Politica

Elezioni Umbria, niente sarà più come prima...

Vincenzo Caccioppoli

Dopo il trionfo del centrodestra nella regione più a sinistra d’Italia, niente potrà essere come prima sia a destra ma soprattutto  a sinistra. Il governo quasi sicuramente reggerà l’urto della disfatta. Anche se molto indebolito, infatti, dovrà andare avanti per inerzia, perché altro non possono fare né il PD né tantomeno il movimento 5 stelle  che sembra ormai diretto verso un declino irreversibile. Troppe incoerenze, troppe abiure, troppe indecisioni, troppe commistioni con il potere e i palazzi che volevano aprire come una scatoletta di tonno mentre la storia ha dimostrato che i tonni erano loro lo hanno reso a tutti gli effetti un partito senza capo né coda. E la colpa di tutto ciò non può che ricadere sul leader Di Maio, e sul suo mentore Beppe Grillo, che sembrano ambedue sempre più inadeguati al ruolo che gli compete.

La resa dei conti e’ già iniziata da tempo all'interno del movimento anche se adesso rischiano di  rimanere solo le macerie. Per il PD il discorso è sicuramente diverso, il partito da tempo vive una crisi di identità che paradossalmente la scissione dei Renziani ha forse contribuito un po a rischiarare. Ma prima lo stratega Renzi ha voluto regalare al suo ex partito la polpetta avvelenata della alleanza di governo con i 5 stelle, che inevitabilmente non poteva che disorientare i propri elettori. In questo modo ha ottenuto il risultato di passare per il salvatore delle patria, e allo stesso tempo ha delegittimato un grigio Zingaretti, che non a caso non ha mai guardato di buon occhio l'alleanza con il movimento, ma da leader senza carisma e senza forza quale è non è stato in grado di far sentire il suo peso e dire di no.

Adesso anche lui finirà sul banco degli imputati, proprio perché seguendo soprattutto  Franceschini, forse il vero segretario in pectore del partito, ha voluto provare la rabberciata alleanza di governo anche per le elezioni regionali. Il risultato è una condanna pure per lui. Un leader è da sempre colui detta la linea e non segue lo spartito preparato da altri. Infine Conte, altro grande sconfitto di questa elezione, perché proprio lui forse per eccesso di fiducia in sé stesso o per mania di protagonismo o per un pizzico di megalomania che pare averlo ammantato dal suo attacco a Salvini in Senato, ha voluto mettere il cappello del governo sul Umbria. Ed ora se ne deve assumere gli oneri.

Non è un caso se Renzi animale politico certamente  più navigato del premier,  in Umbria non si sia nemmeno fatto vedere. Insomma l'entità della sconfitta non può che avere ricadute pesanti proprio su Conte già indebolito dallo scandalo sul Russiagate. Ma anche a destra nulla potrà più essere come prima, al di là dello strapotere di Salvini e della Lega, sempre più forti, alla faccia di chi già  dava per spacciato ad Agosto il leader leghista.Salvini ha dimostrato di essere più vivo che mai, sia nel partito che nel paese, la sua parabola è ancora all'apice, malgrado il presunto autogol di Agosto. 

Detto questo però non si può negare che ancora una volta chi ha stupito ed esce vero vincitrice  è sicuramente Giorgia Meloni, che e la sua Fdi, con più del 10% dei consensi  è il solo partito che cresce in Umbria. Il traguardo di terzo partito a livello nazionale sembra sempre più alla portata della terribile ragazza della Garbatella che qualcuno dalle colonne di Repubblica ha voluto sminuire definendola “coatta”, non offendendo tanto lei che ha le spalle larghe, ma i suoi tanti elettori, che si può ben dire abbiano abbondantemente superato i lettori di Repubblica.

E questo trionfo fa ancora più impressione perché raggiunto senza praticamente togliere voti alla Lega ma probabilmente sottraendone più al movimento 5s e allo stesso PD. La Meloni ormai rappresenta forse la più bella sorpresa della politica italiana degli ultimi venti anni. E come per Salvini pare che le critiche e gli attacchi siano indirettamente proporzionali ai consensi che ottiene. Ne vedremo delle belle da qui al 26 Gennaio,quando probabilmente ci sarà la madre di tutte le elezioni in un latta regione storicamente rossa come l ‘Emilia Romagna

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