Politica

Lega, Affari svela il successo: Salvini, Giorgetti e le liti hegeliane

Giorgetti è l'opposto di Salvini e alla fine i due si integrano e completano

Di Alberto Maggi

Reduce dal successo alle Regionali in Sardegna Matteo Salvini tiene i piedi per terra, conferma l'alleanza di governo con i 5 Stelle e sul fronte elettorale guarda alla Basilicata il 24 marzo, poi al Piemonte e alle Europee tenendo sempre ben distinto il piano elettorale dal contratto che lo lega al Movimento 5 Stelle. Chi conosce bene il ministro dell'Interno assicura che la sua forza è anche e soprattutto quella di restare sempre con i piedi per terra. Vietato montarsi la testa.

Salvini è il leader carismatico del Carroccio, uomo d'impeto e d’energia, ma allo stesso tempo che sa fermarsi e riflettere. E non a caso continua a ripetere che l'esecutivo durerà cinque anni e che non è a rischio nonostante nei sondaggi e nei voti reali la Lega abbia ormai superato nettamente i 5 Stelle. D'altronde il tempo gioca a favore di Salvini, almeno fino alla probabile crisi economica mondiale che alcuni analisti vedono partire in autunno dalla borsa di Wall Street. Un progetto, quello del ministro dell'Interno, che va ben al di là del governo italiano e che punta a cambiare l'Europa il 26 maggio (dalla globalizzazione capitalistica all'identità dei territori), con l'ipotesi, ormai da prendere in considerazione, di competere persino per il posto di Juncker alla guida della Commissione Ue.

Cambiare l’Europa è un obiettivo strategico nell'azione politica del leader leghista e della sua squadra. Che ha, in cima alla lista, Giancarlo Giorgetti. Quasi quotidianamente escono rumor di incomprensioni, liti, contrasti tra il vicepremier e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In realtà chi vive quotidianamente in casa Lega, e conosce bene entrambi, assicura che si tratta della fisiologica conseguenza nel rapporto tra due persone molto diverse, ma anche complementari. GG, come chiamano Giorgetti nel Carroccio, è schivo, riflessivo, razionale. Una sorta di coscienza critica del partito e ora del governo. Sempre legato alla realtà, ai fatti della vita quotidiana. Come hanno dimostrato le dichiarazioni a Londra, dove è stato in visita ufficiale prima di andare negli Stati Uniti e dove non ha nascosto la difficoltà dei conti pubblici italiani.

E proprio questo modo di essere di Giorgetti, l'unico nel governo a non avere un portavoce o un addetto stampa, lo porta necessariamente a essere in taluni casi in “distonia costruttiva” con Salvini. Ma questa è forse la forza dell'esecutivo e della Lega. Gli stessi uomini vicini al ministro dell'Interno e vicepremier spiegano che, a differenza di Renzi, che aveva solo uomini (o donne) “specchio” rispetto alle sue posizioni, e che alla fine non gli facevano vedere gli errori, tra Salvini e Giorgetti vale il principio hegeliano della tesi, antitesi e sintesi. I due si sentono molto più frequentemente di quanto appaia, con un dialogo che è sempre franco e diretto.

E il sottosegretario alla presidenza del Consiglio è l'unico nel Carroccio che ha il titolo e la forza politica di arrivare a dire "Matteo non esagerare. Matteo calma". Ma alla fase della tesi e dell'antitesi segue poi la sintesi e quindi alla fine i due trovano la “quadra” di bossiana memoria. In sostanza nella Lega non smentiscono che a volte ci siano divergenze, ma le vedono come il punto di forza del Carroccio. "Avere un secondo simile è un danno, Giorgetti è l'opposto di Salvini e alla fine i due si integrano e completano", osserva un senatore leghista di lungo corso. Finora la struttura di comando ha retto bene e sarà la stessa che verrà utilizzata per la campagna elettorale delle Europee, oltre ad andare avanti per quanto riguarda l'esecutivo. Giorgetti fin dal primo giorno del governo Conte ha invitato a mettere la foto di Renzi in ufficio (nel suo è ben presenta sulla scrivania) proprio per evitare di montarsi la testa e di finire dal 40 al 18%. Ma - sussurrano nella Lega - l'ex leader del PD, a differenza di Salvini, non aveva la coscienza critica e non poteva applicare la teoria del filosofo Hegel. Berlino docet!