Politica
Governo,Ong e rimpatri, pronta la bozza.Massimo 4 mesi nei centri per migranti
Pronto il piano Lamorgese per smontare il dl sicurezza
Pronto il piano Lamorgese per smontare il dl sicurezza. Permanenza non oltre i 120 giorni nei centri per i rimpatri; multe per le Ong ridotte a un massimo di 50 mila euro e no alla confisca automatica delle navi.
L’obiettivo della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese - si legge su Il Corriere della Sera - è dichiarato: «Impedire di trasformare il testo che cambia i decreti sicurezza in materia di scontro politico». Anche perché la strada da seguire per le modifiche era stata indicata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento di controfirmare il provvedimento voluto dall’allora titolare del Viminale Matteo Salvini. E dunque i nuovi decreti vanno tenuti al riparo dal fuoco incrociato interno alla maggioranza. Anche tenendo conto della delicatezza della materia trattata, che impatta direttamente con la salvaguardia dei diritti umani. Perché si vorrebbe ridurre da 180 a 120 i giorni di massima permanenza nei centri per chi deve essere rimpatriato, ma anche tornare alle multe per le Ong che non superino i 50 mila euro e soprattutto senza far scattare automaticamente la confisca delle navi utilizzate per il soccorso dei migranti. E poi riconoscere la «tenuità del fatto» in alcuni casi di oltraggio e minacce a pubblico ufficiale, norma che rischia di provocare malcontento all’interno delle forze dell’ordine. E dunque, come continua a sottolineare la ministra «ci vuole coesione, condivisione vera». Una strada sulla quale insiste il viceministro Matteo Mauri del Pd, quando spiega che «se Salvini aveva ottenuto una riduzione dell’integrazione degli stranieri e un aumento dell’irregolarità, noi non vogliamo perdere l’occasione di una revisione complessiva di materie fondamentali come l’immigrazione e la sicurezza».
Ong e Centri
Ecco perché il «tavolo» a palazzo Chigi è stata l’occasione per illustrare i punti fondamentali, ma un esame del testo approfondito dovrà essere fatto con ministri e capidelegazione. Appare fin troppo evidente che i decreti sicurezza saranno l’argomento preferito di Salvini per attaccare il governo. E Lamorgese — peraltro ministra tecnica — non ha alcuna intenzione di diventare il bersaglio. Del resto la delicatezza delle nuove norme è fin troppo evidente esaminando le bozze preparate al Viminale. Perché al centro c’è la «salvaguardia dei diritti umani» a partire da quell’articolo che impedisce «il divieto di espulsione per le persone a rischio di tortura», come lo aveva scritto Salvini, ma viene integrato prevedendolo anche per chi rischia «trattamenti inumani e degradanti».
Le commissioni territoriali avranno maggiori poteri sia per riesaminare «la domanda reiterata in fase di esecuzione di un provvedimento di allontanamento» sia nel «rilascio di un permesso di soggiorno agli stranieri in condizioni di salute di particolare gravità» oppure «per la concessione di dell’autorizzazione giudiziaria a permanere sul territorio per assistenza a familiari minori». La proposta di far scendere a 120 giorni la permanenza nei centri mira a snellire le procedure di rimpatrio, ma si prevedono pene più severe «per l’allontanamento arbitrario da tali strutture e per le condotte violente commesse nei Cpr», dove andranno anche «gli stranieri condannati e quelli in attesa di rimpatrio negli Stati che hanno un’intesa con l’Italia».
Aggressioni e minacce
Nei decreti sicurezza Salvini ha previsto pene più severe —fino a 5 anni di carcere — per minacce e ingiurie a pubblico ufficiale, inserendo nell’elenco anche i dipendenti pubblici. Un’impostazione che secondo il Quirinale «impedisce al giudice di valutare la concreta offensività delle condotte poste in essere» e «solleva dubbi sulla sua conformità al nostro ordinamento e sulla sua ragionevolezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza». Per questo nella nuova formulazione si inseriscono nell’elenco gli agenti di polizia, gli ufficiali di pubblica sicurezza, i vigili urbani e i magistrati in udienza. Ma è di tutta evidenza che per arrivare a questo risultato bisognerà superare le resistenze delle varie categorie di lavoratori e soprattutto tenere testa agli assalti dell’opposizione. E per farlo — su questo Lamorgese ha l’appoggio di Conte — il governo deve mostrarsi compatto, la maggioranza parlare a una sola voce. Esattamente il contrario di ciò che accade in questi giorni.