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Politica
Lega, Giorgetti dice quello che Salvini pensa. Draghi al Colle e poi al voto
lapresse

C'è una frase dell'intervista del ministro leghista Giancarlo Giorgetti a La Stampa di oggi che ha suscitato un certo scalpore, facendo ipotizzare un attacco senza precedenti del numero due del Carroccio a Matteo Salvini. Sulle possibilità di Berlusconi al Colle, il titolare dello Sviluppo economico afferma: "Sono poche. Salvini rilancia la sua candidatura per evitare di parlare di cose serie. Quali? Draghi".

Chi ha parlato questa mattina con Giorgetti, dopo che le agenzie di stampa hanno cominciato a rilanciare la sua intervista al quotidiano torinese, assicura che il suo "non era affatto un attacco al segretario della Lega". Anzi, letterale, "il contrario". In sostanza, spiegano fonti del Carroccio ai massimi livelli, Giorgetti afferma ciò che anche Salvini sa perfettamente e cioè che è "nell'interesse del Paese che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince" (tesi lanciata per la prima volta dal numero 2 di Via Bellerio a fine agosto a La Piazza di Affaritaliani.it).

Il punto è che dirlo oggi, come fa Giorgia Meloni che però ha gioco facile dall'opposizione, non conviene al leader leghista e quindi per il momento rilancia la candidatura di Berlusconi, che probabilmente sarà la candidatura di bandiera del Centrodestra nei primi tre scrutini quando servirà la maggioranza qualificata, anche per rinsaldare l'alleanza con Silvio Berlusconi e gli azzurri, messa a rischio dal Decreto Green Pass e dalle recenti divisioni sull'obbligatorietà per tutti i lavoratori del lasciapassare solo per i vaccinati contro il Covid-19.

Quella del Quirinale sarà una difficile partita a scacchi e nella Lega, anche tra i fedelissimi di Salvini, sono convinti che la soluzione migliore sia subito Draghi presidente della Repubblica, anche per evitare che, qualora si arrivi a fine legislatura nel 2023, aumentino le voci di chi vorrebbe SuperMario ancora a Palazzo Chigi con i partiti di fatto commissariati anche dopo le prossime elezioni.

Nonostante le parole ufficiali, su questo fronte la Lega potrebbe trovare sponde, oltre ovviamente in Fratelli d'Italia, anche in una parte del Pd e del Movimento 5 Stelle, in particolare nell'ex premier Giuseppe Conte che con il ritorno alle urne potrebbe blindare il partito di fedelissimi, oggi certamente meno del 50% nei gruppi parlamentari.

Insomma, Giorgetti sul Quirinale dice quello che anche Salvini pensa (anche per non lasciare a Meloni altri dodici mesi di comoda opposizione) ma non dice per tenere coperte le carte. E la candidatura di Berlusconi, al momento, è una mossa difensiva in attesa che i nodi vengano al pettine all'inizio del prossimo anno.

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