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Politica
Lega: Giorgetti, Zaia e Fedriga ko nelle urne. Fronda anti-Salvini malconcia
(Fonte immagine: Imagoeconomica) 

Resa dei conti nella Lega rinviata a dopo i ballottaggi

I presidenti di Regione leghisti Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) tengono la linea governista dopo il tonfo elettorale alle elezioni comunali. “Niente polemiche, ma stiamo con Draghi” è la posizione fatta filtrare da fonti vicine a entrambi. Per il chiarimento nel Carroccio si dovrà attendere il 27 giugno, il giorno dopo i ballottaggi. È quella la data in cui, finita la campagna elettorale con tutti i risultati alla mano, i presidenti di Regione leghisti intendono chiedere un cambio di linea a Salvini. Che nel concreto - si legge su Il Fatto Quotidiano - significa un maggiore “coinvolgimento” sulla linea del partito, la richiesta di far ripartire i congressi tornando a parlare al popolo del Nord e, si dice, un comitato politico per decidere le liste in vista delle elezioni politiche del 2023.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, parlando con i suoi rimanda tutte le valutazioni a dopo i ballottaggi: “A quel punto faremo tutte le analisi a 360 gradi” dice. Non solo: “Bisogna tornare a parlare ai nostri elettori che ora ci vedono distanti su autonomia, tasse, lavoro e sicurezza”sos tiene il governatore. Dopo l'intervista di Affaritaliani.it all’assessore veneto allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, molto vicino a Zaia, che ha fortemente criticato la linea del segretario, Alberto Stefani, commissario regionale della Lega in Veneto, salviniano di ferro, ha replicato: “Abbiamo bisogno di amministratori che lavorano, non polemiche sui giornali”. Un primo segnale del cambio di linea però ieri lo hanno dato i ministri della Lega che hanno chiesto, con un comunicato ufficiale, di approvare il progetto sull’autonomia differenziata perché “lo chiede tutto il Paese e non si possono disattendere i risultati dei referendum”.

Che Giorgetti e i governatori però abbiano un margine di manovra limitato lo spiegano proprio i salviniani. Nello scontro interno, in queste ore, i fedelissimi del segretario stanno mandando un messaggio preciso ai propri avversari. Un avvertimento: “Con quale legittimazione i governatori potrebbero pretendere di fare le scarpe a Salvini se non prendono un voto nemmeno a casa loro?”, chiede un alto dirigente leghista. La sconfitta alle Amministrative non può essere attribuita solo a Salvini. Anzi. Nelle città del Nord, la Lega è andata male nonostante l’impegno in campagna elettorale dei governatori e di Giorgetti. In Veneto, per fare un esempio, Zaia ha dovuto subire ilcolpo di Verona (dove il suo acerrimo nemico Flavio Tosi deciderà il ballottaggio), può rivendicare solo la vittoria a Belluno (ma anche qui la lista di FdI è sopra la Lega) e Fratelli d’Italia è risultato avanti in 9 comuni su 13 sopra i 15mila abitanti.

In Friuli Venezia Giulia invece Fedriga viene accusato di avere fatto tutta la campagna elettorale “a braccetto con la Meloni” ed è accusato dai salviniani di strizzare troppo l’occhio alla leader di Fratelli d’Italia. Ma il vero convitato di pietra si chiama Giancarlo Giorgetti. Il numero due della Lega lunedì non si è presentato in via Bellerio per motivi “familiari” e preferisce non commentare il risultato elettorale. Anche perché, fanno notare i salviniani, dov’è andato a fare campagna elettorale la Lega ha perso o è stata sorpassata da Fratelli d’Italia: su tutte Lucca (il candidato Pardini è indietro nel ballottaggio e la lista del Carroccio è doppiatadai meloniani), stesso copione ad Alessandria dove FdI ha superato i leghisti nella città natale del capogruppo Riccardo Molinari. Ma la beffa maggiore per Giorgetti è arrivata a casa sua, nel Varesotto dove ha chiuso la campagna elettorale venerdì 10: a Besozzo, paesino di 10 mila abitanti, la sua candidata Emanuela Gervasini è stata battuta al primo turno da Gianluca Coghetto 76 a 23%.

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