Politica
Il Papa del disordine morale apre ai padrini trans. La dx insorge: ecco perchè
Bufera della politica dopo l'apertura del Pontefice a padrini e madrine di battesimo transessuali
Il Papa del disordine morale apre ai padrini trans. La dx insorge: ecco perchè (e c'entrano i soldi dell'Ici)
Era appena finito il Sinodo che ha deluso i progressisti che speravano nell’abolizione del celibato per i preti e l’instaurazione delle suore sacerdote che Papa Francesco, da buon peronista quale è, ha scompigliato di nuovo il quadro con le contestatissime decisioni che consentono ai transessuali di fare da testimoni di nozze e da padrini/madrine, forse dovremmo usare, siamo in tema, padrinə o madrinə, ai battesimi. Ma a ben pensare Francesco è anche un gesuita ed avrà ritenuto che è meglio dare un colpo al cerchio ed uno alla botte e quindi regalare un contentino anche ai progressisti delusi, come monsignor Zuppi, che vorrebbero continuare le aperture del Concilio Vaticano II.
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La bomba atomica morale è esplosa dopo che il Vaticano ha fornito delle indicazioni, tramite il Dicastero per la Dottrina della Fede con a capo il cardinale Victor Manuel Fernandez, che hanno risposto a dei quesiti inviati addirittura nel luglio 2023 da monsignor José Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile. Le domande, che riguardano il Diritto canonico, erano se i padrini e le madrine del battesimo potessero essere transessuali e se i testimoni di nozze potessero essere anche loro “in transizione”. La risposta è stata positiva ed è stata controfirmata dallo stesso Pontefice: “se po’ fa”. Sospetti sono i tempi visto che le risposte sono arrivate ad una domanda fatta a luglio 2023 e quindi l’ipotesi del contentino ai progressisti si rafforza. Ammettendo che non ci sia nulla contro i transessuali, perché la Chiesa è appunto “cattolica” (dal greco καϑολικός, cioè universale), desta meraviglia e provoca sgomento la tesi.
Non perché si voglia mettere in dubbio le scelte sessuali che ognuno di noi è libero di fare ma perché nell’ambito della Chiesa cattolica ci sono testi come la Bibbia e il Vangelo che non sembrano affatto andare nella stessa direzione, anche se è in atto da tempo un forte revisionismo che cerca di reinterpretare scaltramente ma inefficacemente le scritture a proprio favore.
Ad esempio, gli episodi biblici di Sodoma e Gomorra sono lì a dimostrarlo, quindi o Dio ha cambiato idea oppure c’è una contraddizione che genera confusione nel gregge del Signore. E ora parliamo più di politica che di fede perché in Fratelli d’Italia le decisioni della Santa Sede non sono affatto piaciute. Molti parlamentari di destra non hanno approvato queste novità ma la maggioranza silenziosa, per sua stessa definizione, tace ma non acconsente e così fa Roberto Menia, parlamentare di lungo corso di FdI e pure sottosegretario che entrò a Montecitorio addirittura nel 2024, vent’anni fa. “Chiunque si converta può essere battezzato per cui non trovo la novità: anche il ladrone alla destra di Gesù si convertì e per questo accompagnò Cristo in paradiso”, dice il parlamentare.
Ma aggiunge, mostrando un insospettabile vigore teologico: “Fatico a comprendere, invece, con quale logica – e soprattutto che modello costituisca – un trans possa essere padrino/madrina di battesimo o matrimonio visto che la dottrina della Chiesa ha sempre fatto riferimento al diritto naturale ed al matrimonio fecondo uomo donna”. Ed in effetti le perplessità di Menia sono quelle di parecchia gente, anche non politica. Poi chiosa: “San Giovanni Paolo II definiva sintomo di disordine morale quello che per l’attuale Papa pare essere un modello riconosciuto. Non dico di più, ‘unicuique suum‘…”.
Il riferimento dotto, “unicuique suum”, e cioè “a ciascuno il suo”, è presente sia come motto nell’Osservatore romano, insieme a “non praevalebunt”, cioè “non prevarranno” (le porte degli inferi, ndr) sia come titolo di una famosa opera di Leonardo Sciascia, appunto “A ciascuno il suo”. La replica di Menia è corretta ma con un po’ di dietrologia si potrebbe anche pensare che attualmente i rapporti tra il Vaticano e Giorgia Meloni non sono molto buoni. Infatti, ad una iniziale perplessità della stessa leader per Papa Francesco, ad inizio anno era seguita una sorta di luna di miele, proprio dopo la scomparsa del Papa conservatore Benedetto XVI, amato dal Primo Ministro. Francesco aveva anche appoggiato l’azione governativa sulla questione dei migranti che non “potevano essere un problema solo dell’Italia”, come disse a sorpresa poco dopo il Pontefice. Ma poiché il divo Giulio ci ha saggiamente insegnato che “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si prende” possiamo ritenere che le attuali scaramucce siano dovute, oltre che ai motivi teologici e a questioni di fede, al fatto che la Ue vuole più prosaicamente i soldi dell’Imu ex Ici dallo Stato italiano che a sua volta li vuole da Oltretevere, tanto che i vescovi hanno ricevuto tutti una letterina in tal senso, come ha fatto notare perfidamente il loro Capo, monsignor Matteo Zuppi che aveva prontamente sparato a palle incrociate sui campi per gli immigrati in Albania, proposti in un accordo tra Giorgia Meloni con il Primo Ministro Edi Rama.
“Sono di per sé un'ammissione di non essere in grado di gestire il problema. Ci si chiede perché non venga sistemata meglio l'accoglienza qui», aveva chiosato l’alto prelato, rifilando un bel calcione al governo. Inoltre, c’è pure la questione dei fondi Pnrr che la Chiesa cattolica vuole per finanziare le Caritas diocesane e che Zuppi chiede al governo un giorno sì e l’altro pure. Quindi in attesa di vedere a matrimoni e battesimi trans truccatissime in tacchi alti e mise in tiro, assistiamo al botta e risposta. Unicuique suum, appunto.