Politica

Governo: Nicola Zingaretti ha le mani legate; può solo osservare gli eventi

Giuseppe Vatinno

Zingaretti ci prova, ma è troppo tardi per far scordare Matteo Renzi. Quando si dimette?

Nicola Zingaretti è attore consumato, più del suo famoso fratello Luca, il commissario Montalbano.

E da bravo attore sta giocando una parte precisa in questi tempi pre elettorali. Certamente Zingaretti ha capito che i Cinque Stelle hanno spostato in maniera netta il loro baricentro d’azione politica a sinistra per due motivi. Il primo è contrastare la Lega e i risultati si stanno vedendo. Il secondo perché il M5S può (ri) pescare abbondantemente nell’elettorato di sinistra proprio del Partito Democratico. Entrambi i motivi fanno molto preoccupare il governatore del Lazio (a proposito, visto che attacca Luigi Di Maio per le troppe cariche, lui quando si dimette?).

Zingaretti ha perfettamente capito che il Movimento Cinque Stelle può fare del Pd quello che la Lega ha fatto di Forza Italia ma, nel contempo, gli riesce ora difficile contrastare le proposte pentastellate che sono indubbiamente di “sinistra”, come, analogamente, Berlusconi ha grandi difficoltà a contrastare Salvini su tematiche di destra. Da qui la difficoltà del segretario Pd che rispetto ad un passato recente non ha più le mani libere. Come fa a contrastare il Decreto dignità, il Reddito di Cittadinanza, il Salario minimo orario senza andare in contrasto con i propri elettori? Come fa a difendere il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18?

Questa la chiave per capire la pantomima andata in scena pochi giorni fa nel Pd con Delrio che offriva il dialogo a Di Maio proprio sul salario minimo orario che però rifiutava e subito dopo Zingaretti, un po’ come quegli spasimanti respinti, diceva che il Pd non avrebbe supportato nessun governo tecnico dopo le Europee.

Ma Zingaretti non si deve preoccupare perché il governo tecnico non ci sarà perché né di Maio né Salvini hanno alcuna intenzione di far cadere un governo (neppure sul caso Siri) che in nemmeno un anno di cose ne ha fatte molte e molte altre sono al fuoco.

Il Pd l’occasione di cambiare l’Italia l’ha avuta, ma ha preferito schierarsi dalla parte di banche e industriali e non con gli operai e le classi deboli, tradendo così la sua storica missione.

Ora è troppo tardi per fare le giravolte. Il treno è passato e a Zingaretti non resta che guardare quello che accadrà, con poca o nulla possibilità di modificare gli eventi, mentre colui che ha prodotto tutto questo, Matteo Renzi, corre per dimagrire sul lungarno fiorentino.