Politica
Gestione dei migranti, una tragicommedia imbarazzante
Gli unici che interpretano una vera parte spesso, al calar del sipario, con tragico finale, sono adulti e bambini senza colpa
2017, 119 mila sbarchi a fronte dei 181mila del 2016, il ministro dell’Interno del Pd Marco Minniti tenta di regolamentare l’attività delle Ong nel canale di Sicilia tra non pochi contrasti con il suo stesso partito. Anche Salvini, nel suo travagliato anno da ministro dell’Interno, non risparmia l’impegno per una politica europea condivisa sull’emigrazione, conclusosi con un nulla di fatto.
2019 settembre a Malta, un incontro tra Francia, Germania, Italia, Finlandia e Malta, a differenza di quello del 2015, si chiude con forti entusiasmi. La raccontatrice, questa volta è il Ministro dell’Interno Lamorgese: “I migranti che arrivano in Italia e a Malta saranno redistribuiti nei paesi europei entro quattro settimane, in deroga a quanto previsto dal Regolamento di Dublino”. Al culmine della soddisfazione Lamorgese: “L’Italia non è più sola, arrivare in Italia vuol dire arrivare in Europa, su questo c’è ampia condivisione”. Nei mesi successivi la continua pressione migratoria non beneficia degli accordi che svaniscono in un totale fallimento pur continuando per mesi l’ottimismo e le rassicurazioni casalinghe del ministro sulla strategia italiana.
2022 il canto non cambia, cambiano i cantori, da ottobre l’attuale Governo assicura che il problema migranti è ormai problema europeo, di certo c’è che gli arrivi nei primi quattro mesi di quest’anno sono quadruplicati.
La cronologia delle tragedie e il susseguirsi dei fallimenti politici stanno ad indicare l’inefficacia della nostra dirigenza e l’inconcludenza del sogno europeista. Proviamo, allora, a sottrarci alla retorica, al falsamente corretto e all’universalità del pensiero unico. Proviamo a pensare con critica razionalità, se si vuole, con un approccio euristico capace di guidarci verso la comprensione di un caos continentale.
Non per contraddirci ma occorre muovere da un’asserzione: “In Europa, sulle migrazioni, la politica è profondamente dicotomica; non usiamo le nebulose definizioni di destra e sinistra in quanto non più decifrabili rispetto agli originali significati già obsolete quando Ortega Y Gasset le descrisse come forme di emiplegia morale.
Ritornando all’Italia, gli aspetti retorici e propagandistici lontani e ininfluenti rispetto a possibili soluzioni, miranti esclusivamente alla delegittimazione delle posizioni avversarie, hanno relegato il fenomeno migrazione nell’ambito di un inconcludente dibattito domestico, con accenti traboccanti, che rinvia sine die qualsiasi via d’uscita.