Politica
Fico recita da "Giovane Turco giallo". Scelga tra Camera e centri sociali

Fico è una sorta di nuovo “Giovane Turco giallo” in analogia a quelli “rossi” nati nel Partito Democratico da Matteo Orfini e Andrea Orlando per “opporsi” a Mat
Roberto Fico recita. Recita la sua parte di oppositore interno di sinistra, di “compagno”, di “barbudos cubano”, una comoda e confortevole nicchia ecologica che gli ha regalato comunque la Presidenza della Camera dei Deputati.
Fico è una sorta di nuovo “Giovane Turco giallo” in analogia a quelli “rossi” nati nel Partito Democratico da Matteo Orfini e Andrea Orlando per “opporsi” a Matteo Renzi e che, in realtà, fruttò postazioni ministeriali rilevanti per il secondo (Ambiente e soprattutto Giustizia) e partitiche per il primo (Presidenza del Pd).
Insomma, come è noto dalla dottrina politica l’opposizione interna, le “quote dissenzienti” distribuiscono sempre buoni dividenti a patto, però, di pagare la cedola perché se no la volta dopo salta tutto.
E la cedola Fico la sta pagando con un fuoco amico verso il governo giallo - verde.
La paga all’ala movimentista dei Cinque Stelle, quella originale e contestataria, quella dei No Tutto e lontana per definizione dal governo.
E così Fico, ex elettore di Rifondazione Comunista, ogni tanto deve imbracciare il fucile, montare il mirino più o meno telescopico, e sparare verso il bersaglio governativo, specificatamente Matteo Salvini, ma anche Luigi Di Maio, se capita a tiro.
Dopo aver sparato, Fico ripone l’arma, e torna nel suo ruolo super partes di Presidente della Camera, che però gli garantisce una eccezionale location per impallinare chi deve impallinare.
Da ultimo Fico ha impallinato la mancata adesione al Global Compact in ambito Nazioni Unite e poi il Decreto Sicurezza voluto da Salvini e dalla Lega, ma che è nel contratto del governo giallo - verde.
Per il primo provvedimento ha dichiarato: “L’Italia deve aderire per non restare isolata” e per il secondo: “Ho preso le distanze dal decreto”, innescando una polemica a distanza con il ministro Salvini.
Fico si muove con furbizia, distinguendo tra il suo ruolo istituzionale, di cui si professa devoto sacerdote, e quello più propriamente politico.
Tuttavia, se non fosse anche il Presidente della Camera, ben pochi lo starebbero ad ascoltare, una sorta di “effetto Boldrini” dovuto unicamente al ruolo rivestito.
Però l’esponente Cinque Stelle deve fare attenzione a non esagerare perché va bene innaffiare il proprio orticello, ma poi occorre sempre ricordarsi che lui è in quel prestigioso ruolo per un accordo politico di cui la Lega è garante. Se non è d’accordo rinunci al prestigioso incarico e torni barricadiero nei centri sociali, ma le due cose insieme non le può fare.