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Politica
Fascina diserta il Berlusconi Day. Marta non si muove da Villa San Martino
Marta Fascina (foto Lapresse)

Fascina è a Villa San Martino, non si muove da lì e nessuno degli eredi le ha mai chiesto di farlo, almeno finora

 

A Paestum, alla tre giorni organizzata da Forza Italia per la settimana prossima e che comincerà con un Berlusconi day il 29 settembre, nella data del primo compleanno senza il Cavaliere, Marta Fascina non ci sarà. La decisione è presa e i margini di ripensamento, che pure ci sarebbero, sono pochissimi. Non andrà in Campania così come non era andata a Gaeta alla kermesse dei giovani azzurri, due settimane fa, dove però aveva mandato un breve messaggio che poi è stato letto dal presidente degli juniores, Stefano Benigni. E' quanto scrive questa mattina il Corriere della Sera.

Non ci andrà non tanto, o non solo, per quella questione logistico-sentimentale che Fedele Confalonieri ha messo a verbale la settimana scorsa, rilevando come Berlusconi fosse Milano, «che c’entra Paestum?» (d’altronde, lei stessa viene dalla provincia di Napoli); quanto per «quel lutto non ancora elaborato», per usare la sintesi degli amici che la vanno a trovare, che ancora la inchioda ad Arcore come a una specie di prigione dorata e carica di sentimenti perennemente votati alla malinconia, della quale si posseggono le chiavi ma da cui non si riesce a separare se non per un paio d’ore, com’è stato per il Trofeo Silvio Berlusconi a cui ha assistito nello stadio del Monza.

Fascina è a Villa San Martino, non si muove da lì e nessuno degli eredi le ha mai chiesto di farlo, almeno finora. E Villa San Martino, dalla morte del padrone di casa, è rimasta plasticamente uguale a sé stessa, anche nei personaggi che la popolano ogni giorno. Con Berlusconi è scomparsa la camionetta con i carabinieri che sostavano di fronte al cancello d’ingresso ventiquattr’ore al giorno e sette giorni su sette; gli altri sono rimasti, dal caposcorta Nino — che adesso accompagna Fascina nelle sue rarissime sortite fuori casa — ai cuochi, ai giardinieri, al resto del personale di servizio.

L’assenza prolungata dal Parlamento a ritmi da record, perché Fascina è anche deputata, così come la prolungata mancanza dalla Capitale, vengono spiegate solo così. «Un lutto non elaborato». La politica è ancora il suo interesse principale, anche se il sospetto di «evaporazione» dalla scena di Forza Italia — messo a fuoco ieri e in questi termini da Vittorio Sgarbi in un colloquio con La Stampa — regge rispetto agli organigrammi presenti e futuri del partito ma non sulla prospettiva politica, visto che ogni parola pronunciata dalla «vedova», se e quando sarà, verrebbe soppesata come il verbo dell’ortodossia berlusconiana. D’altronde, quando le squilla il telefono o è lei a far partire una telefonata, dall’altra parte ci sono spesso Marina Berlusconi, le sue sorelle e i suoi fratelli, Fedele Confalonieri, Gianni Letta.

E così, stando al racconto delle rarissime testimonianze oculari, Fascina legge i giornali, compulsa le agenzie di stampa, gli organi d’informazione sul web, qualche volta anche le chat interne di Forza Italia. Non guarda i talk show e in generale neanche tanto la televisione perché la combo divano-tv le ricorda l’ultimo periodo felice con un Berlusconi ancora lucido, con quelle serate in cui la visione di Temptation Island finiva per avere la meglio sul resto del palinsesto.

E poi, certo, gestisce la Villa e il patrimonio più sacro che contiene, cioè le ceneri del Cavaliere, che riposano accanto a quelle dei genitori Rosa e Luigi, della sorella Maria Antonietta. Dicono che Fascina percorra più volte al giorno i pochi passi che separano la residenza da quel luogo sempre adornato di fiori freschi, il luogo del ricordo, il simbolo di quel «lutto non ancora elaborato». Forza Italia è un mondo lontano ma non lontanissimo, per ora. I rapporti con Antonio Tajani sono buoni, i contatti con i suoi amici che animano la vita interna del partito frequenti se non addirittura quotidiani, l’attenzione per l’asset politico del berlusconismo accesa anche se «da remoto». A Paestum, a meno di colpi di scena, la sua sedia rimarrà vuota. Ma in futuro, che cosa succederà, chissà.

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