Politica

"Meloni-Trump, rapporto speciale. E altri leader europei rincorreranno Giorgia"

Parla Carlo Fidanza, a Washington con la premier per l'insediamento del tycoon. Intervista esclusiva

Di Alberto Maggi

"Nel discorso di Trump temi comuni a tutti i Conservatori del pianeta e su cui vogliamo lavorare insieme"

Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles e da qualche giorno anche vicepresidente esecutivo di ECR - il partito dei Conservatori europei - è stato uno dei pochi italiani invitati alla cerimonia di insediamento di Donald Trump. Ha accompagnato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington e, in un'intervista esclusiva e a tutto campo ad Affaritaliani.it, tocca tutti i punti della politica estera e soprattutto del rapporto tra Italia, Unione europea e la nuova Amministrazione Usa.

Fidanza, da dove nasce questa partecipazione e che esperienza è stata? 
"Nasce dal legame storico tra i Conservatori europei e i Repubblicani americani, che ci hanno naturalmente recapitato l’invito. Non potevamo mancare a questo momento storico, anche se lo spostamento della cerimonia all’interno per via del freddo ci ha impedito di seguirla da vicino. Abbiamo avuto modo di coltivare le nostre relazioni con molti influenti parlamentari e membri dell’amministrazione e di partecipare a molti eventi collaterali organizzati da vari think tank conservatori. Comunque la si pensi, questo mandato di Trump è destinato a cambiare molte cose negli States e nel mondo". 

L’ha convinta il discorso di insediamento?
"Si.. e non mi ha stupito. Ho seguito Trump in tutti questi anni, sono stato tra i pochi a scommettere sulla sua rivincita anche nella fase in cui quasi tutti lo davano per finito. Molti dei temi trattati sono i suoi cavalli di battaglia, altri sono più recenti. La lotta senza quartiere al crimine e all’immigrazione irregolare, la messa in discussione dell’ideologia green per puntare sul rilancio di industria e manifattura, l’attacco alla cultura woke in nome della libertà di espressione e del No al gender, la riforma della giustizia contro il suo uso politico. Temi comuni a tutti i Conservatori del pianeta e su cui vogliamo lavorare insieme". 

E duecento e più ordini esecutivi firmati un’ora dopo il giuramento...
"Entusiasmante! Se penso che la sinistra in Italia si lamenta del premierato e invece da sempre, nella più grande democrazia del mondo, si possono decidere cose importantissime con un tratto di penna, nel rispetto della volontà popolare… i nemici delle riforme farebbero bene a interrogarsi".

Con lei a Washington anche Giorgia Meloni, unica leader di governo europea invitata. Si è molto speculato su questo, ipotizzando strappi con Von der Leyen e altro. Ci dice come stanno davvero le cose?
"C’è da essere orgogliosi di questo rapporto speciale che Meloni sta creando con Trump, potrà essere molto utile all’Italia e alla fine penso che gli altri leader europei si troveranno a rincorrerla". 

Ci può svelare cosa si sono detti?
"Mi risulta che si siano salutati, seppur fugacemente, a margine della messa mattutina. Però ieri, in un momento di tale portata storica, era importante soprattutto esserci. Il resto del lavoro viene portato avanti parallelamente nel rapporto tra i due e, mi auguro presto, sarà ancora più strutturato anche tra i governi e i partiti. Bisogna superare questa mentalità da “Italietta”, per la quale ogni occasione viene drammatizzata come se fosse il colloquio della vita. Eppure l’efficacissima missione di Meloni a Mar-a-Lago, che ha sbloccato il caso di Cecilia Sala, dovrebbe averci insegnato che i grandi leader si sentono o si vedono ogni volta che serve. E soprattutto che oggi, grazie a una grande leader, l’Italia è tornata e tutto il mondo se ne è accorto". 

Quindi lei crede davvero che l’Italia di Meloni potrà diventare un ponte tra l’Europa e l’America di Trump? 
"Le ribalto la prospettiva: se l’Europa non vuole morire sepolta dall’attivismo di Trump dovrà affidarsi alle capacità di Giorgia Meloni". 

Basteranno?
"No, serve un passo in più. L’Europa deve ritrovare sé stessa e abbandonare la deriva ideologica di cui è vittima. Basta con l’elettrico cinese, riallineiamo le nostre politiche economiche e industriali con quelle americane, lavoriamo sul rilancio delle relazioni transatlantiche anziché attendere tremebondi i dazi di Trump". 

Sembrerebbe un programma molto ambizioso. Dal suo osservatorio europeo, da dove si comincia? 
"Esempio concreto. Proprio oggi, come Fratelli d’Italia e ECR, abbiamo organizzato a Strasburgo un convegno sulla crisi dell’automotive. Presenteremo un sondaggio inequivocabile che testimonia che i cittadini vogliono una transizione diversa. E giocheremo di sponda col governo e col ministro Urso che stanno cercando di allargare il consenso sulle proposte italiane per il settore. È l’unico modo per uscirne. Oggi l’agenda della destra è vincente perché coniuga realismo e senso comune. La sinistra, che si ostina a ripetere vecchi mantra ideologici, ci sta invece condannando al declino". 

A proposito di ECR... si è concluso il mandato di Giorgia Meloni, sostituita alla guida da Morawiecki e da lei come vice. Sarete forti come prima?
"Giorgia è stata una grandissima presidente, se oggi ECR ha una sua riconoscibilità lo si deve principalmente alla sua leadership. Personalmente sono orgoglioso di rappresentare FdI nel nuovo vertice del nostro partito europeo, insieme all’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, all’amica francese Marion Marechal e al leader della destra rumena George Simion, coadiuvati dal nostro preziosissimo Segretario generale Antonio Giordano. Per me è il riconoscimento dell’impegno di anni per far crescere la nostra famiglia politica. Sono certo che faremo un buon lavoro, potendo contare anche sulla nostra fondazione New Direction, che avrà nel collega Nicola Procaccini il suo nuovo Presidente". 

Infine, tornando agli Usa, ci faccia un pronostico: lei che aveva scommesso su The Donald, intravede già qualcuno per il dopo-Trump? Magari proprio Elon Musk? 
"Musk è il nuovo nemico giurato della sinistra globale: è divertente vederli schiumare di rabbia ad ogni sua incursione, ma ciò non basta a farne un futuro presidente. Ora comunque è davvero troppo presto: la nuova amministrazione Trump è piena di personaggi interessanti, negli Stati ci sono governatori rampanti che cercheranno spazio. Ma oggi dico J.D. Vance, il vice di Trump: è un personaggio interessantissimo, è giovane, rappresenta al meglio il sogno di riscatto dell’America profonda che ha votato in massa per Trump. Basta leggere la sua bellissima autobiografia “Elegia americana” per capirlo. Se saprà giocarsi bene le sue carte da vice presidente ha la strada spianata".

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