Politica
Lega, fronda contro Salvini. Il sostituto? Si parla di Fedriga...
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Pesante la battuta di Zaia, "mi piaceva di più la Lega Nord"
A Treviso è nata la Liga. Treviso è il cuore dello Zaiastan. Treviso ha contribuito, lo scorso anno, all’affossamento della candidatura di Roberto Marcato alla segreteria regionale. A Treviso, sabato, l’assemblea di oltre 500 militanti ha ruggito implicitamente «serve un nuovo segretario federale, Matteo Salvini ormai ha il fiato corto» (pur senza mai nominarlo). Lo scrive il sito internet www.corriere.it ripreso da Dagospia.
C’è chi ha chiesto chiaramente una nuova linea politica come Federico Caner. Come riporta Il Mattino di Padova, l’assessore regionale ha detto in assemblea strappando svariati applausi: «Si deve togliere il nome di Salvini dal simbolo». Risentito lunedì, Caner si è limitato a un: «Ciò che dovevo dire l’ho detto in assemblea».
Luca Zaia, del resto, ha acceso la miccia con quella che è stata derubricata a «battuta fuori contesto»: «Mi piaceva di più la Lega Nord, anzi, la Liga». A cui, peraltro, va agganciata un’altra stoccata del presidente: «Spero la Lega diventi sempre più un partito labour alla Tony Blair». Non esattamente un punto di riferimento delle destre europee.
La linea di una Liga ricompattata dalla marcatura strettissima di FdI e spaventata dai sondaggi è chiara: serve un cambio di passo e questo è possibile solo con una scossa al vertice. Si attende, a microfoni spenti lo dicono in tanti, il tonfo annunciato (dai sondaggi) delle Europee per chiedere il congresso. Più facile a dirsi che a farsi dato che in Lombardia, dove pure il malcontento è molto alto, non c’è ancora una data per l’assise regionale.
«Un capo politico detta la linea - dice un critico della prima ora come Toni Da Re - e se va male se ne assume la responsabilità. Cinque anni fa abbiamo applaudito Salvini che ci ha portato a superare il 34% ma i risultati da allora non sono ascrivibili a un fisiologico “si sale e si scende”, qui siamo precipitati».
Da Re conferma, per inciso, la sua disponibilità a correre alle Europee (rilevazioni alla mano sono in tanti ad aver rinunciato, pare sia il caso di Roberto Ciambetti) ma «a patto che non sia candidato Vannacci. Leggo che le inchieste sarebbero medaglie (una dichiarazione di ieri di Salvini ndr), penso invece che debbano diventare oggetto di valutazione seria da parte di un capo politico».
Una fronda (l’ennesima?) che parte dal Veneto per «correggere» le scelte di posizionamento del segretario con un unico obiettivo: non perdere la Regione, con o senza terzo mandato. Da Re conferma che «si fa il nome di Massimiliano Fedriga che alle Regionali ha corso con una sua lista rendendo chiarissimo che il nome di Salvini nel simbolo è ormai dannoso».
Il nome che gira è quello del presidente del Friuli Venezia Giulia, un profilo moderato e autorevole grazie alla presidenza della Conferenza delle Regioni. E Zaia? «Non è nelle sue corde» scuote il capo chi lo conosce bene.
Ma uno come Roberto Marcato che, in splendida solitudine o quasi, ha criticato apertamente la linea di via Bellerio in questi anni, rilancia: «Dopo i segretari lombardi tocca a un veneto, il segretario non può essere sempre un “foresto”»