Politica
Governo, Catalfo (M5s), "Il RdC va implementato, altro che smantellato"
Intervista di Affari alla senatrice M5s ed ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: "Blocco dei licenziamenti? Un errore intervenire con misure selettive"
Mancano all’appello solo 12 giorni alla scadenza fatidica del blocco dei licenziamenti. Un tema che, anche alla luce delle proposte di modifica presentate dalle forze di maggioranza, continua ad essere divisivo nel centrosinistra. Con il Pd, da un lato, che sposa la linea della selettività e il Movimento cinque stelle, dall’altro, che rifiuta un’impostazione da codici Ateco. Affaritaliani.it ha affrontato il nodo spinoso con la senatrice pentastellata, Nunzia Catalfo. L’ex ministro del Lavoro nel Conte due, intervistata dal nostro giornale, parla anche del Reddito di cittadinanza, misura di cui è stata madrina e che difende da chiunque tenti di picconarla: “Va implementata, altro che smantellata”, ha sottolineato. Ma Catalfo dice la sua pure sulla riforma delle pensioni, anche perché lo scalone di uscita da Quota 100 sarà un altro nodo che presto verrà al pettine: “Andrebbe nuovamente istituita da subito la Commissione che io avevo insediato, con parti sociali, Mef e Ragioneria e che si stava appunto occupando di raccogliere le varie istanze e formulare una proposta”.
Senatrice Catalfo, il 30 giugno è alle porte, ma ancora un punto di caduta sul blocco dei licenziamenti non è stato trovato. Gli emendamenti al Sostegni bis da parte delle forze di maggioranza dimostrano platealmente che non c’è sintonia. Come se ne esce?
Se ne esce trovando una mediazione, ascoltando le istanze sia dei sindacati che delle imprese. Non bisogna creare contrapposizioni ma trovare, come ho sempre cercato di fare io da ministro, un punto di caduta. Solo in questo modo si può affrontare una situazione così complessa.
Intanto, però, rispetto al Pd, il Movimento rifiuta il criterio della selettività.
Sì. Reputo un errore intervenire con misure selettive, con un’impostazione da codici Ateco, come ha spiegato anche Giuseppe Conte. Ed il motivo è semplice: si rischia, guardando a un singolo settore, di perdere di vista la filiera ad esso connessa. È questo il motivo per cui io non ho mai utilizzato una selettività di tal genere.
Cosa farebbe, allora?
Prorogherei fino al 1° settembre la cassa Covid gratuita e il blocco dei licenziamenti, in modo da poter verificare con gradualità cosa accade nel frattempo nel mondo del lavoro e in caso intervenire. È in questa direzione che vanno gli emendamenti del Movimento. Poi laddove si dovesse constatare che oltre settembre ci sono ancora imprese che faticano, e operare quindi in modo selettivo, l’unico parametro che prenderei in considerazione è quello del calo di fatturato.
Nel frattempo, i sindacati hanno indetto una mobilitazione. Segno che l’operato del Governo e di Andrea Orlando, che ha preso il suo posto al Ministero, sta scontentando il mondo del lavoro o piuttosto di una carenza di ascolto?
I sindacati portano avanti le loro istanze. Il timore di una perdita dei posti di lavoro è condivisibile. Non so darle una risposta perché non sono più al Governo. Quello che posso dirle è che, soprattutto in momenti così complessi, bisogna evitare le contrapposizioni. Le posizioni divergenti c’erano anche quando ero io al Ministero e quello che ho sempre fatto è stato ascoltare il più possibile e cercare di trovare una mediazione.
Si dibatte anche sull’ipotesi di una cumulabilità tra cassa integrazione e stipendio. Lei che ne pensa?
Non sono del tutto contraria, a patto che sia una soluzione momentanea. Anche perché non si possono trascurare neppure gli effetti distorsivi sul mercato. Occorre partire dal presupposto che un lavoratore si trova in cassintegrazione o per un’emergenza o per una ristrutturazione aziendale oppure perché la sua azienda è decotta. La strada, dunque, è far sì che questi sostegni al reddito da passivi diventino attivi. E ciò vuol dire investire in riqualificazione e formazione. A maggior ragione nel caso di imprese fallite perché significa dare al lavoratore una possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro.
Passiamo al Reddito di cittadinanza, da più parti si chiede una modifica o un superamento della misura. Ha bisogno di un tagliando?
Il Reddito di cittadinanza si è dimostrato una misura importantissima e fondamentale, come confermano i dati: a maggio 1,3 milioni di famiglie lo hanno percepito, parliamo di 2,9 milioni di persone in Italia. Lo è stata in questo anno di pandemia e continuerà ad esserlo, purtroppo, visto il livello di povertà assoluta nel Paese. Altro che superarlo, il Reddito di cittadinanza va implementato. Non dimentichiamo che la misura prevedeva anche una riforma e un rafforzamento dei centri per l’impiego. Parliamo di 11.600 operatori che non sono stati ancora assunti, ma sono le Regioni che devono fare i bandi. E, poi, va implementato il patto per la formazione perché spesso ci troviamo di fronte a persone con carenze di competenze che vanno colmate. Un potenziamento - non solo per i beneficiari del Rdc ma pure per esempio per quelli che hanno la Naspi - che avevo previsto all’interno del Pnrr attraverso la Garanzia occupabilità lavoratori (Gol) e attraverso il piano di rafforzamento delle competenze dei lavoratori occupati e non.
Oltre al nervo scoperto delle politiche attive, però, sono stati segnalati anche ripetuti casi di abuso nella percezione del sostegno. Come la mettiamo?
Proprio perché i controlli ci sono, vengono individuati abusi e illeciti. Ma attenzione: questi non riguardano di certo solo tale misura. Sulle pensioni d’invalidità, per fare un esempio, non mancano i falsi invalidi. Ristabiliamo un po’ di verità sul RdC: proprio ieri il sottosegretario al Lavoro, Rossella Accoto, in commissione alla Camera ha spiegato che i casi segnalati sono lo 0,003 percento delle domande accolte. Ecco perché continuo a ripetere che non bisogna strumentalizzare.
Passiamo al capitolo riforma delle pensioni. Come si fa ad ammorbidire lo scalone di uscita da Quota 100?
Andiamo per gradi. Innanzitutto, andrebbe istituita nuovamente la Commissione sulle pensioni, che io avevo insediato con le parti sociali, il Mef e la Ragioneria e che aveva stilato un documento in cui raccoglieva le varie ipotesi di flessibilità in uscita. Non è stata ancora ricostituita e, a mio avviso, andrebbe fatto immediatamente proprio per trovare delle soluzioni in vista della prossima legge di Bilancio. Che, però, a questo punto, devono essere più stabili e strutturali.
Parliamo del Movimento. E’ in corso una rifondazione e si parla anche di una segreteria che affianchi il lavoro del capo politico. Se ci fosse la possibilità di autocandidarsi, lei che farebbe?
Sono da 13 anni nel M5s: se potrò dare il mio contributo, non mi tirerò indietro. Vedremo, non ho pensato a ipotesi di questo tipo. La mia disponibilità sui temi, come è stato per il Reddito di cittadinanza e come è adesso sul salario minimo, è massima.
Una delle questioni più calde nel M5s, infine, rimane quella della proroga del doppio mandato. Lei è favorevole oppure no?
Giuseppe Conte ha dichiarato che è un tema che sarà affrontato più in là. Penso che la cosa più importante in questo momento sia la fase nuova che si sta aprendo con lui. Adesso dobbiamo lavorare tutti per il bene del Movimento.