Il Pd muore e i renziani attaccano Zingaretti in rete. Madia: "Siamo ridicoli"
Attacco di massa dei renziani a Nicola Zingaretti dopo la sua intervista. Frattanto a Torino alla Festa de l'Unità ci sono solo 30 persone
Il Pd sta scomparendo progressivamente, le feste de l'Unità registrano una spaventosa morìa di frequentatori, al governo c'è un fronte populista-sovranista con un ampio consenso e tuttavia gli esponenti istituzionali renziani non hanno altro da fare che perdere tempo sui social network ad attaccare un dem come loro, ovvero Nicola Zingaretti.
Mentre in rete veniva diffusa la tragica foto della Festa de l'Unità di Torino alla quale si sono presentate soltanto trenta persone, su Twitter e Facebook su scatenava la reazione dei renziani doc dopo l'intervista del governatore del Lazio al quotidiano La Repubblica.
Nel mirino le sue dichiarazioni su Emmanuel Macron e la sua critica alla linea politica del presidente francese. Apriti cielo, sui social è intervenuto quasi tutto il gotha dem vicino a Matteo Renzi a "bullizzare" Zingaretti. Inizia il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, fedelissimo di "Matteo", che a sua volta solidarizza con l'altrettanto turborenziano Sandro Gozi: "Una nuova alleanza per #Europa nasce insieme a #Macron. I nostri avversari sono i sovranisti. Ha ragione @sandrogozi. #IostoconMacron.
La deputata Alessia Morani che non può esimersi dall'intervenire in qualsivoglia dibattito sui social network non può mancare all'appello e su Twitter "asfalta" il governatore del Lazio: "Attacca #Macron prima delle elezioni Europee. Attacca #Renzi prima del Congresso #Pd. Apre al #M5s subito. Raffinata strategia quella di #Zingaretti: per la serie continuiamo a farci del male".
La cita a quel punto Roberto Giachetti, che unisce la sua voce alla pletora di messaggi contro il Presidente della Regione Lazio usando aulici francesismi: "Famose male", cui fa da contraltare su facebook l'immancabile Luigi Marattin che questa volta però si contiene: "no ai falsi miti del Pds" si limita a commentare.
Dopo un attacco di massa a Zingaretti a suon di post e tweet, finisce per intervenire pubblicamente la responsabile della Comunicazione Marianna Madia, anch'ella renziana ma evidentemente più posata, che tuona: "Proposta: fermiamo subito questa china di messaggi "interni" sui social in vista del congresso del PD. Rischiamo il ridicolo. Abbiamo bisogno di un confronto serio. Nel frattempo occupiamoci, insieme, di fare opposizione: il Paese corre un rischio peggiore delle sorti del PD. #pietà".
Il casus belli, ovviamente, non è tanto la critica di Zingaretti a Macron quanto invece il temutissimo congresso e l'intenzione del Governatore del Lazio di candidarsi a segretario del Pd, e la conseguente paura dei renziani che egli possa spuntarla e vincere sul loro candidato. Un candidato che, a quanto pare, non sarà Matteo Renzi, salvo ripensamenti dell'ultimo momento come ci ha abituati l'ex segretario ed ex premier dem. I renziani "mi attaccano perché capiscono che per la prima volta si sta muovendo qualcosa di competitivo che può cambiare le cose" risponde Zingaretti all'offensiva renziana.
Intanto, mentre nel Pd continuano imperterrite le diatribe e le faide tra renziani e antirenziani, una musica che va avanti ormai da anni, i sondaggi vedono un crollo di consensi inquietante e, come dimostrano i flop delle varie Feste de L'Unità in giro per l'Italia, prosegue lo stillicidio di simpatizzanti e militanti. Ma ai dem tutto ciò sembra non interessare, impegnati come sono in perpetue lotte fratricide interne riguardo alla leadership, tanto da sembrare disposti financo a radere completamente al suolo quel che resta di un partito glorioso pur di poter regnare sulle macerie.
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