Politica

Governo Lega, Salvini e Giorgetti d'accordo. La verità sul blitz contro Conte

Alberto Maggi

Governo Lega, Giorgetti e Salvini: il piano per recuperare al Nord-Ovest. Salvini democristiano sull'attacco di Giorgetti a Conte

Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti erano d'accordo. O, quantomeno, il ministro dell'Interno e vicepremier sapeva dell'affondo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio contro il premier Giuseppe Conte. Il numero due della Lega, intervistato da La Stampa, ha accusato il capo del governo di non essere più imparziale provocando la dura risposta del diretto interessato ("Grave mettere in dubbio la mia imparzialità").

E il leader del Carroccio? Prima ospite di Andrea Pancani a Coffee Break su La7 ha glissato alla domanda sul suo vice richiamando i 5 Stelle a rispettare il contratto di governo. Poi, a margine di un evento di Confartigianato a Roma, Salvini ha indossato i panni del democristiano per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Conte super partes? "Sempre", ha risposto il ministro dell'Interno. Quanto, invece, ai dubbi espressi dal sottosegretario Giorgetti, Salvini ha detto: "Io non smentisco mai Giorgetti. In medio stat virtus". Tutto e il contrario di tutto, insomma.

Il vicepremier leghista di fatto smentisce il numero due del Carroccio affermando che Conte è sempre stato super partes ma poi precisa di non smentire mai Giorgetti, assegnadogli così un ruolo perfino più importante di quello dello stesso segretario di Via Bellerio. Non solo: quella frase in latino, "in medio stat virtus", dimostra come il partito sovranista ed ex padano intenda mantenere i piedi in due scarpe. "Quello che ha detto GG (come chiamano Giorgetti in Lega) è quello che pensiamo tutti, compreso Matteo (Salvini, ndr). Dopo il caso Siri la fiducia è venuta meno e liberi tutti", afferma un colonnello leghista ad Affaritaliani.it. "Ovviamente Salvini ci mette una pezza e prova ad andare avanti, coerente con quanto ha detto sabato in piazza Duomo".

Altre fonti leghiste ai massimi livelli spiegano che si tratta di una sorta di piano studiato a tavolino. Giorgetti, varesino doc e memoria storica del Carroccio prima bossiano e poi maroniano, fa la voce grossa e la spara alta per intercettare i voti dei leghisti - soprattutto al NordOvest e in particolare in Lombardia - delusi per l'alleanza con i pentastellati a causa del reddito di cittadinanza (che favorisce soprattutto il Sud) e per i ritardi sull'autonomia. Prima del balck out imposto dalla legge un sondaggio suddiviso per circoscrizioni aveva mostrato come in Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta la Lega fosse addirittura più bassa che al Centro Italia.

Da qui la strategia di attacco, affidata a Giorgetti, per cercare di recuperare quel voto padano doc e in parte nostalgico della secessione e degli slogan contro Roma ladrona. Salvini, che è vicepremier e leader del Carroccio, interviene successivamente tentando di placare Conte ("sempre super-partes"), ma affermando addirittura di non smentire "mai" il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Bisogna vedere se il premier, Luigi Di Maio e i 5 Stelle permetteranno che passi questo giochino o se chiederanno un chiarimento profondo. Una cosa è certa, spiega una fonte parlamentare di peso vicina a Salvini, "se va a casa Giorgetti va a casa il governo. GG non è Siri". E infatti qualcuno si chiede: non è che il Carroccio abbia organizzato tutto anche per creare l'incidente per arrivare alla rottura con il M5S?