Politica

Inchiesta Reset, dal Pd schiaffi al procuratore Gratteri dopo il maxi blitz

di Antonio Amorosi

'Ndrangheta, maxi-blitz a Cosenza, indagati anche 3 politici. Attacchi di una parte del Pd al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri

Mega blitz contro le cosche a Cosenza, l’indagine coinvolge anche politici. E parte del Pd attacca il magistrato: “Vuole seguire la legge o essere la legge?”

Tutto inizia con l’inchiesta Reset della DDA di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, che ha ordinato l'esecuzione di misure cautelari nei confronti di 202 persone (139 finite in carcere, 51 ai domiciliari, 12 sottoposte a obbligo di dimora) ritenute parti o collegate ai gruppi di 'ndrangheta cosentini, con alcuni indagati accusati di scambio politico-mafioso. L’inchiesta riguarda sette gruppi che si spartiscono gli affari illeciti a Cosenza.

Nell’inchiesta finiscono anche il sindaco di Rende Marcello Manna, noto avvocato e cassazionista (tra le altre cose è stato presidente di Anci Calabria, tra il 2001 e il 2006 ha fatto parte della Commissione studi sulla riforma del Codice penale, ha collaborato con Nomisma) e l’assessore Pino Munno, entrambi posti agli arresti domiciliari come indagati. Nell’indagine finisce anche l’assessore ai Lavori Pubblici di Cosenza Francesco De Cicco, il Comune è a guida Pd (centro-sinistra), anche lui ai domiciliari. Tutti da ritenersi innocenti fino a prova contraria, ovviamente.

Un’operazione a 360 gradi, supportata anche da una mole importante di intercettazioni, “forse è la più estesa indagine su Cosenza”, ha spiegato Gratteri nel corso della conferenza stampa “e riguarda un’associazione mafiosa, un’associazione finalizzata al traffico di droga e tutti reati caratteristici della criminalità organizzata, quindi estorsioni, usura e anche rapporti con la pubblica amministrazione. Sono indagati anche tre professionisti”.

Alle domande dei giornalisti presenti il magistrato ha spiegato perché non potesse illustrare i dettagli dell’inchiesta, riferendosi alla legge che impone alle toghe di non poter parlare con i cronisti: “La stampa ha potere, chiedete ai vostri editori di dire ai politici di cambiare la legge, ma finché non cambia non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare”. Il discorso del procuratore riguarda l’attuazione della direttiva sulla presunzione d'innocenza che azzera una parte dei rapporti tra toghe e stampa, impedendo a questi ultimi di conoscere i dettagli delle inchieste. La norma fa sì che i rapporti con gli organi di informazione avvengano tramite atti formali, comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa.

Il riferimento del magistrato non è piaciuto a tutti. Durante la presentazione delle liste Pd per le politiche è intervenuta la parlamentare uscente Enza Bruno Bossio come riportato da Il Quotidiano del Sud.