Politica

Il 25 aprile è la nostra giornata della memoria: difendiamola e proteggiamola

di M. Alessandra Filippi

Oggi è il giorno in cui si rende omaggio ai partigiani di ogni fronte che a partire dal 1943 contribuirono a liberare l'Italia dal nazifascismo

Mentre da settimane l’una e l’altra fazione si scontrano sul senso e sull’opportunità di onorare questa ricorrenza, nel resto del mondo più di un miliardo e mezzo di persone soffre la fame, 500 milioni di bambini nascono e crescono - quando riescono a sopravvivere - al di sotto della soglia minima di sussistenza e un numero sempre crescente di guerre divora le vite e il futuro di intere generazioni. Proprio come è successo con quelle dei ragazzi che hanno combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto al quale si è aggiunto quell’abominio che sono stati i campi di sterminio, nei quali si stima abbiano perso la vita fra i 15 e 20 milioni di persone: sei milioni di ebrei; altrettanti slavi russi, serbi, ucraini, polacchi, sloveni; trecentomila rom e sinti; circa un milione e mezzo di dissidenti politici, e un numero imprecisato di disabili e omosessuali.

Non permettiamo che la storia venga riscritta. Non lasciamo che altri ci imprigionino nelle mille trappole di false narrazioni, che non fanno altro che stipare di nulla la nostra memoria, riempiendo ogni interstizio del nostro cervello di chiacchiericci.

Il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi, ai nostri figli e a chi verrà, in questo 25 aprile, è sforzarci di ricordare tutte le storie che più o meno consapevolmente abbiamo raccolto lungo il nostro cammino; raccontate da chi ci ha regalato la libertà di essere, di dissentire e la possibilità di non avere paura.
Non avere paura di lasciare il vecchio per il nuovo.
 L’Io per il Noi.
 L’individualismo per la collettività.
 Il bene di pochi per il bene di molti.
 Non avere paura di guardare in faccia la realtà.
 Di dire la verità e pretenderla, a tutti i costi.
 Noi possiamo fare la differenza. Esattamente come l'hanno fatta i nostri nonni 78 anni fa.


Aldo Moro esortava i suoi studenti ad essere indipendenti,
 a non guardare a domani ma a dopo domani. Un invito di straordinaria attualità.
 Senza tempo, e proprio per questo per sempre contemporaneo, come la nostra festa del 25 aprile.