Politica
Governo, ecco le viceministre e sottosegretarie del Pd. Tutti i nomi

La cariche delle donne Dem, molte le riconferme. Inside
Si va componendo la squadra di viceministri e sottosegretari del Partito Democratico. Il segretario Nicola Zingaretti, dopa la rivolta delle donne Dem per aver scelto solo ministri uomini, ha affermato che l'obiettivo è il 50% di rappresentanza del Pd femminile nell'esecutivo. E' quindi evidente che, essendo appunto tre i ministri uomini (Andrea Orlando, Lorenzo Guerini e Dario Franceschini) le donne faranno la parte del leo nel prossimo giro di nomine per le poltrone di governo.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, quasi sicuramente e salvo colpi di scena verrà riconfermata come viceministra degli Esteri Marina Sereni, rappresentante della corrente del ministro Franceschini. Anna Ascani dovrebbe restare, come nel Conte II, viceministra dell'Istruzione. Gli ex renziani di Base Riformista dovrebbe confermare una tra Simona Malpezzi e Alessia Morani nel ruolo di sottosegretaria, rispettivamente o ai Rapporti con il Parlamento o allo Sviluppo economico. Un ruolo prestigioso di viceministra, forse alla Giustizia, dovrebbe andare a Cecilia D'Elia, presidente della Conferenza delle Donne Democratiche e fedelissima del segretario Zingaretti. Riconferma in arrivo, quasi certa, anche per Sandra Zampa alla Salute.
In corsa, forse alle Infrastrutture-Trasporti (essendoci al Lavoro già il Dem Andrea Orlando), Debora Serracchiani come sottosegretaria. Per quanto riguarda gli uomini discrete chance di restare all'Economia per Antonio Misiani, così come all'Interno per Matteo Mauri. Più complicata appare la riconferma a sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Andrea Martella. Il Pd si prepara, oltre a ribilanciare il rapporto uomini-donne, anche a usare il manuale Cencelli per accontentare tutte le anime Dem.
L'obiettivo di Zingaretti è quello di riequilibrare la rappresentanza di genere, arrivando ad un 50-50, come detto. Per Zingaretti, peraltro, c'è da bilanciare meglio anche la rappresentanza territoriale, visto che la stragrande maggioranza dei ministri sono del Nord. Tutto però, ha chiarito il segretario, dipende dalle indicazioni che arriveranno da Mario Draghi. Non è ancora chiaro quanti viceministri e sottosegretari spetteranno al Pd (si parla di 6 o 7) e non si sa se il premier chiederà ai partiti di indicare i nomi o se proporrà solo l'invio di rose di nomi tra i quali scegliere.
Con l'esecutivo Draghi, ha spiegato Zingaretti, la sintesi tra le forze che sostengono il governo non avverrà più in Consiglio dei ministri o alla riunione dei capidelegazione, ma dovrà diventare centrale il Parlamento. Per questo il leader Pd ha ribadito l'intenzione di rilanciare l'asse con M5s e Leu, le forze che avevano confermato la fiducia a Giuseppe Conte. Un'intesa da rinsaldare anche attraverso forme di consultazione a livello parlamentare, per un'azione più coordinata.