o il possibile abbraccio di Matteo&Silvio produce una involuzione politico-istituzionale di stampo oligarchico mettendo la testa degli italiani dentro la bocca del … lupo? 

Al voto mancano tre mesi. La campagna elettorale si fa nell’ultimo mese, si decide nell’ultima settimana, ma le elezioni si vincono o si perdono nelle ultime 48 ore. Così nel 1981 pontificava il guru della pubblicità Jacques Séguéla dopo aver contribuito a portare nel 1981 all’Eliseo Francois Mitterand con il celebre slogan: “La forza tranquilla”. Altri tempi, altri uomini, un altro mondo, non solo dopo la rivoluzione della comunicazione globale di internet. Ma la politica, alla fine, resta l’arte di consegnare alla gente un sogno, un progetto per rassicurare sul presente e indicare un futuro a figli e nipoti. La politica, però, è anche sostanza: gli 80 euro, i bonus, le favole dell’”avrei fatto se” non reggono più. Renzi deve passare dalla narrazione alla realizzazione, per una leadership effettiva rientrando nella concretezza dei problemi e nella difficoltà delle soluzioni. Al Paese servono parole chiare. Senza bluffare sul reale peso di una Legge di bilancio elettoralistica impostata sulle mance, che non intacca la crisi economica che continua a produrre disuguaglianze e forti lacerazioni al tessuto sociale. E serve la fine della politica di toppe peggiori del buco come sui nodi dell’immigrazione, della sicurezza e dei rigurgiti del fascismo, poi sull’Europa, sulle tasse, sul debito pubblico, sulla sanità, sulla scuola, sulla giustizia. Su questi nodi che strozzano l’Italia vanno presentate agli italiani proposte e soluzioni credibili stanando amici e avversari, nessuno escluso. Saranno da una parte la sinistra stantia di Grasso, D’Alema, Bersani&C e dall’altra Berlusconi finto moderato a scappar via a gambe levate. Con loro fuggiranno anche i Renzi-boys, i talebani delle comparsate televisive e conquistatori delle poltrone e dei predellini. Questo è il colpo d’ala, Matteo! Altro che la “rottamazione” col lapis rosso e blu per far fuori chi fa ombra. Si tratta di ripartire, mettendo nel conto anche di passare all’opposizione. Ma – come recitava il saggio - meglio soli che male accompagnati. Se si vuol tentare di non scomparire, se si vuole ripartire.

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