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Politica
Il politicamente corretto? E' al tramonto. Addio al perbenismo

Era nell’aria. Il politicamente corretto, parola d’ordine delle élite occidentali, penso ai burocrati di Bruxelles, alla grande finanza, alla stragrande maggioranza dei media, ai radical chic, alle classi dirigenti, che lo hanno predicato per anni, spesso con un filo di ipocrisia, sembra improvvisamente incrinarsi dopo l’elezione a sorpresa di Donald Trump, stravagante scheggia impazzita di quelli che mettono al centro della loro visione non la “correttezza” ma la ruvida “concretezza” dei problemi sul tappeto. Tutti fingevano di non vederli questi tifosi dell’antisistema. Eppure non erano quattro gatti, sbeffeggiati dai sondaggisti, erano milioni e milioni. E non solo negli Stati Uniti d’America. Sono milioni e milioni anche qui in Europa. Qui in Italia. Non averlo capito è stato un errore gravissimo dei nostri politici supponenti e snob. Perché in politica la cosa che conta di più è riuscire ad intercettare il polso e l’umore delle masse. E oggi le masse sono contro una certa vecchia classe dirigente e contro il suo logoro perbenismo.

Io non la penso come Trump. E non la penso nemmeno come altri sabotatori del sistema, vedi Marie Le Pen, vedi Beppe Grillo, vedi i sostenitori di Brexit, vedi l’ungherese Viktor Orban. Tuttavia, capisco benissimo che molte delle loro istanze rappresentano un profondo sentimento diffuso e condiviso nel nostro mondo occidentale. Certo per noi democratici è impossibile rifiutare l’accoglienza a migranti che scappano da guerre e miseria. Ma allo stesso tempo è impossibile accoglierli senza regole giuste. E per giuste intendo: si accolgono solo quelli che saremo in grado di integrare davvero. Per il loro bene.  Non farlo, per essere corretti,  provoca sconquassi sociali, con poveri derelitti che finiscono nelle mani dei racket, a vendere droga o a lavorare come schiavi nei campi. E’ apparentemente impossibile, per ragioni di spesa pubblica da tenere correttamente sotto controllo, tagliare le tasse. Ma è assolutamente folle non ridurle, unica strada per rilanciare consumi e economia. E’ impossibile arrestare l’avanzata dei nuovi diritti civili. Ma farlo in maniera maramaldeggiante può rivelarsi un insulto a religioni e costumi sui quali è stata costruita la nostra identità. Insomma, pensare che il futuro vada gestito partendo dai dogmi di un buonismo generalizzato, quello che ci fa sentire bene perché è corretto, non regge più. E’ stato un abbaglio ipocrita del nostro mondo ricco che si sentiva in colpa con quello povero. Basta vedere le star multimilionarie americane che si sono spese per la Clinton. Quante di loro sono persone marce, con famiglie sconquassate, drogate, alcoliste, violente, sessualmente riprovevoli, ma che sostenendo il progressismo spicciolo si puliscono la coscienza. Il mondo è troppo complesso per essere risolto dalla correttezza. L’esempio più probante è quello delle primavere arabe. Sono stati cacciati, giustamente, dei dittatori. Correttissimo. Ma adesso i loro paesi sono piombati in un caos peggiore, di orrore oscurantista. Per rendere il mondo miglior non basta essere buoni e corretti. Bisogna anche fare i conti con la Storia e con le sue contraddizioni.

       

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politicamente corretto





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